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La tela del ragno

• da Panorama del 21 maggio 2010

di Luara Maragnani

Non ci sono solo le costruzioni per il 68 o le opere per il 150 anniversario dell’Unità d’Italia, ma anche carceri, ambasciate, ministeri, monumenti, caserme. Lo indica chiaramente il sito di un’impresa, la Igit, il cui proprietario lavorava a stretto contatto con Diego Anemone.
Centinaia di interventi straordinari, centinaia di milioni di euro che per i magistrati facevano parte di un collaudato sistema di distribuzione degli appalti.
Manca solo la lettera Z. II resto dell’alfabeto c’è tutto: dalla A di ambasciate (Mosca, Vienna, Praga, Kabul...) alla V di di Palazzo Vidoni, sede del ministero della Funzione pubblica. C’è la C di carceri e caserme, la P di procura della Repubblica (piazzale Clodio, Roma), la F di tribunale (civile, Roma), la Q di questura (centrale, Roma). E la M di ministeri: Interno, Difesa, Finanze, Esteri, Infrastrutture...
È la Igit’s list, 70 pagine, tuttora parzialmente online sul sito dell’azienda romana. Ma quello che in altri tempi serviva al titolare Bruno Ciolfi per illustrare il suo strepitoso portafoglio lavori rischia ora di trasformarsi in un autogol. Basta incrociare la lista Ciolfi con quella sequestrata a Diego Anemone e con gli appalti su cui indaga la procura di Perugia. Ed ecco: il «sistema gelatinoso» dell’ex presidente dei Consiglio nazionale dei lavori pubblici, Angelo Balducci, si rivela una ragnatela ancora più complessa e strutturata di quanto sospettato dai magistrati di Firenze quando ne hanno chiesto l’arresto.
Ad affondare infatti nella gelatina, come rivela la stessa Igit, non sono solo i lavori per il G8, i mondiali di nuoto e le opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia varate dal governo di Romano Prodi. Ci sono ministeri (importo totale: sconosciuto), carceri (200 milioni per quattro nuovi istituti penitenziari in Sardegna, più 14 milioni per il reparto 41-bis di Sassari), ambasciate (ben 12). Più una lunga fila di opere segretate per Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo forestale. Più altri interventi affidati alla Protezione civile come la ristrutturazione della base militare di Pratica di Mare o del centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto.
«Ciolfi Bruno, nato a Roma il 25.12.1948, soggetto in stretti rapporti con Anemone Diego»: così lo presentava a febbraio il gip di Firenze, Rosario Lupo, all’alba dello scandalo. Ciolfi è amministratore della lgit, «società per azioni con socio unico», lui, e ricavi, nel 2008, per 26 milioni di curo. Nel mirino dei magistrati è finito in quanto socio del consorzio Parco della musica che ha vinto l’appalto per l’Auditorium di Firenze. Ma Ciolfi fa molte altre cose. Ed è partner fisso del gruppo Anemone in tanti appalti sospetti: è nei consorzi Cosport 2009 e Musport (mondiali di nuoto); nel consorzio Imatec e nella Arsenale Scarl (G8 alla Maddalena); nel consorzio Sant’Egidio (aeroporto di Perugia, appalto per i 150 anni dell’Unità d’Italia). Tutti lavori pilotati da Balducci negli ultimi quattro anni.
Ma prima? La storia di Balduccí si intreccia stabilmente con Anemone e i suoi partner almeno dal 2002. Carriera decollata col dc Gianni Prandini, nomina nel 1998 a provveditore delle opere pubbliche del Lazio grazie al ministro prodiano alle Infrastrutture Paolo Costa in vista del Giubileo (lo ha gestito insieme al sindaco Francesco Rutelli e al suo braccio Bertolaso), Balducci resta in sella anche quando, nel 2001, a Palazzo Chigi arriva il nuovo governo. Pietro Lunardi, neoministro alle Infrastrutture, lo conferma provveditore e gli affida 21 interventi straordinari per la messa in sicurezza delle sedi strategiche.
La spesa autorizzata dal Cipe è di 304 milioni di euro. Lievita in fretta a 400. Eccoci: Quirinale, Camera, Senato, presidenza del Consiglio, Corte dei conti, sede del Mibac, Viminale, caserma Polaria a Fiumicino, più altri di cui non si capisce l’importanza strategica, come Palazzo Venezia o la Scuola nazionale dei cinema, come segnala un esposto deì radicali ai magistrati di Perugia.
Chi si aggiudica gli appalti? Le opere sono classificate come segrete, gli appalti pure. Ma qui soccorrono le liste: quella di Anemone (cita lavori vari per Palazzo Chigi, per il ministero delle Politiche agricole e per il Viminale) e quella di Ciolfi (vanta pure un contratto di global service per la presidenza del Consiglio).
E spunta anche la Medea, studio di progettazione e consulenze del gruppo Anemone: lavora alla Farnesina, al Viminale e negli uffici decentrati della presidenza del Consiglio.
Non basta. In almeno cinque casi (Scuola del cinema, Palazzo Venezia, più tre interventi al Senato: Palazzo della Minerva, largo Toniolo e S. Maria in Aquiro) il direttore dei lavori è l’architetto Angelo Zampolini, collaboratore di Anemone. Proprio lo stesso Zampoliní che, davanti ai magistrati di Perugia, sta raccontando i presunti favori immobiliari elargiti con i soldi del costruttore di Settebagni.
La procura indaga sull’acquisto di Lunardi, a un prezzo molto basso, di un’intera palazzina in via dei Prefetti nel 2004. Anno magico, quello. Acquista casa, con i soldi di Anemone, persino Ercole Incalza, il braccio destro di Lunardi. E intanto Balducci organizza, con i fondi delle Infrastrutture,l’appalto per quattro carceri in Sardegna. Il duo Anemone-Igit si aggiudica il penitenziario di Sassari. A prendersi gli altri sono la Giafi (Tempio Pausania), la Uniland-Intini (Oristano) e la Opere pubbliche spa (Cagliari), tanto care a Balducci che le ritroveremo negli appalti per il G8 e per il 150° dell’Unità d’Italia. Come sono state scelte? Inutilmente la Pizzarotti di Parma, esclusa dalla gara, chiede lumi al ministero e fa ricorso al tar: procedura «riservata», la gara è a inviti, chi è fuori è fuori.
Riservatezza: è la parola chiave della ragnatela. Nel biennio 2003-2004 Balducci gestisce 230 opere classificate come segrete, di cui 202 solo a Roma. Nel 2007 la Corte dei conti gli censura appalti iperfrazionati e consegne ritardate; in molti casi non vede il motivo «dell’indifferibilità e dell’urgenza», tanto meno della segretezza, dei lavori affidati in deroga a tutte le norme sugli appalti.
E sono tanti. Oltre alle sedi istituzionali, ecco gli interventi di protezione civile sul rischio Sars e bioterrorismo di cui Balducci è commissario: la Igit lavora all’ospedale Sacco di Milano, mentre allo Spallanzani di Roma Medea progetta e Anemone costruisce. C’è il pacchetto ambasciate all’estero: la Igit si aggiudica Palazzo Berg a Mosca, ed è presente in altre 11 capitali. Ma il lotto più consistente è quello militare, soprattutto per conto del Viminale: dalla caserma Ferdinando di Savoia (la Igit fa gli impianti) al comando generale della Finanza (Anemone e lgìt), dalla sede dei Nocs a Spinaceto (Igit) al carcere minorile di Casal di Marmo (Anemone). Aggiungiamo l’Unità anticrisi del Viminale, l’Ospedale militare del Celio, la Scuola superiore di polizia...
A quanto ammontano i lavori «riservati» su cui vengono messe le mani? Sono interventi per cui è necessario il Nosc, il nullaosta sicurezza, sulla cui concessione vigilano i servizi e che in Italia vantano in pochi. Lo aveva la moglie di Anemone (le è stato revocato un mese e mezzo fa, dopo l’arresto del coniuge) e grazie a questo lavoravano le altre aziende del gruppo.
Ma era sufficiente? O qualcuno ha chiuso un occhio? Antonio Rugghia, capogruppo pd in commissione Difesa della Camera, nell’interrogazione 4-072233 chiede: «Al momento dei lavori i Nosc erano validi? L’Agenzia per la sicurezza ha acquisito le relazioni semestrali sulle lavorazioni? E l’intelligence ha fatto i controlli incrociati previsti dalla legge?».
I dubbi sui lavori gestiti da Balducci a partire dal 2002 non mancano. Grande anno, per lui, anche su un altro fronte: nel 2001 al dipartimento Protezione civile arriva Bertolaso, a cui è affidata pure la gestione dei grandi eventi. Ministro delegato è quello dell’Interno, ossia Claudio Scajola, che si è dimesso dopo che Zampolini ha detto ai magistrati di averlo aiutato per l’acquisto di una casa vicino al Colosseo.
Nel 2002 partono parecchi grandi eventi, dalla canonizzazione di Padre Pio al vertice Nato di Pratica di Mare (catalogo Igit, pagina 57). All’orizzonte, per il 2003, si profila il semestre di presidenza italiana della Ue. Con ordinanza n. 3199 Angelo Balducci ha pieni poteri per «riqualificare» la sede della Protezione civile a Castelnuovo di Porto. Risultato? La Igit si vanta a pagina 48: «Realizzazione del centro addestramento per il personale antincendio, metanízzazione, ristrutturazione edile e impiantistica di cucina e mensa, adeguamento edile area piscina, manutenzione dei fabbricati e delle aree verdi, revisione di 700 moduli di pronto intervento in caso di calamità».
Nell’ottobre 2002 il governo dà lo stop a Castelnuovo, come denuncia il senatore Mario Gasbarri (vedere notizia a pagina 98). II semestre Ue si celebrerà altrove, per esempio alla caserma dei carabinieri a Tor di Quinto; è persa in periferia tra i cimiteri di automobili, per l’occasione Balducci la rimette completamente a nuovo. Ma in tutto il semestre non vedrà una cerimonia. In compenso ecco la lista Anemone, anno 2003, voce numero 86. La «riqualificazione del vano scala e dei corridoi della palazzina dell’unità di crisi» gli frutterà 1,627 milioni di euro.

Un mutuo misterioso
«Ci sarà, prima o poi, un giudice che avrà voglia di indagare anche su questo filone». Dal 2003 il senatore Mario Gasbarri del Pd firma interrogazioni sul mistero di Castelnuovo di Porto, sede della Protezione civile dal 1987 al 2004. Era dell’Inail (affitto: 55 miliardi di lire l’anno) e il dipartimento doveva comprarla, nel 2001, per 217 miliardi di lire. Nel 2002, in vista del semestre di presidenza Ue, comincia addirittura una costosa ristrutturazione.
«Ma dopo sei mesi, improvvisamente, il governo ha deciso di traslocare altrove. E il rogito non è mai stato firmato». Il contratto di mutuo, però, sì: 34 rate semestrali da 5 milioni. Che fine hanno fatto i soldi? «Sono stati usati per altri scopi. E il dipartimento ha continuato a lungo a pagare il mutuo e l’affitto. Bizzarro». Oggi le sedi della Protezione civile sono tre, nessuna di proprietà: via Afile, a pigione dalla Stesim srl per 76.773 euro al mese. Altra pigione in via Vitorchiano, 4.759 milioni l’anno pagati alla Finamo. Terzo affitto in via Ulpiano. Spesa sconosciuta.

Dalla Maddalena in poi
E L’inchiesta della magistratura parte dagli appalti per le opere necessarie alla riunione del 68 alla Maddalena (poi trasferita all’Aquila). Il 10 febbraio sono scattate le manette per Angelo Balducci e altri indagati. L’inchiesta si è poi allargata al procuratore aggiunto Achille Toro, che si è dimesso.



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