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Una trattativa tormentata che indica il peso di misure impopolari

• da Corriere della Sera del 26 maggio 2010

di Massimo Franco

 

La citazione in latino di Giulio Tremonti, «Primum vivere, deinde philosophari», prima si deve vivere, poi fare filosofia, è la stessa che regalò ai suoi l’allora segretario del Psi Beffino Craxi nel 1976, quando il loro partito rischiava di scomparire. Averla dissepolta ieri incontrando sindacati e imprenditori, lascia capire quanto il ministro dell’Economia consideri in bilico la situazione; e con quale fastidio ascolti le proteste che la sua manovra sta provocando: sebbene sia considerata obbligata dalla crisi europea, e non sia scontato che basti ad arginare la speculazione finanziaria.
L’ostilità viene dalle pposizioni, ma sembra affiorare nella stessa maggioranza. Si è parlato di un Silvio Berlusconi inquieto di fronte a sacrifici che Tremonti contrasti nel considera irrinunciabili; ma ridimensionano settori dell’amministrazione intoccabili per palazzo Chigi. Le voci sono diventate così fitte che Bossi si è candidato à pubblico mediare i contrasti. «Li incontrerò e getterò acqua sul fuoco» ha assicurato senza avvertire il paradosso.
Il colloquio di ieri a palazzo Chigi fra Berlusconi, il suo ministro ed il sottosegretario Gianni Letta prima del Consiglio dei ministri dà il senso di una trattativa serrata. E fotografa la preoccupazione di offrire all’opinione pubblica un piano che non alimenti tensioni sociali. Ma per quanto annacquata, la manovra approvata in serata scontenta comunque qualcuno. Si è già avuto un assaggio con l’annuncio del taglio di un miliardo e mezzo di euro agli enti locali: Tremonti ha avvertito che altrimenti l’Ue ridurrà comunque i contributi.
Ma per il Pd l’unico risultato sarà un aumento delle tasse locali. L’accusa che esponenti l’opposizione rivolgono al governo è di farsi schermo dei vincoli europei per colpire «i soliti noti». Tremonti ha invitato i propri interlocutori a «gestire insieme quella che non è una finanziaria qualsiasi». Ma l’ipotesi di un «sì» del centrosinistra rimane improbabile. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha chiesto senso di responsabilità di fronte a «sacrifici equi». Il contorno, tuttavia, rimane confuso. Non è chiaro se manchi la consapevolezza della gravità della situazione; oppure se, pur intuendola, prevalga la diffidenza verso un ministro dell’Economia stimato a livello europeo ma ritenuto da alcuni alleati troppo «rigorista». Il sospetto più forte è che il centrodestra berlusconiano abbia difficoltà a chiedere al Paese di tirare la cinghia, ed a sfidare l’impopolarità. La discussione a dir poco animata di ieri sera in Consiglio dei ministri forse è lo specchio di un limite culturale, prima ancora che politico.


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