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gio 25 apr. 2024
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Pedofilia: Staderini, Cei rimane opaca
I dati CEI sono inattendibili. Creare un fondo per le vittime con i soldi dell'8 per mille.

25 maggio 2010

  • Dichiarazione di Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani e parte civile per il Comune di Roma nel processo verso Don Ruggero Conti
 
Roma, 25 maggio 2010
 
Escludere persino l’ipotesi di una Commissione speciale sui casi di pedofilia commessi da ecclesiastici significa che la CEI intende proseguire la politica di opacità che in altri Paesi si tenta di superare.
 
Monsignor Crociata sa benissimo che i dati forniti sono parziali e inattendibili, perché fanno riferimento solo ai processi canonici celebrati. Tanti altri processi non sono stati avviati per motivi procedurali, quali l’intervenuta prescrizione e i vizi formali.
 
Prova ne è il caso di Don Ruggero Conti, rinviato a giudizio dal tribunale penale di Roma per abusi sessuali nei confronti di sette minori.
Per lui il processo canonico non si è celebrato, come su mia domanda ha confessato  nell’udienza del 20 maggio scorso il Vescovo Gino Reali, il quale per motivi formali non aveva dato seguito alla pluralità di denunce scritte e orali ricevute negli anni precedenti alle indagini della polizia.
 
Possibile che solo in Italia nessun Vescovo abbia ritenuto di dover rassegnare le dimissioni o fare mea culpa per l’omessa vigilanza?
 
Se la CEI vuole fare davvero chiarezza, tutelando le vittime anziché le sue gerarchie, dovrebbe creare un fondo per i minori abusati con una parte del miliardo di euro che ogni anno ottiene dall’8 per mille dell’Irpef degli italiani.
 
 
 


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