Â
Cara "Liberazione", il governo, con la sola opposizione dei radicali all’interno del Pd, riduce la proposta di legge di Alfano ad una truffa. La possibilità di scontare agli arresti domiciliari l’ultimo anno di pena è stata stralciata in commissione: andrà al magistrato di sorveglianza il compito di valutare l’idoneità del domicilio, mentre la sospensione della detenzione con messa in prova ai servizi sociali è saltata.
La deputata radicale Bernardini è in sciopero della fame per il sovraffollamento delle carceri (67mila reclusi per appena 44mila posti previsti), ed in contemporanea il 9 maggio si è suicidato a San Vittore il 24esimo detenuto dei 2010: ma stanno venendo alla luce anche sensibilità diverse dal mondo penitenziario. Il 26 aprile il direttore generale del dipartimento Amministrazione penitenziaria, Sebastiano Ardita, ha inviato ai dipartimenti regionali e ai direttori generali una lettera circolare su «Nuovi interventi per ridurre il disagio derivante dalla condizione di privazione della libertà e per prevenire fenomeni auto, aggressivi". Potremmo definire questo atto, dovuto, risultato della mobilitazione del mondo dell’associazionismo impegnato e della controinformazione. Perché non lanciare un appello di base che tenga assieme questi soggetti a chi vuole unirsi fra i lavoratori della polizia penitenziaria, agli altri che lottano contro la criminalizzazione dell’uso delle droghe, le comunità che combattono l’Aids e l’ignoranza che lo riproduce? Pensiamo a una campagna che faccia sentire meno soli chi vive nei luoghi di pena, per prima cosa, e che faccia discutere le assemblee elettive. Si potrebbe partire dai precedenti che ci sono, delle proposte di legge e di moratorie (ergastolo) anche. Potremmo dare ai giovani la notizia che non possono essere pestati e poi detenuti, come Gugliotta, e che il loro problema non è solo generazionale.
Marcello Pesarmi, Italo Di Sabato, Paola Beatriz Amadio, Sergio Labate, Stefano Trovato via e-mail