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L'esordio tra fotografi, tailleur e proteste

• da Il Giornale - ed. Milano del 12 maggio 2010

di MaS

 

C’è la folla delle grandi occasioni al Pirellone per il primo giorno di Consiglio regionale. E gli occhi di tutti sono puntati sui più giovani della squadra: Renzo Bossi, il figlio 21 enne del Senatùr, e la bella Nicole Minetti, 25 anni, l’igienista dentale inserita nel listino di Formigoni. Spigliato e ironico lui, schiva e abbottonatissima lei. Tocca a loro fare da segretari durante l’elezione dell’ufficio di presidenza. L’assemblea comincia con un colpo di scena. Gian Carlo Abelli, il primo a prendere la parola in qualità di consigliere anziano, non fa in tempo a impugnare il microfono, che dalla «piccionaia» della tribuna stampa si leva un grido: «Questo Consiglio è abusivo e illegale». E’ Marco Cappato, esponente
dei Radicali e presidente dell’associazione Luca Coscioni, allontanato a forza dai commessi del Pirellone. Mentre il deputato viene trascinato via, tra la baraonda di telecamere e fotografi, continua il suo j’accuse a squarciagola: «Le vostre liste sono state presentate con firme di autentica false. Le elezioni vanno annullate per il diritto dei cittadini lombardi di avere elezioni regolari». Ma tra i banchi non c’è nessun esponente radicale a dargli eco e l’improvvisata si risolve in meno di un minuto.
In Consiglio, al debutto della quarta legislatura formigoniana, ci sono i veterani (in primis Abelli, 69 anni) i debuttanti (in tutto 43) e i «traslocati», tra cui Massimiliano Orsatti (Lega) arrivato direttamente dai banchi comunali di Palazzo Marino. In questo «giro» mancano alcuni tra gli storici del Consiglio: Pier Gianni Prosperini, agli arresti domiciliare, la pasionaria di An Silvia Ferretto, Giuseppe Adamoli e il
verde Carlo Monguzzi. Tra i banchi del Pd, accanto all’ex sfidante di Formigoni Filippo Penati, siede Gianbattista Ferrare, eletto a Brescia con 7mila voti, e reduce da un ictus che lo scorso febbraio lo ha costretto in un letto di ospedale anziché in giro per comizi e volantinaggi.
All’inizio della seduta, tutti si aspettano l’intonazione dell’inno di Mameli da parte dell’opposizione. I consiglieri del Pd lo avevano annunciato ma alla fine non se ne è fatto nulla. Sarebbe stato un «omaggio» agli stuoli di leghisti presenti in aula. «C’è l’inno di Mameli? - dice sornione Renzo Bossi prima che l’assemblea cominci -. Non so bene le parole». Fra gli 80 consiglieri eletti, la presenza delle donne è ancora piuttosto risicata: sono solo sette, l’8,75 per cento dei membri dell’assemblea. Unica rappresentante femminile in giunta è la leghista Monica Rizzi, assessore allo Sport e Giovani, che per il primo giorno di scuola sceglie un tailleur color crema.


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