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Opposizione in piazza contro "Aledanno"

• da Il manifesto del 14 maggio 2010

di Cinzia Gubbini

 

Roma, piazza del Campidoglio, due anni dopo: non ci sono più i saluti romani che incoronarono il nuovo sindaco Gianni Alemanno, quello che prometteva una «svolta» per la capitale governata da quindici anni dal centrosinistra. Ci sono invece un migliaio di persone, bandiere di tutti i partiti dell’opposizione, associazioni e movimenti metropolitani.
Un patchwork che non sempre va a braccetto, ma che stavolta parla all’unisono. Il messaggio è senza mezzi termini: cacciare Alemanno e i suoi, prepararsi a un’alternativa (dunque crearla). Dentro al palazzo è lo stesso sindaco a parlare di «dissesto». In una conferenza stampa convocata per spiegare perché il Comune non abbia ancora presentato il bilancio di previsione, Alemanno è tornato a chiedere 500 milioni di euro al governo: «Tremonti mi ha assicurato che ci saranno nel decreto finanziario di giugno, il bilancio verrà presentato entro il 31 luglio». .
Lo dicevano i «vecchi» di Roma, quelli che hanno attraversato i molteplici svincoli dell’amministrazione: aldilà del discorso politico, Alemanno sarà un disastro. Roma bisogna saperla governare. A metà mandato del centrodestra la capitale perde pezzi. «Crolla anche il Colosseo» dice uno striscione in mezzo alla piazza, ultima pietra non solo simbolica ad aver mostrato le sue crepe. Tutta la gente che ieri ha manifestato sotto il Marco Aurelio, ognuna parte delle decine e decine di vertenze che da due anni investono - spesso solitarie - la capitale, sono state messe insieme con un lavoro certosino e non scontato dai cosiddetti «minisindaci». I presidenti dei municipi governati dal centrosinistra - perché quelli di centrodestra restano muti anche di fronte al disastro in questo momento sembrano rappresentare l’ultimo scampolo di un’altra idea di governo della città. Hanno cominciato mettendosi in mutande. Sono stati loro a lanciare l’allarme: i conti sono in profondo rosso, i servizi della città rischiano di chiudere. Alemanno ancora ieri è tornato ad accusare la passata amministrazione e il presunto «buco» di bilancio. «Non è possibile dopo due annidi governo continuare con questa storia grida al microfono il capogruppo del Pd Umberto Marroni - il sindaco governi, oppure se ne vada»,
Tra le bandiere dei Radicali, di Sel e Rifondazione, dei Verdi, dell’Idv e del Pd si intravedono facce note: gli ex ministri Paolo Gentiloni e Patrizia Sentinelli, i consiglieri regionali Mario Di Carlo, Enzo Foschi e Fabio Nobile. Perché la giornata di ieri non ha un respiro solo cittadino, mentre la giunta Polverini parte in salita e quella comunale perde pezzi: ieri si è dimesso il capogruppo del Pdl Rossin, passato anni e bagagli a La Destra di Storace.
Ma se l’ex coalizione di centrosinistra che aveva provato a conquistare Roma (mentre il sindaco Veltroni, nella volata nazionale, estrometteva la sinistra) cerca di rimettersi in linea, nella piazza di ieri hanno parlato prima di tutto i cittadini. Sfilano quelli di San Lorenzo con i sacchi pieni di immondizia «Vogliamo pulizia e non polizia».
Sulle scalinate del Campidoglio uno striscione dei senza casa chiede all’imprenditore Anemone se per caso può firmare un assegno anche aloro. E via, eviti i lavoratori delle cooperative di tipo B ricordano la loro vertenza in corso da due anni contro una giunta che si è rimangiata il contratto stipulato per la cura dei giardini. Ancora: i lavoratori dei canili ricordano che gli animali randagi non vengono più sterilizzati. E non basta: ci sono i lavoratori dell’Italtel che rischiano di vedere svanire i loro posti, direzione Milano. Ci sono i lavoratori di un call center che si sono ritrovati con un licenziamento collettivo. E le applauditissime maestre dei nidi che aiutate dalle Rdb presidiano da due mesi il Campidoglio per protestare contro le condizioni di lavoro indecenti a cui sono sottoposte. La crisi, certo.
Ma il sindaco, dov’è? Dove la sua giunta, dopo il grande attivismo nel momento dello spoyl system? Ieri la fine di «Aledanno» (come l’ha ribattezzato il consigliere Andrea Alzetta, capogruppo di Roma in Action) sembrava vicina. «Ma bisogna andare oltre la sommatoria ria dei partiti, rimettere in piedi il
conflitto popolare», suggerisce Paolo Cento di Sel.


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