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No a un ritorno di Casini in maggioranza, ritenuto alleato poco affidabile; e già che ci siamo no anche ai soldi inviati al Sud solo per essere sprecati. È un Umberto Bossi che sente il «richiamo della foresta» quello arrivato ieri pomeriggio a Sesto Calende per assistere a un singolare appuntamento del suo movimento: una gara di tiro alla fune tra le due sponde del Ticino, lombardi da una parte e piemontesi dall’altra.
Bossi lancia un vero e proprio serrate le file: fratellanza tra popoli padani da un lato, simboleggiata dalla corda tesa tra le due sponde del fiume e presa di distanza dai nemici storici della Lega dall’altra, il vecchio metodo democristiano rappresentato dall’Udc e l’assistenzialismo filomeridionale. Curiosità : il proclama avviene esattamente nel luogo in cui Garibaldi 151 anni fa passò il Ticino per muovere guerra agli Austriaci. Qui in altre parole è stato compiuto il primo passo verso l’Unità d’Italia culminata undici anni più tardi con la breccia di Porta Pia. Venendo all’oggi, il capo della Lega chiude la porta a un qualsiasi accordo con Casini: «Nell’altro governo - ha detto - ci combinava un pasticcio al giorno. Meglio allora accompagnarsi solo con chi mantiene la parola data, per portare a termine gli impegni presi con gli elettori». Il leader dell’Udc ha replicato ricordando che «la volpe diceva che l’uva era acerba perché non arrivava a coglierla».
Per il Carroccio l’impegno in questo momento si traduce in un obiettivo solo: federalismo fiscale. «Stavolta ci siamo, in settimana il primo atto concreto approderà in Consiglio dei ministri» così Bossi infiamma la piazza dal palco, sul quale lo affiancano oltre ai colonnelli locali anche i figli Renzo e Roberto (una new entry) e l’attore Renato Pozzetto. Ma sul futuro Bossi parla senza equivoci: «La classe politica
meridionale dovrà fare i conti con la realtà . Se anziché investire i quattrini continuerà a buttarli via, tanto vale non darglieli».
Concetto ribadito anche a chi gli chiede un parere sulla proposta di Calderoli di decurtare del 5% i costi della politica. «Se c’è da dare un mano a risolvere la crisi, anche i politici facciano la loro parte; e già che ci siamo la facciano anche i magistrati, visto che il loro stipendio va di pari passo con quello dei parlamentari: diminuiamo la retribuzione anche a loro. Ma attenzione che tutto questo non basterà : i
problemi si risolvono solo smettendo di dare soldi a chi li getta via». Pronta la replica di Luca Palamara, presidente dell’Anm: «Mi sembra assurdo paragonare gli stipendi dei magistrati a quelli dei parlamentari». Il Senatur non vuole nemmeno sentir parlare invece di un rallentamento della road map verso il federalismo a causa della crisi finanziaria. «L’Europa costringerà Tremonti a una manovra pesante ma il federalismo farà risparmiare soldi allo Stato e i tempi dovranno essere rispettati».
Quello visto ieri è stato insomma un Bossi pronto a mostrare i muscoli, al pari dei leghisti misuratisi nel tiro alla fune. Purtroppo i forzuti lombardi (a Sesto Calende) e i loro dirimpettai piemontesi (piazzati a Castelletto Ticino, a 200 metri di distanza sull’altra sponda del Ticino) hanno dovuto rinunciare alla gara per ragioni di sicurezza. Il fiume in piena e un’eventuale rottura della corda avrebbero potuto provocare seri guai a chi fosse caduto in acqua o a terra. Le due squadre dunque hanno dato qualche simbolico strattone alla corda, optando per una salomonica parità .