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Smog, ingorghi e incidenti ad alto tasso di mortalità : è la strada statale numero 275 che collega Maglie col capo di Leuca, in provincia di Lecce. Trentotto chilometri soltanto, che si percorrono in circa un’ora con una media di 40 Km orari. E’ indispensabile l’ammodernamento dell’arteria che faciliti i collegamenti a vantaggio delle attività economico-commerciali e dei flussi turistici, ma soprattutto che garantisca la sicurezza stradale. C’è una controversia fra gli enti territoriali preposti alla realizzazione, dì carattere prettamente politico: la provincia di Lecce (centrodestra) propende per la cantierizzazione ex-novo della strada, la regione Puglia (centrosinistra) è incline per l’adeguamento della stessa tutelando le peculiarità paesaggistiche del territorio che specie in prossimità del capo di Leuca assume valenze ambientali di notevole interesse. In ordine a un contenzioso che si trascina da anni, si è espresso in questi giorni il consiglio di stato che ha respinto il ricorso della provincia di Lecce in merito al raddoppio, progettato dall’Anas, della 275 Maglie-Leuca. E’ stato confermato invece il responso del Tar di Lecce che tutela il progetto della strada-parco accogliendo le tesi di regione Puglia e ambientalisti.
A fine maggio, in udienza apposita, il Tar si pronuncerà nel merito circa la sospensione del bando per l’ultimo tratto (circa 6 Km) da San Dana a Leuca, le cui quattro corsie devasterebbero il territorio. Di fatto, i lavori per l’avvio della 275 sono bloccati. Ma con l’accordo di massima fra le parti, dopo l’esito dei ricorsi amministrativi, il progetto meno invasivo è già pronto da cantierizzare con i fondi (288 milioni di curo) messi a disposizione dal Cipe.
Per la vice presidente della regione Loredana Capone, ora che è stata sancita la legittimazione giuridica per il passaggio alla fase esecutiva della 275, «non c’è più tempo da perdere. I lavori del primo tratto devono cominciare. Poi si troverà un’intesa sulla strada-parco (ultimo tratto) che finisce a Leuca», Spetta al ministro di infrastrutture e trasporti Altero Matteoli convocare un tavolo tecnico-politico per avviare
una mediazione fra gli enti territoriali finora contrapposti e poter ridiscutere il progetto. La provincia ha manifestato l’intenzione di modificarlo, scongiurando il saccheggio del territorio. Intanto il gruzzolone di euro per la costruzione della strada fa gola a molti: ben 35 imprese del settore aspettano di mettere le mani su quei soldi.
Si è temuto che il progetto faraonico con viadotti, gallerie, rotatorie e quant’altro sia stato gonfiato con sperpero di denaro pubblico. Quali le contromisure per la corretta spartizione dell’appalto? «Possiamo solo esserne messi al corrente - dice Elisabetta Zamparutti, deputato radicale in commissione ambiente -. Purtroppo questo è un ambito che permane poco trasparente per noi stessi parlamentari».
Contro il progetto della strada a quattro corsie, che nella parte terminale prevede un mastodontico viadotto sorretto da piloni alti decine di metri e una mega rotatoria di 400 metri di diametro, è partita qualche mese fa una campagna per la raccolta di firme. Tra i primi a sottoscrivere la petizione duepugliesi del mondo del cinema: il regista salentino Edoardo Winspeare, da sempre sensibile verso le tematiche ambientali, e l’attore barese Riccardo Scamarcio. Nel basso Salento sono sorti, spontaneamente, associazioni e comitati che rifiutano il tracciato della superstrada. Il comitato 275 (dal numero della statale) è un consorzio che annovera numerose associazioni ambientaliste, appoggiate da Italia nostra e Legambiente. Ha più volte chiesto la riprogettazione non solo degli ultimi sei chilometri, ma anche di altri 15, fino a congiungere il paese di Montesano. Su quella strada, il comitato ha rivendicato un vincolo archeologico per dei siti di accertato interesse seppelliti dall’asfalto.
«Il recente pronunciamento del consiglio di stato è di sicuro favorevole - dice Zamparutti - ma non basta. La nostra mobilitazione continua perché il progetto fino a San Dana è comunque invasivo. Cercheremo di fissare un incontro col presidente Nichi Vendola per chiedere la revisione del progetto relativo a ventuno chilometri. Il nostro intento è di far riconoscere che la cosiddetta strada-parco riguarda non solo gli ultimi sei chilometri, ma questi più i quindici fino a Montesano. Per l’attraversamento dei diversi paesi, le soluzioni si troverebbero con la progettazione di bretelle e circonvallazioni».
Ed è proprio nel tratto fra Montesano e Leuca, poco più di venti chilometri, che la statale attuale diventa un inferno. Cinque paesi da attraversare da un capo all’altro, una decina di incroci semaforizzati, parcheggi a spina lungo i bordi per chi ha casa sulla strada che da extraurbana diviene improvvisamente urbana. il traffico motorizzato lambisce scuole, supermercati, un ospedale, chiese. E per traffico, oltre che di auto, s’intende il passaggio di camion, corriere, mezzi agricoli che da sentieri di campagna disinvoltamente si immettono sulla statale. Nella buona stagione si aggiungono i torpedoni turistici carichi di vacanzieri o di fedeli che raggiungono la marina e il santuario di Santa Maria di Leuca ubicato sulla collinetta del capo che va a sperdersi nei due mari che separa. È lì che finisce un pezzo d’Italia. Il quadro è cupo intanto, per quest’altra estate.