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Nessun dibattito sul proprio ombelico. Il Pd, che riunisce oggi e domani l’assemblea dei mille eletti con le primarie, cerca una tregua interna. E il segretario Pierluigi Bersani ha preparato una relazione tutta all’attacco del governo, della maggioranza, di Berlusconi e di Tremonti: «Non sanno governare la crisi, il paese è fuori controllo». Sarà questo il leit-motiv del segretario, insieme con la denuncia delle responsabilità del Pdl in Appaltopoli, dei rischi per la democrazia con il ddl sulle intercettazioni, della necessità di abbatterei costi della politica e di ritrovare un’etica pubblica.
A dare il segnale di una tregua interna c’è stata una lunga discussione tra Bersani e Dario Franceschini, il leader della minoranza, dopo un incontro mattutino trai big di "Areadem" (Veltroni, Fassino, Fioroni, Gentiloni e appunto Franceschini). Hanno garantito che non c’è intenzione di «aprire fronti su leadership e premiership del centrosinistra né la volontà di innescare tensioni».
Enrico Letta, il vicesegretario, aveva ribadito che Bersanà è Ãl leader e il candidato premier per il Pd. Al contrario la minoranza pensa siano opportune primarie aperte quando sarà il momento e non esclude un esterno per la rivincita elettorale. Però, scontro rinviato. La minoranza ha incassato l’impegno del segretario a indicare una contromanovra, evitando di giocare di rimessa, incalzando la maggioranza. Già dalle prime note. Saranno infatti gli ottoni dei teatro dell’opera di Roma, da settimane in lotta contro il decreto Bondi sulle fondazioni lirico-sinfoniche, ad aprire con l’Inno d’Italia la convention democratica. E se lo slogan scelto - "pd open" - ha suscitato ironie, a dargli sostanza sono le proposte su cui lavoreranno le commissioni in assemblea.
I temi sono etica e riforme. Nel gruppo di lavoro coordinato da Luciano Violante si parla di abbattere i costi altissimi del personale politico italiano (4 miliardi di euro), riducendo il numero dei parlamentari ma anche dimezzandone gli stipendi; fine del bicameralismo; rafforzamento dei referendum con quorum più basso; legge elettorale maggioritaria con collegi uninominali; modello Westminster per il governo; in Costituzione il divieto di doppio mandato. Sulle incandidabilità ieri è scoppiata una polemica tra Pd e Radicali, i cui rapporti sono ai ferri corti. La pattuglia Pr si è sospesa dal gruppo democratico e ha accusato i Democratici di avere votato una norma per impedire a Pannella di candidarsi.
Lavoro. Nelle caselle dei mille delegati c’è una proposta complessa che ha già suscitato la contrarietÃ
del giuslavorista Pietro Ichino. «II decalogo proposto è un passo indietro», sostiene Ichino, la cui posizione è condivisa da Veltroni. Elaborato da Stefano Fassina, il piano punta a rendere più costoso per le aziende il lavoro precario; prevede il salario unico e incentivi per il lavoro femminile.
Giustizia. Già al centro di molte polemiche, Andrea Orlando il responsabile nel partito ha ribadito l’obbligatorietà dell’azione penale (però con l’indicazione delle priorità ), la riforma dell’elezione del Csm. Sull’università , choc generazionale con pensione anticipata a 65 anni e legge per attirare i cervelli in fuga. Infine, centralità della green economy. «Attenti a non perdere l’ultima occasione», ha esortato Rosy Bindi in un’intervista alla Stampa invitando a scelte unitarie.