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Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, esprime il proprio apprezzamento per le importanti misure anticrisi annunciate questa mattina in Spagna dal Primo Ministro Zapatero. Il Presidente Berlusconi e il Primo Ministro Zapatero, informa una nota di Palazzo Chigi, si sono tenuti in stretto contatto durante gli ultimi giorni per seguire insieme i complessi negoziati che hanno portato al piano di salvataggio dell’euro; e si sono parlati al telefono lunedì scorso per commentare la situazione e valutare le prospettive future.
Il governo? Coeso, decide e va avanti
La saggezza e la forza che il governo ha mostrato nei due anni di crisi finanziaria globale sono le due armi che gli hanno consentito di giocare un ruolo decisivo nella partita europea. E, assieme, la gestione sicura della crisi mondiale e di quella dell’Europa, gli danno ora nuova stabilità e credibilità sullo scenario italiano, dove non c’è più nessuno che metta seriamente in discussione la leadership di Silvio Berlusconi. Né a sinistra - dove il Pd è piuttosto ripiegato su se stesso né al centro dove Casini ha riposto ogni idea di "governissimo" e lancia segnali al centrodestra e neppure nella maggioranza, dove il malumore dei "finiani" si va ridimensionando a quello che dovrebbe essere: idee da porre nelle sedi giuste, cioè nel Popolo della Libertà .
La partita economica naturalmente non è chiusa, perché ora per tutta l’Europa dopo la grande paura viene il momento della pulizia dei conti. L’Italia ha un debito pubblico secondo solo a quello della Grecia, ma com’è noto si tratta di un macigno ereditato dalla prima repubblica. In questi due anni il governo è stato più virtuoso degli altri (non solo dei paesi a rischio, ma anche di Francia, Germania e Gran Bretagna) nella gestione del deficit e nella tutela dell’occupazione.
Di conseguenza anche la dinamica del debito è sotto controllo. Tuttavia il nuovo rigore europeo coinvolgerà anche noi: ogni richiesta di finanza allegra dovrà essere respinta. Ma i riconoscimenti che continuano a giungere dalla commissione europea, dalla Bce e dal Fondo monetario confermano come sia giusta la terapia intrapresa dal governo Berlusconi e attuata da Giulio Tremonti: rigore nello sviluppo, coesione sociale, economia sociale di mercato. In pratica, aiuti ai lavoratori e non soldi dei contribuenti nelle aziende. Queste non sono chiacchiere, sono dati di fatto certificati da tutti gli organismi internazionali.
Anche verso la Grecia paese che ha mentito sui conti e quindi teoricamente andava punito l’Italia ha mostrato lungimiranza, perché il fuoco divampato ad Atene si sarebbe presto esteso all’intera Europa; anche a noi. Lo si è visto quando l’effetto Grecia ha tentato, spinto dalla speculazione, di estendersi alla Spagna, al Portogallo e all’Irlanda. Berlusconi si è mosso di concerto con Nicolas Sarkozy per convincere Angela Merkel a non chiudersi nella sua fortezza tedesca, e alla fine ci è riuscito. Questa è storia di tre giorni fa, ma sul piano politico è anche storia di oggi e di domani. Non esiste sulla scena politica europea altro interlocutore, per l’Italia e non solo, di Silvio Berlusconi. Chi fino a poco tempo fa faceva le sue campagne sulla "poca credibilità " del premier italiano all’estero, è servito. Questo capitale politico ovviamente pesa anche in Italia. La sinistra che per due anni (ma sarebbe più giusto dire dal 1994) ha visto in Berlusconi solo un nemico da abbattere con ogni mezzo, tranne la politica, oggi deve fare i conti con un governo più forte, con un premier dal prestigio aumentato, e con una propria debolezza accresciuta.
* L’Italia dei derelitti e delle ingiustizie che ci propinaA nnoZero, o che va al festival di Cannes con Sabina Guzzanti, non è evidentemente la stessa Italia che conoscono la Merkel, Sarkozy, Obama o anche Zapatero. Forse qualcuno inizia a rendersene conto anche nel Pd. Di sicuro se n’è accorto Casini, la cui proposta di sostituire Berlusconi con un "tecnico" (ovviamente un tecnico di fiducia dell’Udc), da scegliersi nel solito parco che va da Montezemolo a Rutelli, è subito finita nel cestino. Stessa sorte per il "governissimo". Casini ha riconosciuto che il premier deve essere Berlusconi.
La sensazione, però, e che il leader dei centristi abbia capito che nei prossimi tre anni in compagnia della sinistra non potrà fare molta strada, e che quindi cerchi di rientrare nella sua casa naturale (soprattutto nella casa naturale dei suoi elettori): quella moderata. Vedremo: noi non dobbiamo dimostrare nulla, ma ogni ripensamento è benvenuto, se è genuino. Un discorso a parte per la cosiddetta fronda finiana. Non ci pare più tale, o almeno non si presenta più come una fronda organizzata. Ieri sera a Ballarò il ministro Urso ha difeso il governo senza se e senza ma, evitando di cadere nelle trappole di Floris. Al di là delle ricostruzioni giornalistiche più o meno fantasiose o interessate, Berlusconi ha sempre detto di poter chiudere l’incidente. A condizione, anche in questo caso, che i ruoli siano chiari e che non si tendano imboscate al governo. Ci sono cose più serie da fare. Conclusione: ci aspettano tre anni impegnativi, e lo scenario è diverso da quello che pensavamo dopo le Regionali. Nessuno, né a Roma né a Berlino, immaginava ciò che è accaduto in Europa. Ma la sfida è egualmente impegnativa e affascinante: cambiare non solo l’Italia, ma anche - tutti assieme - creare una nuova rete di sicurezza europea, e rilanciare l’economia ed il lavoro su basi più solide e condivise. La ricettadel rigore e dell’equità sociale è un orgoglio di questo governo, e funzionerà anche in Europa.
Si potrebbe dire: lasciateci lavorare, che finora abbiamo fatto benissimo sconfiggendo tutte le chiacchiere ed i veleni altrui. Ma siccome siamo liberali, restiamo disponibili ai contributi degli altri, opposizione in testa. Purché servano a costruire, e non si cada nella vecchia tentazione di distruggere o denigrare.
Economia/Cresce il Pil, buon segno
L’economia italiana mette a segno nei primi tre mesi dell’anno una crescita congiunturale (cioè rispetto al trimestre precedente) del Prodotto interno lordo superiore alle stime del mercato, facendo meglio dei maggiori Paesi europei: Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna. L’Istat registra un aumento del nostro Pil dello 0,5%, a fronte di una crescita media dei Paesi dell’Eurozona e dell’Ue a 27 che si attesta a +0,2%. Il dato rappresenta la migliore performance degli ultimi tre anni e, per trovare un dato migliore, occorre risalire al quarto trimestre del 2006.
Nello stesso tempo il nostro istituto di statistica aggiorna il dato sulla crescita economica nel quarto trimestre del 2009, che passa da -0,3% a -0,1 % su base congiunturale. La crescita del Pil da gennaio a marzo è il risultato di un aumento del valore aggiunto dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi. La crescita acquisita per il 2010 per il nostro Paese è dello 0,6%.
La crescita calcolata dall’Istat è superiore al consensus previsto dagli analisti, che segnalano come l’Italia sia entrata nel 2010 a una velocità maggiore, quindi con un effetto trascinamento positivo. Su base annuale, cioè rispetto al primo trimestre 2009, l’Istat indica una crescita del Pil italiano dello 0,6%. In questo caso l’Italia non è prima, ma comunque si colloca al di sopra della media tanto dell’Eurozona (+0,5%) quanto dell’Ue a 27 (+0,3%).
Guardando ad alcuni dei nostri principali partner commerciali, in Francia il Pil è cresciuto dello 0,1 % su base congiunturale e dell’ 1,2% su base annua. La Germania migliora dello 0,2% rispetto al quarto trimestre 2009. Peggio fa la Spagna che, pur facendo registrare su base congiunturale la prima crescita (appena 0,1 %) dopo cinque trimestri negativi, accusa una pesante contrazione su base annua (-1,3%).
Anche dalla Gran Bretagna arrivano dati poco confortanti, con un aumento congiunturale di appena lo 0,2% e un calo su base annua. Male la Grecia, mentre sorprende il Portogallo, con una crescita attorno all’ 1 %.
Economia: l’Italia virtuosa, buoni voti
E’ stato reso noto ieri il rapporto del Fondo monetario internazionale sull’Europa. Conti pubblici e basso livello di crescita sono i due punti, ovviamente correlati tra loro, su cui il Fini imposta la sua analisi e suggerisce la terapia: fare di tutto per riportare l’area europea a un tasso di crescita più sostenuto per non perdere terreno di fronte alle aree mondiali più dinamiche e, di conseguenza, diventare oggetto preferito dalla speculazione. Nell’ambito di questo quadro modesto, l’Italia fa comunque una discreta figura. Il Pil crescerà nel 2010 dello 0,8% a fronte di un’inflazione dell’ 1,4% e il rapporto deficit-Pil si attesterà al 5,2%.
Nonostante quest’ultimo dato sia lontano dall’obiettivo del 3% fissato dai parametri di Maastricht, l’Italia risulta essere uno dei Paesi più virtuosi d’Europa: il valore medio del deficit-Pil di Eurolandia, infatti, risulterà pari al 6,8%. Più elevati di quello italiano, infatti, sono quello tedesco al 5,7% e quello francese all’8,2%, cioè dei due Paesi trainanti dell’Ue, per i quali, tuttavia, è previsto un aumento del Pil dell’ 1 % nel 2010 e dell’ 1,5% nel 2011, destinato ad aumentare ancora nel 2011, con prevedibili effetti positivi anche sull’Italia che ha intensi rapporti commerciali con questi due Paesi. Negative, invece, le previsioni sul Pil della Spagna in contrazione nel 2010 e nel 2011.
Anche peggio le cose andranno per la Grecia e il Portogallo. Non è questo il momento di abbassare la guardia. Il rigore italiano si muove su questa linea ed è stato premiato anche con l’ultima asta dei titoli pubblici, dove la domanda è risultata doppia dell’offerta. La stessa opposizione ha riconosciuto la validità della linea di Giulio Tremonti sull’analisi della crisi e sulla soluzione europea concordata a Bruxelles con il forte contributo dell’Italia. Così viene meno, alla sinistra, la prerogativa della bandiera europeista, passata decisamente nelle mani del governo Berlusconi fino ad anni recenti considerato euroscettico. Per digerire il cosiddetto ddl-Grecia, l’opposizione minaccia però la linea dura sulla manovra. Anche se è chiaro che i due aspetti sono collegati. Così l’opposizione conferma il proprio istinto: dire "no" alle decisioni del Governo, prima ancora che siano state annunciate e deliberate, e sperare che dalle inchieste dei magistrati vengano difficoltà al Governo, come se questo fosse disgiunto dal Paese.
Carceri
Basta affollamenti. Ecco come
Sul disegno di legge "svuota-carceri" c’è stato un confronto molto franco nel governo, ma alla fine è stato raggiunto un compromesso equilibrato che ha già raccolto il consenso non solo di Pdl e Lega, ma anche del Pd e perfino dell’Italia dei valori. Non a caso il ministro Alfano, che ha fortemente voluto questo provvedimento per fronteggiare la grave emergenza del sovraffollamento carcerario, ha definito "ottima" l’intesa, che bilancia perfettamente le garanzie di sicurezza con l’esigenza di sfoltire le carceri.
Il disegno di legge, dunque, cambia volto rispetto al testo originario. Il sottosegretario Caliendo ha presentato tre emendamenti che contengono le seguenti novità .
1. Cade l’automatismo nell’assegnazione degli arresti domiciliari per chi deve scontare l’ultimo anno di pena. Dovrà essere il giudice di sorveglianza a valutare caso per caso l’assegnazione delle misure cautelari a domicilio.
2. Si introduce poi la valutazione dell’"idoneità " del domicilio.
3. E inoltre sottolineata l’esigenza inderogabile di adeguare l’organico di polizia penitenziaria per fronteggiare l’emergenza. La novità più importante riguarda proprio la possibilità di scontare l’ultimo anno di pena a domicilio. Ora la commissione Giustizia della Camera dovrà votare l’emendamento governativo che attribuisce al magistrato di sorveglianza la valutazione caso per caso "l’idoneità " del domicilio. Stralciato invece l’articolo che prevedeva la sospensione della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali. Lo stralcio è stato votato all’unanimità dalla commissione, con l’unica eccezione della radicale Rita Bemardini.
Il ddl "svuota-carceri" è un atto necessario di fronte a una popolazione carceraria di oltre 67 mila detenuti, 20 mila in più del consentito. Un record storico che rende insopportabile la vita negli istituti di pena (soprattutto con l’avvicinarsi dell’estate), dove c’è una pesante carenza di organico nella polizia penitenziaria. Maroni, dopo aver votato il testo in consiglio dei ministri, aveva poi criticato il provvedimento, parlando di "amnistia mascherata", definendolo "peggio dell’indulto". Ora è stata trovata la quadra, anche grazie all’intervento di Berlusconi, che di fronte alla frenata della Lega ha dato il via libera alle modifiche. Con le novità introdotte la misura avrà quindi un effetto ridotto, ma il provvedimento va letto in relazione al piano carceri che nel giro di un anno e mezzo consentirà di realizzare 11 mila nuovi posti.
Intercettazioni/Basta abusi. Ecco perché
Sulle intercettazioni resta il muro contro muro in commissione Giustizia al Senato, con il centrosinistra che sembra impegnato non tanto a migliorare il testo, quanto a rinviarlo alle calende greche. La maggioranza, comunque, è intenzionata a licenziare il testo entro questa settimana. Ieri sono state bocciate tutte le proposte di modifica presentate dall’opposizione, tranne un emendamento che estende alle intercettazioni della corrispondenza postale la normativa prevista per quelle telefoniche e ambientali. I punti controversi restai-io gli stessi sui quali ci fu battaglia alla Camera, a partire dalle intercettazioni in un luogo privato, per le quali servirà fare leva sulla esistenza di gravi indizi di reato.
Un altro elemento di contrasto è poi rappresentato dal divieto di registrare o filmare le conversazioni all’insaputa dell’interessato, che verrebbe punito con la reclusione fino a 4 anni e sul quale il centrosinistra non è d’accordo, perché impedirebbe, tra l’altro, alcuni servizi televisivi.
Ma il comma che fa più discutere è sicuramente la posizione dei giornalisti. L’opposizione ha presentato un emendamento che prevede la non punibilità per i giornalisti, mentre il senatore del PdL Longo ha proposto che il reato valga solo nel caso in cui della registrazione si faccia "un uso illecito". Rispetto al testo uscito dalla Camera, il centrodestra ha accettato di tornare dagli "evidenti indizi di colpevolezza" ai "gravi indizi di reato". Un forte atto di disponibilità al dialogo che non ha però intaccato la posizione rigida delle opposizioni.
In questa situazione di impasse, il ministro Alfano ha invitato tutti ad andare oltre gli "ideologismi e il muro contro muro": se "nel concreto c’è la possibilità di migliorare il testo noi siamo pronti a farlo, purché si affermi sempre che l’articolo 15 della Costituzione contiene l’indefettibile principio della privacy del cittadino". Un principio di civiltà , questo, che dovrebbe unire maggioranza e opposizione.
I dati usciti su Il Sole 24 Ore qualche riflessione dovrebbero indurla anche nel centrosinistra, visto che nel 2009 i telefoni sotto controllo sono stati oltre centoventimila, e oltre 11 mila le intercettazioni ambientali. In totale, nel 2009, le procure hanno spiato oltre 130rnila "bersagli". Termine che, tradotto dal gergo degli inquirenti, è sinonimo di "indagati" sottoposti a intercettazione. Dalle 70mila operazioni del 2003 si è passati dunque alle oltre 132mila del 2009, con una spesa totale in costante crescita che ha superato, l’anno scorso, i 270 milioni di euro. Tanto che Gherardo Colombo, ex pm del pool di Mani pulite e prima ancora giudice istruttore del caso P2, ha lanciato uno scomodo messaggio agli ex colleghi magistrati: "In taciti casi - ha detto - le intercettazioni per combattere la corruzione sono assolutamente necessarie, ma non in tutti. Ci sono casi in cui, in alternativa, si può ricorrere ad altri strumenti investigativi: per esempio le indagini patrimoniali e bancarie. Ma questi metodi sono più dispendiosi e faticosi. Insomma, bisogna lavorare di più...".