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Pdl-Pd verso l'intesa: pensioni rosa a 65 anni

• da Libero del 4 giugno 2010

di Elisa Calessi

 

Il filo è sottilissimo e molto fragile. Ma c’è. A tesserlo sono le "colombe" del PdL e del Pd. Un partito, trasversale agli schieramenti, sempre più convinto della necessità di produrre intese «nell’interesse del Paese», di fronte all’aggravarsi della crisi economica. Il tutto nonostante, da entrambe le parti, lo scontro sia asprissimo, come si è visto ieri ad "Annozero" nel duello tra. Pier Luigi Bersani e Giulio Tremonti. Ma per un Bersani che azzanna, c’è, per esempio, il veltroniano Giorgio Tonini che invita il suo partito a non «arroccarsi», ma «a valutare alla fine» l’atteggiamento da tenere sulla manovra. E ha ricordato i ripetuti appelli di Giorgio Napoletano, di fronte ai quali «il Pd non può fare spallucce», così come «la richiesta dell’establishment economico-finanzario, da Confindustria al governatore Draghi, all’unità della politica».
Una prova di questa diplomazia si è vista, ieri, su due materie: pensioni e manovra economica. Ieri la Commissione europea ha invitato di nuovo l’Italia a rispettare la sentenza della Corte di giustizia europea. Quella che, già nel 2008, intimava all’Italia di innalzare a 65 anni l’età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Il governo ha approvato misure che nel giro di otto anni, cioè nel 2018, porterebbero a quel traguardo. Ma, secondo Bruxelles, otto anni sono troppi. Francesco Boccia, che già l’altro giorno su questo giornale aveva proposto di aumentare l’età pensionabile per uomini e donne, forte della "sponda" europea, è tornato a insistere sulla necessità di una riforma. E si è unita a lui Alessia Mosca, deputata del Pd vicina a Enrico Letta, invitando l’esecutivo ad «accettare la novità» che arriva dall’Europa.
Hanno teso la mano al governo anche Sandro Gozi e Cesare Damiano, capigruppo del Pd rispettivamente nelle commissioni Politiche della Ue e Lavoro. «Se non equiparerà immediatamente l’età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico», hanno scritto in un nota, «l’Italia sarà nuovamente deferita alla Corte di giustizia europea». E hanno chiesto al ministro Sacconi «di tener conto delle nostre proposte». Favorevolissimi, poi, si sono detti Lorenzo Cesa per l’Udc e la radicale Emma Bonino, secondo cui l’equiparazione tra uomini e donne è «necessaria» e il governo deve farla «subito». Naturlamente, non tutti la pensano così. Per Sergio Cofferati e David Sassoli il problema non è parificare l’età pensionabile, ma «garantire parità di trattamento tra donne e uomini in termini di retribuzione, di ingresso e di uscita dal mercato del lavoro». Sulla stessa linea è Rosy Bindi, secondo cui «l’uguaglianza comincia, con vere opportunità di lavoro e parità nelle retribuzioni». Ma le "colombe" non demordono. E proprio sul tema delle pensioni, i quarantenni di Pd e PdL sono al lavoro per organizzare una serie di iniziative pubbliche bipartisan per puntare l’attenzione sulla necessità di una riforma. Prove di dialogo sono in corso anche sulla manovra economica, come si è visto ieri nell’Aula di Montecitorio. Il Pd ha presentato un’interpellanza urgente al ministro Tremonti, firmata da Boccia e Michele Ventura, per proporre tre misure. Il blocco delle vendite allo scoperto di titoli di Stato: un intervento, per capirsi, che punta a evitare uno dei fenomeni che ha provocato il tracollo della Grecia; l’aumento dal 12,5% al 20% della tassazione delle rendite speculative; la creazione di un’agenzia di rating europeo, al posto delle attuali
che sono tutte anglosassoni. A nome del ministro ha risposto Luigi Casero, sottosegretario all’Economia e berlusconiano doc. Il quale, a sorpresa, ha detto di «condividere» le tesi espresse dal Partito democratico. Solo, ha aggiunto, queste operazioni non devono essere fatte «in sede nazionale, ma in sede europea». Non è ancora, un’intesa, ma è un segnale. E non da poco. Certo, Casero non è Tremonti. Ma la sua vicinanza a. Berlusconi viene vista nel Pd come una possibile apertura del premier. Intanto Beppe Fioroni rimproverava al Pd di non aver presentato subito sue proposte sulla manovra: «Dovevamo giocare d’anticipo. Ora invece siamo inchiodati sul sì o no a Berlusconi, siamo inchiodati nel ruolo di quelli che dicono no, mentre avevamo l’occasione di dire la nostra prima. E questo ci condanna ad essere irrilevanti».


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