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La furia iconoclasta del Cavaliere, che ancora due giorni fa voleva azzerare tutto, piazza pulita al partito, idem al governo, ed era montato su un «predellino» morale con la promessa di calci nel sedere a quanti verranno colti in fallo, tutto questo sdegno berlusconiano sembra già in ritirata.
All’emozione ora subentra il calcolo, l’istinto di conservazione suggerisce calma e gesso, cosicché il premier si lascia convincere dal prudente Gianni Letta e dal solito avvocato Ghedini: c’è una frenesia eccessiva, neppure le inchieste al momento la giustificano, inutile precipitare i giudizi... Ecco dunque Silvio che torna all’antico proprio quando il Pd dà finalmente retta a Casini sul governo di salute pubblica, e Bossi invece scarta l’alleanza con l’Udc. Basta fantasticare su scenari di crisi, scrive Berlusconi in un messaggio rivolto al convegno palermitano di Vizzini, avanti con questo governo «che rende l’Italia protagonista in Europa contro l’avanzata della speculazione».
Colpisce il cambio di registro nell’arco di sole 48 ore. «Gli italiani si fidano di noi», prende coraggio il presidente del Consiglio, e in particolare credono nel Pdl, «vero protagonista della democrazia italiana che riesce in ogni elezione a essere premiato dai cittadini». Le inchieste (è sottinteso) non scalfiscono questa realtà . Ma poi, sono davvero scandali? Venerdì scorso Berlusconi non aveva dubbi, con chiunque parlasse ripeteva sempre uguale che Bertolaso brav’uomo non gli aveva detto però tutto fino in fondo. Quanto a Scajola era stato una delusione, mai avrebbe mandato giù la storia degli 80 assegni incassati da Anemone...
Poi però ieri mattina l’ex ministro dello Sviluppo da Imperia lo chiama. Lamentandosi dei giudizi «ingenerosi» apparsi sui giornali, segnalando al premier una serie di contraddizioni vere o presunte dell’inchiesta, tipo la ristrutturazione del celebre appartamento con vista sul Colosseo: stando ai brogliacci investigativi sarebbe avvenuta ancor prima del rogito, il che non può essere...
Berlusconi come al solito cade dalle nuvole «chi, io avrei detto che tu mi hai deluso? Sono tutte invenzioni delle malelingue». Conseguente ordine a Bonaiuti di smentire qualunque frase del genere gli venga attribuita, il portavoce esegue la disposizione con morbida cautela.
Altra telefonata che fa ricredere il premier, quella ieri mattina di Verdini. Il quale mai ha negato le sue «liaisons dangereuses» con l’imprenditore Carboni, «siamo amici da anni» ha fatto mettere a verbale,
tuttavia sfida a dimostrare l’esistenza di riciclaggi del denaro sporco o di conti all’estero. La ferma dichiarazione di innocenza viene letta ieri pomeriggio al Capo che da Arcore gli da via libera,
suggerendo personalmente qualche correzione semantica, subito accolta. Vuol dire che il Cavaliere di Verdini ancora si fida, o magari non attende sviluppi clamorosi da questo filone, nonostante il tam-tam insistente pure all’interno del partito. Fatto sta che Berlusconi si mette alla finestra, «wait and see», aspettiamo gli eventi.
Tra le pulci che gli hanno messo nell’orecchio, una riguarda la Finanza: come tutti gli apparati, anch’essa si muove secondo logiche complesse, gli stessi magistrati stentano a tenere il passo delle indagini, certe fughe di notizie sembrano calcolate, come fidarsi al cento per cento? Cicchitto esorta alla serietà , «il garantismo deve rimanere un elemento fondamentale del Pdl, non può cambiare in base alle vicende del momento». Si aggiunga il dramma di Bondi, anche lui precipitato nel pozzo dei sospetti. Per non dire di Letta medesimo, che il dipietrista De Magistris addita pubblicamente quale artefice della «grande ragnatela» fondata sul malaffare... Forse a Berlusconi piacerebbe liberarsi della zavorra. Ma se ciò avvenisse, resterebbe praticamente da solo. L’ha capito, e forse per questo adesso frena.
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