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Pier Luigi Bersani annuncia una relazione «di combattimento». C’è attesa per l’Assemblea nazionale del Pd di oggi e domani: dopo le regionali la stessa leadership è finita nel tritacarne delle polemiche interne ed esterne, dunque Bersani dovrà rilanciare se stesso e indicare una rotta per il Pd nel mezzo della tempesta che scuote l’Europa, il governo, la legislatura. Bersani è rimasto quasi tutto il giorno a casa a limare la relazione. Ma nel pomeriggio è andato al Nazareno per incontrare Dario Franceschini. Gli ha chiesto che l’assemblea eviti contorsioni e dibattiti autoreferenzialì: «Dobbiamo mostrare un partito che parli al Paese, a tutto il Paese». E Franceschini gli ha dato assicurazioni, Sono pronte le sei bozze dei
documenti (su lavoro, green economy, università , giustizia. Europa, riforme istituzionali) che dovranno essere discussi alla nuova Fiera di Roma insieme alle modifiche allo statuto. C’è un consenso generale, anche se emergono i punti di possibile contesa. Riguardano il contratto unico nazionale, la riforma elettorale e la riforma del Csm.
Il contratto unico è stato proposto da Pietro Ichino ed è sostenuto da Walter Veltroni: nella bozza sul lavoro però la filosofia è un’altra. Si chiede di ridurre il carico fiscale sul lavoro a tempo indeterminato, di alzare gli oneri sui contratti a tempo determinato, di introdurre un salario minimo per chi non è coperto da contratti nazionali. Il documento sulle riforme ha un impianto parlamentare, contrasta il presidenzialisino, ma esclude il modello tedesco dalla gamma delle soluzioni preferite dal Pd: e su questo i dalemiani proveranno a emendare le bozza.
Infine il Csm. Andrea Orlando è riuscito a far passare quasi tutte le sue proposte sulla giustizia, compresi i criteri per scegliere le «priorità nell’esercizio dell’azione penale». Nella bozza c’è solo la proposta di una «sezione separata» del Csm per l’azione disciplinare. Ma l’idea di un organo esterno, valido per tutte le magistrature, è contenuta nel documento sulle riforme elaborato da Luciano Violante: la contraddizione non passerà inosservata.
I sei gruppi di lavoro faranno seduta notturna, prima del voto sabato mattina. Pacifiche sono invece le modifiche allo statuto, dove cambieranno alcune regole per le primarie nei Comuni maggiori, nelle Province e nelle Regioni. Per il governo nazionale invece il candidato premier resta il segretario del partito. E ieri Enrico Letta ha ripetuto che toccherà a Bersani. Intanto i Cristiano-sociali di Mimato Lucà hanno presentato una ricerca Swg, da cui emerge che il voto cattolico è stato decisivo nel Lazio e in Piemonte per la sconfitta delle «laiciste» Bresso e Bonino. Nel Lazio lo scarto nelle preferenze dei cattolici praticanti a favore del centrodestra ha toccato il 31 %.