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Pensioni e ammortizzatori sociali, Pannella e De Lucia: indispensabile intervenire subito con riforme strutturali
Calendarizzare le proposte di legge depositate dai radicali per governare la crisi in modo equo, uscendo dalla logica partitocratica (e da unità nazionale) dell’emergenza.

Roma, 18 maggio 2010

• Nota di Marco Pannella e di Michele De Lucia, tesoriere di Radicali Italiani

La crisi sta facendo venire a galla la verità sullo stato del sistema previdenziale italiano: un sistema che quest’anno consentirà a chi ha versato 36 anni di contributi di andare in pensione con appena 59 anni di età. Un sistema nel quale il bilancio dell’Inps sembra roseo solo perché lo Stato interviene con trasferimenti diretti – che non vengono iscritti a debito – per 70 miliardi di euro (fare un confronto con il bilancio dell’Inpdap, che beneficia invece di anticipazioni, in quanto tali iscritte a debito, per vedere la differenza). Un sistema che si regge grazie alla gallina dalle uova d’oro rappresentata dalla Gestione separata, per cui i più deboli – giovani parasubordinati – versano i loro contributi a fondo perduto, per pagare invece le pensioni a dei nemmeno sessantenni. Per non parlare degli effetti della crisi sulla “gobba” pensionistica, in arrivo ben prima del previsto.

Questo è il trionfo della partitocrazia, che da produttrice di povertà diverrà presto produttrice di miseria, se non ci saranno subito riforme strutturali (salvo correre a mettere le solite “pezze”, come annunciato dal governo). Nel 2004 Berlusconi varò, con lo “scalone” di Maroni, una finta riforma previdenziale: se ne previde l’entrata in vigore per il 1° gennaio 2008! Nel 2007 il governo Prodi, sotto la pressione dei sindacati e dei comunisti, e nonostante la riduzione del danno operata dai radicali, introdusse gli “scalini”, scaricando il costo dell’operazione – circa dieci miliardi di euro – in gran parte proprio sui parasubordinati.

C’è ancora qualcuno, al governo, nella maggioranza, nella “opposizione”, nei sindacati ultraconservatori e ultracorporativi, che abbia ancora il coraggio di sostenere che “non si fanno riforme in tempo di crisi” e che “non è necessaria alcuna riforma delle pensioni”?

A fronte di queste amenità, ci sono le proposte di legge depositate dai parlamentari radicali: quella per la riforma del welfare in senso universalistico, la cui copertura finanziaria sarebbe assicurata da un graduale innalzamento dell’età pensionabile (si renderebbero disponibili, a regime, oltre 7 miliardi di euro l’anno, ben più del miliardo e seicento milioni che Tremonti prevede di ricavare dalla riduzione delle finestre pensionistiche); quella sperimentale per il proseguimento volontario dell’attività lavorativa oltre i limiti, depositata nell’identico testo dal prof. Giuliano Cazzola alla Camera e dal prof. Pietro Ichino al Senato; quella per il recupero dei contributi “silenti”, che metterebbero milioni di giovani nelle condizioni di non vedere i propri contributi versati a fondo perduto. Misure che è urgente calendarizzare, e che consentirebbero di uscire dalle logiche di emergenza (e da unità nazionale) con annessa spesa pubblica clientelare.

Esiste un giornale, agenzia o tg che voglia dare queste informazioni ai suoi lettori?



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