Calendarizzare le proposte di legge depositate dai radicali per governare la crisi in modo equo, uscendo dalla logica partitocratica (e da unità nazionale) dell’emergenza.
La crisi sta facendo venire a galla la verità sullo stato del sistema previdenziale italiano: un sistema che quest’anno consentirà a chi ha versato 36 anni di contributi di andare in pensione con appena 59 anni di età . Un sistema nel quale il bilancio dell’Inps sembra roseo solo perché lo Stato interviene con trasferimenti diretti – che non vengono iscritti a debito – per 70 miliardi di euro (fare un confronto con il bilancio dell’Inpdap, che beneficia invece di anticipazioni, in quanto tali iscritte a debito, per vedere la differenza). Un sistema che si regge grazie alla gallina dalle uova d’oro rappresentata dalla Gestione separata, per cui i più deboli – giovani parasubordinati – versano i loro contributi a fondo perduto, per pagare invece le pensioni a dei nemmeno sessantenni. Per non parlare degli effetti della crisi sulla “gobba” pensionistica, in arrivo ben prima del previsto.
Questo è il trionfo della partitocrazia, che da produttrice di povertà diverrà presto produttrice di miseria, se non ci saranno subito riforme strutturali (salvo correre a mettere le solite “pezze”, come annunciato dal governo). Nel 2004 Berlusconi varò, con lo “scalone” di Maroni, una finta riforma previdenziale: se ne previde l’entrata in vigore per il 1° gennaio 2008! Nel 2007 il governo Prodi, sotto la pressione dei sindacati e dei comunisti, e nonostante la riduzione del danno operata dai radicali, introdusse gli “scalini”, scaricando il costo dell’operazione – circa dieci miliardi di euro – in gran parte proprio sui parasubordinati.
C’è ancora qualcuno, al governo, nella maggioranza, nella “opposizione”, nei sindacati ultraconservatori e ultracorporativi, che abbia ancora il coraggio di sostenere che “non si fanno riforme in tempo di crisi” e che “non è necessaria alcuna riforma delle pensioni”?
A fronte di queste amenità , ci sono le proposte di legge depositate dai parlamentari radicali: quella per la riforma del welfare in senso universalistico, la cui copertura finanziaria sarebbe assicurata da un graduale innalzamento dell’età pensionabile (si renderebbero disponibili, a regime, oltre 7 miliardi di euro l’anno, ben più del miliardo e seicento milioni che Tremonti prevede di ricavare dalla riduzione delle finestre pensionistiche); quella sperimentale per il proseguimento volontario dell’attività lavorativa oltre i limiti, depositata nell’identico testo dal prof. Giuliano Cazzola alla Camera e dal prof. Pietro Ichino al Senato; quella per il recupero dei contributi “silenti”, che metterebbero milioni di giovani nelle condizioni di non vedere i propri contributi versati a fondo perduto. Misure che è urgente calendarizzare, e che consentirebbero di uscire dalle logiche di emergenza (e da unità nazionale) con annessa spesa pubblica clientelare.
Esiste un giornale, agenzia o tg che voglia dare queste informazioni ai suoi lettori?