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Dopo una giornata di fitte e frenetiche consultazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, dopo contatti informali coni rappresentanti delle parti sociali, con più di un ministro, con l’alleato Umberto Bossi, la manovra economica è ormai in dirittura d’arrivo. In via di soluzione gli ultimi intricati no dì (Berlusconi ha chiesto «rigore ma anche equilibrio e un’azione forte contro l’evasione fiscale», i finiani equità , tagli mirati e non «orizzontali» e nessun intervento punitivo sui dirigenti pubblici), è molto probabile che il provvedimento approdi in Consiglio dei ministri per l’approvazione domani pomeriggio o al massimo mercoledì mattina. Prima cioè della partenza del ministro dell’Economia per il vertice Ocse di Parigi, che si prolungherà fino a venerdì e vedrà la partecipazione del premier da giovedì pomeriggio, mentre in mattinata il Cavaliere parlerà all’assemblea di Confindustria.
Pare dunque passata la linea fortemente voluta da Tremonti: non bisogna perdere tempo, urge dare un forte segnale di coesione e decisione, all’Europa e ai mercati, approvando al più presto la manovra. E sfuma l’eventualità - ancora fino a ieri pomeriggio auspicata da Berlusconi - di varare il ddl economico venerdì sera, al ritorno da Parigi, dopo incontri ufficiali non solo con le parti sociali - sindacati e Confindustria - ma anche e soprattutto negli organi di partito, in quella Consulta economica presieduta proprio da Tremonti. Un desiderio, quello del premier, dovuto alla necessità di «muoversi nella massima condivisione», di «non acuire i contrasti interni» con i ministri che pretendono «scelte collegiali» non affidate al solo Tremonti, ma anche con i finiani che chiedono al governo - come spiega il ministro Andrea Ronchi - di «condividere il senso di questa manovra con il Pdl, con i sindacati riformisti, le imprese, le associazioni di categoria e di confrontarsi con l’opposizione», ovvero di varare una manovra «forte proprio perché frutto di coesione». Una strada che piacerebbe a Berlusconi, che sogna di presentare la manovra «tutti insieme, governo e parti sociali allo stesso tavolo, uniti per lo stesso obiettivo», e magari spiegarla in Confindustria, dove è rappresentata «d’Italia che investe e che produce», con un occhio attento alle aperture non solo dell’Udc, ma pure di Massimo D’Alema. Ma è una strada che Tremonti vuole rendere brevissima, pressati come si è dall’Europa e dal rischio speculazione, che già stamattina alla riapertura delle Borse potrebbe giocare contro il nostro Paese.
Ecco allora che la via percorribile appare quella dell’esame della manovra in Consiglio dei ministri domani o mercoledì mattina, dopo un passaggio obbligato alla Consulta economica del Pdl già stasera, e dopo che - come sta già avvenendo - saranno stati dettagliatamente informati e consultati sia i sindacati che la Confindustria. Non solo: per superare la possibile irritazione di Fini, Tremonti potrebbe anche vederlo nelle prossime ore. Magari assieme a Gianni Letta, con il quale il presidente della Camera ha in programma un incontro per questa settimana.