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Una manovra in bilico tra liti europee e appelli bipartisan

• da Corriere della Sera del 25 maggio 2010

di Massimo Franco

 

Il colloquio odierno fra Giorgio Napolitano ed il presidente statunitense Barack Obama si presenta sotto il segno non solo dell’Italia, ma dell’Europa. È come se il capo dello Stato italiano andasse a Washington latore di un doppio messaggio: quello del governo di Silvio Berlusconi e quello delle istituzioni europee, ansiose di avere con la Casa Bianca un dialogo che prescinda dai rapporti bilaterali fra Stati. Il problema della gestione della crisi economica rimane in primo piano almeno quanto la guerra contro il terrorismo in Afghanistan. I governi dell’euro si trovano di fronte a misure destinate a fotografare una fase di «vacche magre». Ma la vera sfida è quella di convincere l’opinione pubblica della loro inevitabilità.
Gli incontri ripetuti che il presidente della Repubblica ha avuto col ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, prima di andare a Washington, sono serviti ad avere un panorama dettagliato della situazione. In più, Napolitano aveva visto il numero uno della Commissione europea, José Manuel Barroso: un politico convinto della possibilità, per l’Italia, di avere un po’ di voce in capitolo in un momento di tensioni tra Francia e Germania sul modo di affrontare la crisi.
L’appello che ieri Napolitano ha fatto al «senso di responsabilità di tutti» sottolinea la gravità della situazione.
Ricorda ai partiti che giocare strumentalmente con un’Italia in bilico è un lusso proibito. Forse il Capo dello Stato non arriva a sperare in un voto a favore del centrosinistra alla manovra; ma si aspetta un atteggiamento non pregiudiziale.
Quando parla di «sacrifici equi», il capo dello Stato non dà soltanto un’indicazione di metodo ma una chiave di lettura di quello che il governo sarà costretto a fare. Usa una parola che il centrodestra berlusconiano probabilmente non avrebbe mai voluto usare: «sacrifici», appunto. È la stessa utilizzata dal sottosegretario a Palazzo Chigi, Gianni Letta, prima della riunione della consulta economica del Pdl, presente anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Ci saranno, ammette Letta, «sacrifici pesanti da prendere, spero in maniera provvisoria». Se ne capiranno meglio dimensioni e dettagli nei prossimi giorni. Ma la sensazione è che l’Ue non potrà fare sconti a nessuno, scottata dal caso della Grecia; ed anche l’Italia si troverà costretta ad antidoti dolorosi contro i pericoli di attacchi speculativi.
Anche perché non c’è soltanto il «rischio greco» da scongiurare: con un filo di ansia si guarda a Spagna e Irlanda, sperando che l’offensiva contro l’euro non si scarichi presto anche su di loro.


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