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Dunque, dentro Casini, fuori Fini. Che ne pensa, direttore? Solo manovre di palazzo? Da un lato, è innegabile, l’Udc è una forza politica vicina agli ideali moderati del Pdl e davvero si fa fatica a distinguerli. Si resta ancora basiti nel constatare che due partiti sostanzialmente uguali abbiano trovato il modo finora di non camminare uniti. Dall’altro, abbiamo una pattuglia di parlamentari impegnata in un’opera di sabotaggio che, a lungo andare, non potrà non avere influenza sulla stabilità del governo. Tuttavia, anche Bossi non sbaglia quando avvisa che è errato far rientrare i centristi dalla finestra. Conosciamo il loro modo di far politica: clientelare, "sudista", restio al pragmatismo. Bel dilemma. Che fare?
Arcangelo Maino Brescia
Mi pare di aver acceso il televisore sabato sera, attorno alle ore venti. C’era qualcosa che mi ricordava un telegiornale, ma in forma molto dimessa, triste, penitenziale, quasi un funerale. C’era Giorgino come mezzobusto e mi parve di vedere qualche immagine dagli ospedali di Napoli. Dice che in Campania si rubano (o si smaterializzano) anche sedici reni di donatori che sarebbero dovuti servire per altrettanti trapianti. Dice che i macchinari e le sale operatorie costati milioni di euro sono lì, inutilizzati, intonsi, misteriosamente sigillati dalle autorità prefettizie o giudiziarie o vattelapesca. Seguono altre notizie tristanzuole di un Sud alla deriva. Venivo da un check sul Tg3 e non è che la signora in nero avesse notizie migliori da darmi: morti e feriti, l’occupazione delle case del quartiere Zen di Palermo, invenzione concentrazionaria dell’architetto Gregotti, onesto allievo del realismo sovietico. A me sembrano questi i problemi della politica.
«Sono legato da 40 anni a Mirella Paracchini, ma ho avuto tre, quattro uomini che ho amato molto. Non c’è mai stata alcuna gelosia con lei. Potevamo avere, e avevamo, anche altre storie». Grande è la confusione sotto il cielo radicale e l’intervista di Clemente Mimum a Giacinto "Marco" Pannella pubblicata
su Chi non fa altro che confermare che per l’istrionico politico abruzzese valgono le parole di Leo Longanesi: «Eppure, è sempre vero anche il contrario». Nondimeno, chi è riuscito a resistere al fascino ammaliatore di quello che De Gregori ha immortalato come Signor Hood? Pochi, pochissimi. Sarà per le sue immagini apocalittiche, i suoi voli pindarici, sarà per l’effluvio di parole, sarà perché alla fine si era esausti (è più semplice sfilare l’osso a un mastino napoletano che togliergli la parola) ma nella tela che Pannella è andato tessendo negli ultimi cinquant’anni di storia patria ci sono caduti davvero in tanti. Vada per Eugenio Montale, per il quale «spuntano ogni tanto uomini ispirati come Andrej Sakharov e Marco Pannella che seguono la posizione spirituale più difficile di una vittima di fronte al suo oppressore: il rifiuto passivo».
Vittima Pannella? Semmai un drittone. Perfino Montanelli - sebbene si chiedeva «quando ci regalò Toni Negri e la Cicciolina, perché non gli ho spaccato la testa?», rispondendosi che non aveva osato solo «per la paura di non trovarci dentro nulla» -, pure lui cedette alla firma dell’appello per un Pannella alla presidenza della Commissione Economica Europea, la mitica Cee. È Antonio Socci a ricordare quando Pannella dichiarava all’Espresso: «E l’eutanasia per quando? M’è stato chiesto in un recente dibattito sull’aborto. Deluderò nemici in agguato e amici impazienti, ma io sono contro». Da non crederci. Ma allora chi diavolo è Pannella? Un inimitabile, spassosissimo, egocentrico guascone che guarda il mondo esattamente alla rovescia. Capace di fare un doppio salto carpiato, ricadere sui tuoi piedi e convincerti che non si è mai mosso.
Invocare la morte dell’innocente Eluana e la vita dell’assassino Saddam, per esempio. "No Vatican-No Taliban", così si chiama una delle associazioni satellite del mondo radical-pannelliano, ma se i cattolici hanno il Papa, loro di più, giacché Pannella non è mica un semplice vicario. Hanno anche la Madonna-Bonino e perfino una Radio Maria con altrettanti sermoni domenicali: quelli di Giacinto. Un po’ come su Repubblica le lenzuolate festive di Scalfari, altro radicale della prima ora. Insormma, cambiano gli amboni, resta il clericalismo.
L’avessero i cattolici un manipolo di missionari così devoti! Si perché, a dirla tutta, la scuola radicale è un vero portento, una fucina di passioni applicate a idee sballate (ma le idee si possono cambiare, e allora le "sospensioni da enduro" fanno la differenza: di Rutelli si sa, ma da dove pensate che vengano Eugenia Roccella, Marcello Pera, Gaetano Quagliariello, Panebianco, Teodori, Jannuzzi?). Ma torniamo a Chi. «Con Mirella ci abbiamo riflettuto tanto ad avere un figlio. Ma io non ne ho mai avuto voglia». Fin qui il copione pannelliano è arcirispettato. Poi il botto: «Anche se ho un forte dubbio su una ragazza che conobbi tanti anni fa, Gabriella. Chissà se non ci sia un cinquantenne in giro che mi somiglia fin troppo». Stavo
per dire che Pannella se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, ma addirittura due! Auguri a Giacinto Pannella detto Marco per i suoi splendidi 80 anni. Ma sub judice. Prima è meglio attendere la smentita ufficiale di Gabriella.
Valerio Pece
In effetti anche Paola Setti, collega del Giornale che sull’onda della portentosa rivelazione pannelliana ha sentito la necessità di sentire l’opinione di Grillini, scrive che «oggi però il costume è cambiato, essere etero omi aè banale». In effetti, stando a quel che sostiene Grillini, della politica italiana se ne possono dire dicotte e di crude, ma non che almeno cento parlamentari e quattro ministri sarebbero persone non banali.
«I giornali? È un segno di civiltà non leggerli», disse un giorno Massimo D’Alema, non avendo mai amato il mondo dei media. Negli anni Novanta chiese all’Ordine dei giornalisti - di cui, poco prima, aveva preteso l’abolizione - sanzioni nei confronti del primo quotidiano italiano. Più di recente, in una trasmissione tv, ha offeso un giornalista e gli ha intimato un «io stasera non la faccio più parlare». Seppur non molto democratica, la sua posizione rimane rispettabile, ma potrebbe, almeno, evitarci d’ora in poi di sfilare in piazza per la libertà dell’informazione?
Enrico Pagano Milano
Massimo D’Alema rimane una vittima di quel suo omonimo che nel 1993 invece di salvare il parlamento dall’assedio ipocrita e codino cavalcò l’onda sperando di diventare lui Napoleone e di regolare lui i conti con la magistratura. È ancora lì, perché statisti non si nasce perché si è stati partoriti dalla nomenklatura e si ha paura dei dossier nei cassetti della procura. Statisti si diventa. Sarà per una prossima vita.
Il cardinale di Vienna Christoph Sch&nborn, oltre ad aver accusato l’ex segretario di Stato vaticano Angelo Sodano, ha "aperto" alle unioni omo e alla comunione ai divorziati. Ora, a me pare che il cardinal-come-tu-nei-vuoi-Schbnborn giochi sul fatto di essere uno dei porporati più ratzingeriani: da quella posizione egli può far passare la propria linea, come dire?, non propriamente ortodossa, come se nulla fosse (o quasi). Per gli uni sarà sempre un Ratzinger-boy, per gli altri sarà un inizio di "ammodernamento". Nel prossimo conclave, dico.
Mattia Rossi Casale Monferrato
Sarò ignorante di vaticanologia ma questo illustre cardinale viennese comincio a non capirlo. Può essere che l’informazione sia distorta una, due, tre volte. Però alla quarta mi sovviene un dubbio: dormirà pure sulle assi di legno, sarà un santo e un teologo sopraffino. Ma perché mettersi tanto in vista, sotto lo schiaffo conformista, contribuendo al chiacchiericcio sulla famosa "necessità (necessità per chi, scusate?) di ripensare il celibato dei sacerdoti"?Â
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Un centro sociale abusivo ("Fornace"), che occupa illegalmente un edificio nella zona di Rho (Mi), ha proposto il writer Bros per una "onoreficenza" civica, in quanto il graffitaro ha iniziato la sua "carriera" proprio sui muri di questa città . II graffitaro si è detto lusingato, e ha promesso al gruppo di delinquenti, che interverrà nell’edificio occupato per solidarizzare con loro. Questa storia dimostra chiaramente, semmai ce ne fosse bisogno, il sodalizio criminale fra graffitari e centri (a)sociali. Faccio solo notare che se il Bros entrerà nell’edificio rubato, si renderà probabilmente colpevole anche del reato di violazione di proprietà . II che potrebbe aggravare ulteriormente la sua posizione al prossimo processo (speriamo). Del resto sarebbe un sogno vedere sparire i graffitari abusivisti e liberare le città dai centri sociali abusivi? Un sogno o una elementare azione di giustizia dovuta al popolo che da anni subisce la arroganza di questi banditi?
Angelo Mandelli Cesate (Mi)
Anche a me piace la città pulita, senza graffiti sui muri e senza porcherie sulle strade. Però riesco a dormire lo stesso. Mentre temo, caro Mandelli, che lei si sia fatto prendere un po’ troppo la mano.
Mourinho dimostra che anche nelle apoteosi c’è spazio per la libertà della persona. Infinitamente grato.
Giovanni Santaciaiara Macerata
Gli interisti della redazione mi sono testimoni: al contrario di gufo Fred Perri è da un pezzo che ho profetizzato il grande slam. Non ce n’è, l’Inter di quest’anno è la squadra più forte del mondo, schiaccerà il Bayern e, per fortuna del mio Milan, vedrà involarsi verso Madrid quel maestro di vera libertà (perché non solo sa insegnare ai suoi dipendenti a obbedire, ma lui stesso obbedisce - da ob audire = prestare ascolto -, guardate cos’ha combinato con Balotelli) che è José Mourinho.