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È la richiesta che gli è arrivata da più parti per rendere più equa una manovra carica di sacrifici per molti. Ed è l’unica strada per non incappare nella incostituzionalità della norma che riduce lo stipendio ai vertici della pubblica amministrazione.
Giulio Tremonti sabato ne ha discusso a lungo con Gianni Letta, Maurizio Sacconi, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti ed Emma Marcegaglia. Dunque, a meno di sorprese, la misura farà parte della manovra 2011-2012: l’innalzamento del 10% della tassazione su stock option e bonus aziendali.
Per i maxicompensi ai manager privati è la seconda stangata in pochi anni. A giugno del 2008 fu una circolare dell’Agenzia delle Entrate a porre fine al regime agevolato al 12,5%. Da allora, manager come Corrado Passera, Alessandro Profumo o Fulvio Conti devono pagare su quei compensi le tasse come se si
trattasse un qualunque altro reddito, ovvero l’imposta massima al 43%. Ad essa ora si aggiunge un ulteriore aggravio del 10%.
In questi giorni non c’è ministro che non abbia ricevuto telefonate di lamentela da parte degli alti gradi della pubblica amministrazione. «Un assedio», avrebbe riferito Tremonti nei colloqui riservati. Il ministro dell’Economia spera così di spegnere ogni polemica, compresa quella montata da parte dell’ala finiana del partito, preoccupata di non scontentare il suo elettorato di riferimento, gli statali. In nome dell’equità , Tremonti ha rivisto al rialzo anche il limite oltre il quale i dipendenti pubblici dovranno pagare l’una tantum del 10%: non più a 75mila, bensì a 90mila euro.
Da sindacati e Confindustria è arrivata invece la richiesta, accolta, di ritentare l’introduzione di una fiscalità di vantaggio al Sud. La norma messa a punto prevede la sperimentazione di aree nelle «zone franche urbane» individuate dal ministero dello Sviluppo. Per la sanità la soluzione sarà _ «federalista». Niente revisione del Patto per
la Salute, né il governo imporrà ticket o tetti insormontabili alla spesa farmaceutica. Ogni Regione si regolerà come crede: se vorrà imporre il ticket sulla diagnostica lo potrà fare. L’importante sarà non superare i tetti di spesa, diversamente scatteranno sanzioni e aumenti automatici delle addizionali Irpef e Irap.
Stessa cosa avverrà per la regolarizzazione di immobili fantasma e per il condono edilizio: fatte salve le norme paesaggistiche, ogni Regione deciderà dove porre i paletti fra la mera emersione di irregolarità fiscali e la sanatoria degli abusi. Dall’ultima bozza della manovra salta anche il tetto di reddito per gli assegni di accompagnamento degli invalidi. Troppe le polemiche delle associazioni, il governo si limiterà a rafforzare i controlli dell’Inps. Resta ancora un punto interrogativo su quale sarà la nuova soglia oltre la quale non sarà più possibile effettuare pagamenti in contanti. Oggi è a 12.500 euro, Tremonti avrebbe voluto farla scendere a tremila, il premier la considera troppo bassa. Berlusconi ha chiesto di fissare l’asticella a settemila, l’ultima bozza della manovra ipotizza un limite a 5.000 euro. Oltre quella cifra sarà obbligatorio usare strumenti «tracciabili» come carte di credito e assegni. «Tracciabili», oltre una certa soglia, saranno anche le fatture. Alla fine l’entità complessiva della manovra dovrebbe fermarsi a 24 miliardi. I tempi per l’approvazione definitiva sono strettissimi. Nella peggiore delle ipotesi il via libera arriverà dal consiglio dei ministri di venerdì. Tremonti, preoccupato di subire attacchi speculativi sui mercati, è però determinato a chiudere mercoledì, prima dell’Assemblea di Confindustria e del vertice Ocse di Parigi, giovedi, al quale è atteso insieme a Berlusconi. L’agenda di Tremonti prevede l’incontro con le parti sociali martedì, oggi stesso dovrebbe essere convocata la Consulta economica del Pdl. L’ultima parola sulla manovra uscirà da lì.