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L’omicidio di Sussisa innesca il dibattito sull’opportunità che le guardie zoofile siano armate. Dopo Lorenzo Termanini che ha scritto al procuratore Francesco Lalla chiedendo che i capi nucleo della guardie
zoofile (quale era ad esempio Elvio Fichera) abbiano un’arma "di servizio", sei deputati radicali presentano un’interrogazione ai ministri dell’interno, della salute e dell’ambiente in cui avanzano proposte simili.
I sei, Elisabetta Zamparutti, Maria Antonietta Coscioni, Maurizio Turco, Rita Bernardini, Matteo Mecacci e Marco Beltrandi chiedono ai ministri «se non si ritenga opportuno riesaminare la procedura di rilascio di porto d’armi per le guardie zoofile Enpa alle quali alcune prefetture (ad esempio quella di Genova, ndr) oppongono diniego con la motivazione che "l’attività non implica uno specifico obbligo di esposizione al rischio dell’incolumità personale"». I fatti di Sussisa e altri accaduti di recente sottolineano i parlamentari - dimostrano il contrario, il rischio dell’incolumità personale esiste.
Nell’interrogazione suggeriscono di rendere uniformi le regole di formazione e nomina delle guardie zoofile, che siano le stesse per l’Enpa e perle altre associazioni abilitate, che si riduca il numero delle armi che chiunque oggi può detenere con un regolare porto d’armi («veri arsenali» scrivono), che periodicamente sia controllatala salute psicofisica di chi è armato, che si intensifichino i controlli sulle «condizioni di detenzione degli animali, quelli considerati da caccia o destinati a qualunque altra attività che non sia la mera compagnia».
La controproposta arriva da Andrea Campanile, avvocato, presidente provinciale di Federcaccia e del
coordinamento provinciale delle associazioni venatorie. «Parlo anche a titolo di membro della commissione esaminatrice delle guardie volontarie, venatorie e ambientaliste obietta Campanile -. Credo si debba fare una riflessione sull’opportunità di lasciare la vigilanza del territorio ad associazioni di volontari, forse sarebbe più appropriato affidarne la competenza esclusiva a professionisti, dello Stato e degli enti locali. Ad esempio alla polizia provinciale e agli altri organi di polizia. Lo dico anche a scapito delle associazioni di guardie volontarie venatorie che rappresento».