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Bolzano, Pdl a picco. La sinistra stravince

• da Il Messaggero del 18 maggio 2010

di Michele Concina

 

Certo che questa città è proprio un altro mondo. Non perché una parte della popolazione parla tedesco; perché il centrosinistra vince e stravince, con distacchi che ormai se li sognano pure a Reggio Emilia. Luigi Spagnolli, sindaco uscente, è stato rieletto al primo turno con il 52,45 per cento. L’avversario di centrodestra, l’ex capitano della nazionale di hockey Robert Oberrauch, è venti punti indietro, al 32,73 percento. Nel Pdl, la sconfitta si tira dietro una coda velenosa di scomuniche e anche botte fra correnti, che potrebbe facilmente sfociare in una scissione. Tanto più che negli altri centri importanti è andata anche peggio: a Merano il candidato sindaco Pdl è fuori dal ballottaggio, a Bressanone è addirittura sesto.
Spagnolli ha agguantato la poltrona - la più importante disponibile per un altoatesino di lingua italiana- con l’appoggio di una coalizione molto larga. Oltre al suo Pd e alla Siidtiroler Volkspartei c’erano Verdi, radicali, estrema sinistra e seguaci di Di Pietro. E’ difficile parlare di una riedizione dell’Unione prodiana,
perché il fattore etnico impedisce paralleli troppo ravvicinati. Ma certo la formula e i suoi risultati non sono spiaciuti a Pierluigi Bersani: «Da Bolzano è arrivata una notizia molto bella», ha celebrato. Il sindaco è attento a non allargare la portata del successo: «Ci sono molte Italie; e ognuna ha le sue peculiarità. Quel che conta è mostrarsi capaci di amministrare bene».
Insieme, i partiti della coalizione hanno una maggioranza confortevole, 27 seggi. Potrebbe allargarsi ancora con l’ingresso dell’Udc, che si è presentata da sola e si è vista premiare con un 6 per cento e tre seggi. Il partito di Pierferdinando Casini, tuttavia, resterà fuori dal governo della città: «La giunta la faccio con chi mi ha sostenuto», specifica Spagnolli. E rinuncia a togliersi dalla scarpa i molti sassolini messi li dal suo partito, che sei mesi fa l’aveva scartato in quanto cavallo perdente: «Quando si vince bisogna essere magnanimi».
A destra, l’unico sereno è proprio Oberrapch. Senza neanche attendere la fine dello spoglio è andato a portare le sue congratulazioni a Spagnolli, che l’ha accolto con un abbraccio. La sua analisi è molto semplice: «Le liti nel Pdl hanno disturbato e scoraggiato i nostri elettori», Probabilmente, infatti, è soprattutto nel centrodestra che ha colpito l’impennata delle astensioni, cresciute di quasi il dieci per cento rispetto alle comunali precedenti. Una reazione prevedibile alla guerra civile che va avanti da anni fra i due deputati locali del partito di Berlusconi, Giorgio Holzmann e Michaela Biancofiore. Culminata, proprio nell’ultima notte di campagna elettorale, in una colluttazione fisica per strada.
I due schieramenti attendevano con ansia il calcolo delle preferenze: la prima "conta" elettorale da quando nel Pdl sono affiorate divisioni interne e correnti. Ha vinto Biancofiore: ha incassato quasi 1500 preferenze, e altrettante il suo stretto alleato Alessandro Urzì, di provenienza An; mentre Holzmann si è fermato a 1031. Fra gli 11 consiglieri comunali eletti per il Pdl, tuttavia, solo quattro sono di obbedienza Biancofiore, gli altri stanno con il suo rivale: il "giudizio di Dio" affidato alle urne non ha fornito risultati inequivocabili. E adesso, ciascuno dei due chiede a Roma -o meglio ad Arcore di scegliere: o lui/lei o io, qui alla frontiera non c’è posto per due.
«E’ evidente che in Alto Adige ci sono due partiti in uno. A forza di chiamarsi fuori, il gruppo di Holzmann ha trasformato in sconfitta una vittoria», tuona Biancofiore. «Bisogna decidere chi rappresenta il Pdl. lo sono disgustata, non ho più voglia di andare avanti così. Rimetto nelle mani di Berlusconi il mio mandato di co-coordinatrice del partito in Alto Adige, deciderà lui. Resterò iper-berlusconiana tutta la vita; ma se il partito rimane in questo stato, io non mi ci ritrovo più».
Quanto a Holzmann, pur di non vedersi più intorno la bionda antagonista sarebbe disposto a concederle carriere folgoranti. «Berlusconi la faccia ministro, la mandi al posto di Scajola, qualunque cosa, purché la tolga di mezzo. Se invece sceglie di lasciare il partito in mano a chi lo ha portato al disastro, allora ci sarà una scissione. Ce ne andremo, per cominciare, noi sette consiglieri comunali. Non posso continuare a far politica accanto a una scriteriata che distrugge tutto quel che tocca».


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