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Mara si scusa con i gay. Mara Carfagna, ministro delle Pari opportunità , si pente pubblicamente nei saloni del Quirinale, davanti al presidente della Repubblica, davanti a tutto il mondo dell’associazionismo Lgbt, lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, convocato al Colle per la prima volta al gran completo in occasione della giornata contro l’omofobia: «All’inizio sono stata guidata dal pregiudizio nei confronti delle vostre istanze. Questo, visto il mio ruolo, ha creato dei problemi. Me ne scuso e ringrazio l’onorevole Anna Paola Concia. E’ lei che mi ha aiutata a capire, con il suo impegno e la sua delicatezza...».
«Giornata storica», commentano dalla platea. Emozionati, sorpresi. Concia, sponsor dell’incontro, è al settimo cielo. 17 maggio 2010: il ministro si pente e Giorgio Napolitano fa un discorso importante, in deliberata controtendenza rispetto a certe pulsioni intolleranti e razziste che attraversano la nazione: «I diritti degli omosessuali non riguardano solo gli omosessuali. Sono i diritti di tutti. E tutti si devono impegnare per il loro riconoscimento, quale conquista di civiltà e progresso, così come è avvenuto per altre battaglie per i diritti civili, per esempio quella per i diritti delle donne». Un appello al Paese e anche al Parlamento dove, esorta il capo dello Stato, bisogna lavorare alle leggi contro l’omofobia, «senza contrapposizioni, con senso di responsabilità ».
Carfagna, tailleur nero, camicetta bianca, sorride, saluta, è a suo agio. Lontani i tempi in cui con i gay era guerra aperta. Nel 2008, il ministro negò il patrocinio al Gaypride. Fu scambio pesante, lei chiedeva «sobrietà », loro le rinfacciarono il passato sexy, caricando su un carro drag queen vestite a sua immagine e somiglianza. Adesso è lì, il microfono davanti, e chiede scusa. «Una cosa assolutamente sincera»,
commenta Concia, relatrice della tormentatissima e avversatissima (dalla destra) proposta di legge contro l’omofobia.
Una cosa anche rara, quella di ammettere i propri limiti in pubblico: «Magari l’avesse fatto Scajola, magari avesse chiesto scusa...», dice Concia. E racconta «i due anni di pazienza», di dialogo, che hanno portato al "ravvedimento" della ministra: «Credo che lei dicesse certe cose sul nostro mondo per non conoscenza, per pregiudizio, non per convinzione. Io le ho raccontato che cosa significa essere omosessuale in questo Paese, la sofferenza che c’è dietro, le cose della vita vera, anche della mia. Lei ha capito» .
Anche Franco Grillini, storico leader dell’Arcigay, ora Italia dei Valori, vent’anni fà ricevuto, con uno sparuto gruppo, da Francesco Cossiga, loda «l’evoluzione positiva» di Carfagna: «Era partita male ma poi si è circondata di collaboratori molto validi. Diciamoci la verità : la sua campagna contro l’omofobia il centrosinistra non l’ha fatta...». Peccato solo che, come dice Grillini, agli ottimi passi avanti simbolici corrisponda una sorta di «omofobia parlamentare di ispirazione vaticana», che non consente di portare a casa una legge che tutta Europa ha. Ma il ministro assicura che siamo sulla buona strada. Alle Camere, promette, si tornerà a discutere di «un’aggravante per i reati commessi a sfondo di discriminazione». Dice Carfagna: «Le piccole sacche di inciviltà , i serbatoi di odio, tuttora esistenti devono essere cancellati, anche con l’aiuto della magistratura e di quella certezza della pena che è il miglior deterrente». Applausi di Arcilesbica, Arcigay, Circolo Mieli, Di gayproject, Mit,Agedo, Famiglie Arcobaleno, I-Kan, Rete Lenford, Gaylib. Evviva Mara, dunque. Una che ascolta, una dice Imma Battaglia - che ha saputo «umilmente» ricredersi, una che sussurra il suo grazie alla Concia (di cui ha conosciuto, sia pur casualmente, anche la compagna Riccarda), una che ammette di essere stata «allo stesso tempo vittima e inconsapevole responsabile» del «muro di diffidenza» chela separava dal mondo gay.
Un giorno speciale, al Colle. Ci sono anche gli onorevoli Berselli e Bongiorno. Prende la parola Rita De Santis, presidente dell’Associazione genitori di omosessuali. Racconta a Napolitano quanto sia difficile la vita per ragazzi e ragazze gay. Legge una poesia che si intitola «Coming out». Storia di una figlia che riesce a confessarsi con la madre. Il ministro Carfagna ascolta, ormai sposata alla causa.