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Storie (ignorate) di stragi quotidiane

• da L'Opinione del 7 giugno 2010

di Valter Vecellio

 

Una questione che, quando accade, viene relegata in scarni trafiletti: sulle sponde del Volturno, in Campania, discariche di amianto e carcasse di bufale morte; nel Po al posto delle tradizionali tinche e anguille, il 98 per cento dei pesci è "straniero"; nell’Adda, uno dei fiumi lombardi, si è scoperta la presenza di scarichi non funzionanti che sversano liquami direttamente nel fiume; il depuratore sull’Aniene, all’altezza di Tivoli, nel Lazio, non funziona; nell’alto Tevere, in provincia di Perugia, sono stati scoperti scarichi di fognature abusive. Questo e molto altro nel primo censimento dei ventinove corsi d’acqua italiani realizzato dal WWF nell’ambito della campagna "Liberafiumi 2010", seicento chilometri
di sponde passate al setaccio da centinaia di volontari.
E il rapporto che se ne ricava è a dir poco terrificante. A proposito di eternit e di amianto, si citano episodi inquietanti verificatisi ai danni di lavoratori delle ferrovie a La Spezia; degli operai della ex NAR di Offanengo e Romanengo, vicino Cremona; e poi le centinaia di tumori diagnosticati a Broni, vicino Pavia dove la Cementifera Italiana Fibronit produceva manufatti in cemento-amianto; il pericolo costituito da vagoni e locomotori arrugginiti e sventrati, sui cui spicca la "A di amianto, abbandonati nel grande scalo "smistamento" tra Milano e il comune di Pioltello; i lavoratori del cantiere navale di Monfalcone, esposti all’amianto, alcuni dei quali deceduti; la presenza di ondulati in fibrocemento, lastre deteriorate e altri rifiuti tossico-nocivi all’interno dello stabilimento della Barilla di San Nicola di Melfi; la denuncia che sono almeno 75mila gli ettari di territorio contaminato dall’amianto in attesa di essere bonificati, e che dal 1993 al 2004 si sono riscontrati almeno 9mila casi di mesotelioma pleurico...
Bene - si fa per dire! - Oggi si apprende che il Cnr ha calcolato che nelle città italiane vi sarebbero almeno 32 milioni di tonnellate di amianto da smaltire: cinquecento chili per abitante. Due miliardi e mezzo di metri quadrati di coperture in eternit. Immaginate una città di 60 mila abitanti fatta di solo amianto. Una giungla di miliardi di fibre che, sino a quando non verranno smaltite continueranno a essere una bomba a tempo sulla quale l’Italia siede, nemmeno fosse sabbia tiepida.
Una situazione che provocherebbe la morte di circa tremila persone ogni anno per malattie correlate all’esposizione all’asbesto, e tra queste almeno milleduecento casi di mesotelioma, una forma di cancro per il quale finora non è stata trovata una cura.Per dare un dato: nella sola regione Lombardia risultano almeno 2,7 milioni metri cubi di amianto sparsi in 4.228 edifici pubblici, 24 mila edifici privati e in mille siti. Le agenzie ne hanno parlato. I giornali no. Eppure è un grosso processo, un processo per una strage: con decine e decine di morti; con decine e decine di altri morti che sono annunciati, che inevitabilmente verranno. La strage è quella provocata dall’amianto. II processo, è quello in corso a Torino.
All’ultima udienza di questo processo ha deposto Francois Islen, già architetto del Politecnico di Losanna in Svizzera, attualmente consulente del Caova, un comitato svizzero di aiuto e assistenza alle vittime dell’amianto. Cosa dice Islen? Dice che sin dal 1962, quasi cinquant’anni fa! - era universalmente noto che l’amianto causava il cancro, che bisognava abbandonarlo. Ma la Eternit fino al 1990 - 1990, per ventotto anni - lo ha utilizzato due volte più di prima. Islen poi ha detto che l’amianto in Svizzera è stato vietato nel 1990, ma che Eternit ha ottenuto una proroga di altri quattro anni.
Dice che ancora oggi ci sono aziende che possono ottenere speciali autorizzazioni per continuare a impiegarlo, anche se tutto è avvolto nel segreto, classificato come "confidenziale".
Sempre a Torino depone un ex dirigente, si chiama Silvano Benitti. Nel 1975 lo mandano a svolgere ispezioni, poi si trova sbattuto a dirigere uno stabilimento in Basilicata. Com’è finito in Basilicata? E’ il premio per aver redatto un rapporto con critiche, osservazioni e considerazioni sugli impianti e il comportamento dei colleghi. Vediamo cosa racconta Benitti: che tra le sedi tedesche dell’Eternit e quella di Casale Monferrato, vicino Alessandria, c’era una differenza eclatante. Una differenza, dice, "fatta di puzza e di polvere, la sporcizia nella sede di Casale Monferrato arrivava ovunque"; e soprattutto che non si faceva nulla per evitare il rischio di contaminazione di asbestosi e tumori provocati dall’amianto.
Sempre amianto, ma bisogna andare a Palermo: il 26 aprile scorso tre ex dirigenti ed amministratori di Fincantieri, sono stati condannati per le morti bianche da amianto; la sentenza stabilisce che Fincantieri non ha tutelato a sufficienza gli operai, ha utilizzato per anni un materiale a basso costo - l’amianto appunto - pur sapendo che è pericoloso per la salute. Sono stati 37 i morti nei cantieri navali per mesotelioma pleurico e asbestosi, e altri 24 sono gravemente malati.
Storie (ignorate) di stragi. Stragi spesso di diritto, di legge, di giustizia; e, come si vede, di corpi, persone


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