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Intercettazioni, in vista nuova stretta per gli editori

• da La Gazzetta del Mezzogiorno del 8 giugno 2010

 

Sul ddl intercettazioni gli editori potrebbero essere chiamati a rispondere anche penalmente. In uno degli emendamenti che ancora si stanno finendo di limare al Ministero della Giustizia si prevede, infatti, che gli editori diventino punibili per la pubblicazione di intercettazioni di cui era stata ordinata la distruzione. Per loro si sta parlando di un pagamento tra le 100 e le 300 quote: il che significa una somma complessiva, nel massimo, di oltre 450 mila euro. Resterebbe invece ridotta tra le 100 e le 150 quote la sanzione che dovrebbero versare nel caso in cui si tratti di intercettazioni coperte da segreto o comunque pubblicate prima della conclusione delle indagini preliminari.
In vista di oggi, quando la maggioranza si confronterà sulle Intercettazioni nell’ufficio di presidenza del Pdl, il relatore del testo Roberto Centaro ha lavorato per quasi tutto il giorno con gli altri tecnici della Giustizia per mettere a punto circa nove proposte dì modifica che accolgano buona parte delle perplessità del Quirinale e dei finiani. In sostanza, si è cercato di mettere nero su bianco tutti quei principi emersi dall’ultimo vertice al Senato con il Guardasigilli Angelino Alfano della settimana scorsa.
Tra gli argomenti su cui si sta ragionando c’è anche il cosiddetto emendamento Ghedini e cioè la possibilità di prorogare di 48 ore in 48 ore il tetto massimo fissato per la durata delle intercettazioni: 75 giorni. Nella bozza di emendamento che si sta mettendo a punto si prevede la possibilità di chiedere proroghe di 48 ore in 48 ore solo nei casi in cui si possano acquisire «elementi fondamentali per l’accertamento del reato per cui si procede» o se si ravvisa la possibilità di poter impedire che venga commesso un altro reato che risulti però sempre intercettabile. In questi casi la proroga potrà essere disposta direttamente dal Pm, ma il Gip collegiale del Tribunale distrettuale del capoluogo dovrà convalidarla dopo esserne stato informato non oltre le 24 ore. Questo, secondo quanto si apprende, sarebbe uno dei nodi ancora da sciogliere.
Per quanto riguarda la norma che esclude l’arresto obbligatorio in flagranza per gli atti sessuali con minori, nei casi di lieve entità, il principio sembra confermato. Verrebbe solo riscritto tecnicamente in modo più preciso per far capire che siccome l’arresto facoltativo è previsto anche per i casi più lievi di violenza sessuale non si capisce perchè non si possa prevedere la stessa cosa per gli atti sessuali con
minori.
Si è trovata una soluzione anche per le intercettazioni ambientali che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha definito un «buon accordo»: le cimici si potranno applicare, purchè non in luoghi di privata dimora, anche se non si ha la certezza che nel luogo che si vuole controllare si stia svolgendo un reato. La riunione annunciata tra finiani e berlusconiani per fare il punto sul ddl non c’e stata, ma si sa che numerosi sono stati i contatti telefonici. I finiani fanno -sapere che se gli emendamenti resteranno quelli annunciati dai vertici del gruppo Pdl al Senato non ci saranno grosse obiezioni da fare. Il Pd continua a esprimere un giudizio negativo sul testo, come sottolinea il responsabile Giustizia del partito Andrea Orlando, mentre Emma Bonino accusa il centrodestra di legiferare sulla materia «in modo demenziale». oggi, comunque, per il ddl intercettazioni sarà senz’altro il giorno della verità: dopo l’Ufficio di presidenza del Pdl, si riunirà la commissione Giustizia per votare i due emendamenti accantonati la scorsa settimana (norma transitoria e atti sessuali con minori). E per il pomeriggio è convocata l’Aula. Il presidente Schífani dovrebbe dare tempo per presentare subemendamenti ai nuovi emendamenti del relatore Centaro.


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