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Int. a A. Beulcke - Per spiegare i pro e i contro

• da il Mondo del 21 maggio 2010

di Pietro Romano

 

L’energia è un argomento troppo importante per lasciarlo a «chi grida di più. E’ per questo che abbiamo pensato di spiegarla attraverso un confronto serio, cui chiamare persone che hanno qualcosa da dire, e pacato, perché non c’è bisogno di inutili e dannose guerre di religione, del genere nucleare sì, nucleare no. Il nucleare è una tecnologia complessa di cui vanno spiegati i pro e i contro. Punto». Alessandro Beulcke, esperto di relazioni e comunicazioni istituzionali, è presidente dell’Aris, lAgenzia di ricerca sui fenomeni sociali, che per il quarto anno consecutivo promuove il Festival dell’energia a Lecce, in collaborazione con Assoelettrica, FederUtility, Enel e il Corriere della Sera.

Domanda. Da che cosa nasce il Festival dell’energia?
Risposta. Dall’esperienza del Nimby Forum, un pensatoio che analizza la moda italiana di dire «no» a ogni realizzazione, impianto, progetto. Abbiamo censito ben 290 «no» ad altrettanti impianti per produrre energia, anche eolici, addirittura fotovoltaici, toccando con mano quanto scarso sia il grado di conoscenza e di coscienza ambientale nel nostro Paese. Abbiamo quindi pensato di realizzare questo grande momento di comunicazione, questa sorta di libro bianco scritto non dagli organizzatori dell’evento, una mera cornice, ma da chi ci interviene.

D. A Lecce arrivano scienziati, imprenditori, ambientalisti, funzionari pubblici. Ma le decisioni poi le prendono i politici...
R. Ma anche la politica va educata. Non è possibile che a ogni competizione elettorale, quali che siano maggioranza e opposizione, appena c’è sentore di un impianto si scateni la bagarre gridando «no» a qualsiasi iniziativa. Questo blocca il nostro Paese.

D. Dietro i politici c’è però il consenso popolare. I voti da chi arrivano? I cortei da chi sono composti?
R. Certo. Ma l’ignoranza, se non peggio, gioca pesantemente in queste situazioni. Prendiamo il caso della linea per l’Alta velocità destinata a collegare l’Italia e la Francia. Nel 2005 è stato creato un Osservatorio che in cinque anni ha lavorato molto bene in Val di Susa, riuscendo a mitigare la protesta sul territorio e a raccoglierne le istanze più intelligenti, tanto che il tracciato originario ha subito delle modifiche. Se si fosse costituito un organismo dei genere nel 2001 forse non ci sarebbe stata la manifestazione con 80 mila anti-Tav e non si sarebbero persi anni preziosi.

D. Un simile processo sarebbe utile anche per il nucleare?
R. Perché no? Puntando sulla trasparenza e su incentivi concreti e importanti si potrebbe creare una competizione virtuosa tra territori per accettare le centrali. Tanto non si sfugge, le centrali si possono costruire solo in aree ben determinate, ma nel mondo ce ne sono 400, ne siamo circondati. Saranno tutti pazzi? Anche dopo che il presidente americano Barack Obama ha rilanciato l’energia dell’atomo negli Usa? Trent’anni fa si diceva «no» al nucleare perché non c’era il problema delle emissioni di anidride carbonica, ora la situazione è diversa e va affrontata diversamente.

D. Energia vuoi dire anche innovazione...
R. E all’innovazione dedichiamo anche una parte importante del festival. Sono stati selezionati dieci progetti facilmente realizzabili, concreti che presenteremo a Lecce, come la lampada a scarico senza mercurio o il vaporetto lacustre a impatto zero.




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