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L'andirivieni di Santoro contro tutti

• da Il Foglio del 24 maggio 2010

 

A meno di clamorosi colpi di scena, dal prossimo autunno Michele Santoro non sarà più un dipendente Rai: martedì il cda ha approvato su proposta del direttore generale Mauro Masi (7 voti a favore, 2 astenuti) un accordo quadro per la "risoluzione consensuale". [1]
Il Fatto Quotidiano: «L’accordo - ancora da firmare - prevede l’uscita dall’azíenda di Santoro, cioè l’anticipo della pensione di sei anni, prevista dunque nel 2016. A Santoro spetta una liquidazione di 36 mensilità, tre anni a fronte di uno stipendio annuo da direttore di circa 700 mila curo lorde, come specificato in diretta dallo stesso giornalista. Questa è la prima parte dell’accordo. La seconda prevede la collaborazione esterna di Santoro con l’azienda tramite una società. Per la trattativa, sul piano artistico, il conduttore si è affidato all’agente Lucio Presta che segue anche Paolo Bonolis e Antonella Clerici. Santoro dovrebbe consegnare all’azienda un prodotto "chiavi in mano": due fiction da due puntate l’anno, dal costo di un milione ciascuna, più altre cinque serate fanno tra docufiction e programmi». [2]
«Il Pd ha tre consiglieri, tra cui il presidente. A me sarebbe bastato che un perso del Cda facesse una battaglia per noi. Invece, appena ricevuta la proposta di Masi sulla transazione per farmi uscire dall’azienda, anche i consiglieri del Pd si sono affrettati a votarla. La prova che non considerano Annozero una risorsa strategica per la Rai», s’è lamentato Santoro con Marco Travaglio. «Prima del 2002, a ogni tornata di nomine Rai, si faceva il mio nome per dirigere tg e reti. Nel ‘94 la presidente Letizia Moratti (Forza Italia) mi voleva direttore del Tg3. Dall’editto bulgaro in poi, il mio nome è scomparso anche dalle rose di nomi, anche del centrosinistra. La verità è che l’editto bulgaro vige tutt’oggi, per giunta condiviso dal centrosinistra. La pregiudiziale contro di noi è unanime». [3]
L’ascesa di Santoro cominciò nel 1987 con Samarcanda. Il Fatto Quotidiano: «Il format è innovativo: una piazza televisiva in cui discutere di gente, soprusi, oppressi e oppressori. Il successo è repentino. Dopo sei anni, nel 1993, parte Il rosso e il nero; dal 1994, invece, va in onda Tempo reale, sempre su Rai Tre. Nel 1996, per forti dissapori con il cda Rai, Santoro lascia viale Mazzini e si trasferisce a Mediaset, dove conduce Moby Dick su Italia Uno. Vi resterà fino al ‘99, quando rientra in Rai con Circus. Nel 2000 è la volta de Il raggio verde: iniziano i problemi con B., che nella puntata del 16 marzo 2001 telefona in diretta e accusa il conduttore di faziosità. Al centro delle polemiche, la figura dello stalliere di Ancore, Vittorio Mangano, e i rapporti tra Marcello dell’Utri e Cosa Nostra. A novembre parte Sciuscià. Il 2002 è l’anno dell’editto bulgaro: da Sofia, B. accusa Santoro, Biagi e Luttazzi di uso criminoso della tv di Stato. I tre saranno allontanati poco dopo. Santoro fa causa alla Rai e, nel 2005, si dimette da parlamentare europeo e ritorna in tv nella prima puntata di Rockpolitik di Adriano Celentano. Nel frattempo il conduttore vince la sua battaglia legale e nel 2006 ritorna in Rai con Annozero». [4]
«A ogni autunno, ormai, Michele annuncia di voler restare in Rai», disse nel settembre del’95 il suo mentore Angelo Guglielmi. Jacopo Iacoboni: «Il sottinteso era che ogni volta che il suo prediletto diceva di voler restare, riceveva immancabilmente congrua offerta. Avanti popolo. Così, tra il (Tele)sogno e la Realtà, il più rabdomantico e capace degli anchormen d’Italia ha costruito il suo mito unendo gli opposti, resistencia y azienda, di lotta e di governo, rompiscatole ma acutissimo nel riconoscere gli equilibri del potere televisivo. Via dalla Rai, poi a Mediaset, poi al Parlamento europeo, "che errore", disse, poi il rientro tv per sentenza, il reintegro di "Sciuscià", le liti col Cavaliere, certo, ma anche con "la cricca di Occhetto", come disse dei ragazzi di Berlinguer, nel frattempo diventati potenti, specialmente in Rai. Nessuno (dei politici) lo amava, neanche quelli di sinistra, ma è anche vero che nessuno (degli editori) l’ha mai davvero e fino in fondo odiato, neanche il Cavaliere, sapendo che valeva oro. Perciò gli hanno sempre contro-proposto contratti. E così che nasce l’andirivieni di Michele». [5]
Annozero andrà in onda regolarmente fino al 10 giugno, in futuro potrebbe proseguire con un altro conduttore. Intanto, nella puntata di giovedì, Santoro si è scatenato. Fabio Martini: «Entra e senza tanti preamboli si produce in un assolo che durerà 17 minuti e 45 secondi. Una fiammeggiante requisitoria contro tutto e tutti. Sin dalle prime parole si capisce che è offeso per le critiche piovute sul contratto da più di 10 milioni di euro col quale potrebbe lasciare consensualmente la Rai. Michele ce l’ha soprattutto con quelli che, nella sua visione, dovrebbero essere i suoi amici. Quei "miserabili e cialtroni del Pd", che lo hanno criticato. Quelli dell’Italia dei Valori, esperti in "questioni immobiliari". Ma anche l’ex presidente della Rai Sergio Zavoli. E alla fine lancia un messaggio: "L’accordo con la Rai ancora non l’ho firmato. Volete che resti? Chiedetemelo!"». [6]
«Ha capito che il suo pubblico gli ha voltato le spalle, ha letto i blog, Facebook. Ed è in una situazione difficile perché tornare indietro è quasi impossibile», ha commentato un consigliere d’amministrazione della Rai. [7]
Palestini: «"Non sono né stanco né provato. E’ stato scritto da Curzio Maltese su Repubblica che mi sono arreso a Berlusconi, ma non è così", ha arringato Santoro, rivolgendosi direttamente alla telecamera, ai suoi telespettatori, rivendicando con enfasi una sorta di coraggiosa "esclusiva" nel modo di fare giornalismo in tv: "Il direttore del Corriere della Sera, il direttore di Repubblica Ezio Mauro o della Stampa Calabresi avrebbero mandato in onda una puntata con Patrizia D’Addario con una diffida arrivata dieci minuti prima sul suo tavolo?"». [8]
Sulle prime, la decisione di Santoro aveva spiegato anche molti suoi collaboratori. Travaglio: «Ho letto il comunicato. E mi dispiace molto che Annozero non ci sia più. Anzi, mi dispiace moltissimo». Goffredo De
Marchis: «Sono parole di un compagno tradito. Si sentiranno traditi i telespettatori che in massa seguivano quelle che erano già serate evento, il giovedì sera sulla seconda rete. Si sentiranno orfani i sostenitori appassionati di Rai per una notte, la grande kermesse organizzata per contestare la chiusura dei talk show alla vigilia delle regionali». [9]
Passata la sorpresa, Travaglio ha precisato: «Non è vero che io sia rimasto deluso o che sia arrabbiato con Michele. Non sono sua moglie, non devo sapere tutto sulla sua vita e sulle sue scelte personali. Credo che dopo un mobbing durato anni la pentola a pressione sia saltata. Non solo la Rai non ti ringrazia quando hai successo, ma tenta di fregarti come può, se ti chiami Michele Santoro». [10]
Giunta notizia dell’accordo, contro sfai e Santoro è nato un inedito partito trasversale. Ferdinando Casini, leader Udc, «E’ un autentico scandalo». Franco Monaco, coordinamento Pd: «Tutto e tutti si comperano». Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera: «La notizia che la Rai avrebbe versato dieci milioni di curo per rescindere il contratto con Santoro è di straordinaria gravità e immoralità». Il radicale Marco Beltrandi: «Saluto l’ingresso di Santoro nel mondo dorato delle partite iva Rai». Paolo Corsivi, Lettera 22: «Da Annwzero a 6 zeri». [11]
I santoriani ricordano che al momento il suo compenso è «fuori dal mercato televisivo». Curzio Maltese: «Bruno Vespa, con un programma certo assai meno remunerativo per l’azienda Rai, guadagna tre volte di più». [12]
Vespa: «Io, nel 2001, dopo 39 anni di azienda, ebbi una liquidazione di 300 milioni, pari a 150.000 euro di oggi...». [13]
Santoro: «Sì, ma poi gli hanno fatto un contratto di collaborazione di circa due milioni all’annoper molti anni in esclusiva. Io non avrò nulla del genere», [2] «Michele, con il suo talk-show, letteralmente mantiene Raidue», ha spiegato Lucia Annunziata. [14]
Punte d’ascolto del 30% mentre la prima serata di Raidue supera raramente 1110412%, Annozero è merce pregiata per la Sipra (la concessionaria della pubblicità Rai): cominciata la stagione con due blocchi di pubblicità, in un periodo di crisi si è passati agli attuali tre-quattro. Paolo Conti: «I Centri Media calcolano che ogni puntata di Annozero vale sui 350.000 euro (i milione e 200.000 curo al mese). E che di questi 350.000, circa 100.000 sono ascrivibili al valore aggiunto di Annozero poiché Raidue venderebbe comunque due spot in prima serata. In quanto al quarto, c’è chi in azienda fa notare come il conduttore di Annozero calcoli anche quello di coda. Che tecnicamente non "apparterrebbe" a lui». [15]
L’eventuale chiusura di Annozero aprirebbe un problema di non poco conto per RaiDue: durante la par condicio la sostituzione con altri programmi fece dimezzare la media di rete. Quanto a Santoro, finiti i due anni di esclusiva potrebbe guardarsi attorno per nuove esperienze. Il Sole 24 Ore: «Non va dimenticato, infatti, il successo dell’esperimento di Rai per una notte, il programma organizzato dallo stesso Santoro insieme alla Federazione nazionale della stampa. Rai per una notte, in onda da Bologna il 25 marzo, ha raggiunto un pubblico considerevole di almeno tre milioni di persone, senza essere trasmesso dalle reti Rai. Lo ha fatto attraverso una pluralità di piattaforme: dalla web tv al satellite sino a molte emittenti televisive locali. Non è da escludere che Santoro tenti di riprendere questa strada "multípiattaforma" a partire dal 2012». [15]
Anche Vespa, si dice, anni fa fece qualco- sa di simile a quel che vuol fare Santoro nei prossimi due anni (attenzione però: ha solo un contratto di collaborazione, non consegna "Porta a Porta" "chiavi in mano"). [13]
Aldo Grasso: «Ma Vespa non ha mai fatto il barricadero, non ha mai vissuto il giornalismo come vocazione rivoluzionaria, non ha mai preteso di ergersi a paladino delle schiene dritte, non si è fatto eleggere al Parlamento europeo. Santoro no, da sempre è in missione per conto del suo Ego: vuole raddrizzare il mondo attraverso la tv. Fin dai tempi di "Samarcanda" quando dichiarava:
"Noi di Samarcanda siamo così: facciamo le file, abbiamo macchine sfigate, andiamo a far la spesa nei supermercati, prendiamo la metropolitana, Gli altri però non capiscono che siamo come loro". Fagliela capire adesso, con quella buonuscita». [16]
 Santoro: «Io non sono san Francesco né voglio apparire tale: sono un professionista
che si occupa di questioni sociali e non vuole rinunciarvi per il ricattuccio volgare dei compensi». [2]


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