Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 20 apr. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
L'idea di giustizia nelle parole di Amartya Sen

• da L'Opinione del 22 giugno 2010

di Pier Paolo Segneri

 

Il progetto politico liberale e socialista della Rosa nel Pugno venne concepito, fin dall’assemblea di Fiuggi del settembre 2005, come uno strumento per la lotta alle ingiustizie e alla malagiustizia. E’ nato così: per combattere le ingiustizie e per offrire uno spazio aperto di libertà e di giustizia. E’ nato sotto questi auspici, a seguito della campagna referendaria sulla procreazione assistita, per porre un argine alle ingiustizie sociali e civili e umane. Quella è l’impronta politica del progetto. Ma è sempre stata un’idea concreta, non idealista. E’ con la lotta politica e nonviolenta, infatti, ha ripetuto spesso Marco Pannella che si possono rimuovere gli ostacoli imposti dalle ingiustizie, di ogni tipo. Come abbiamo sempre sostenuto, è nella lotta alle ingiustizie che trova il suo fondamento la Rosa nel Pugno. E’ "il nuovo possibile". A tal proposito, viene spontaneo ricollegare tutto questo discorso al nuovo libro di Amartya Sen, L’idea di giustizia (Mondadori, 457 pagine, 22,00 euro), che è uscito da poco nelle librerie italiane. Il premio Nobel per l’economia, infatti, ha dato alle stampe un sostanzioso volume da leggere e da rileggere. Lo consiglio a tutti perché lo considero, pagina dopo pagina, un vero e proprio manifesto filosofico e metodologico, ideale e concreto per la realizzazione della Rosa nel Pugno. Certo, si tratta di un volume complesso e articolato, ma non per questo motivo deve spaventare il lettore. Anzi, è una lettura che coinvolge fino a divenire ineludibile all’interno del dibattito politico in corso. E’ come se fosse uscito nelle librerie italiane il possibile manifesto politico della Rosa nel Pugno. Non a caso, in L’idea di giustizia, lo scrittore indiano giunge alla conclusione che "la giustizia, in ultima istanza, ha a che fare con la vita vissuta delle persone, non soltanto con la natura delle istituzioni che le circondano". E il ragionamento si fa politico: qual è il rapporto tra le capacità e il ben-essere di una persona? Come ridurre l’ingiustizia e promuovere la giustizia? Che ruolo giocano le scelte personali? Qual è il rapporto tra la ragione e i sentimenti? Quali riforme sono necessarie per rendere il mondo un po’ meno ingiusto? Qual è il rapporto tra economia e felicità? E così di questo passo. Secondo Amartya Sen, se gli uomini continueranno ad avere un’idea astratta di giustizia, allora ecco che, fatalmente, continueranno anche a dividersi, a provocare ulteriori ingiustizie o a perpetrare quelle già esistenti. E’ necessario, invece, concentrarsi sulla concreta lotta alle ingiustizie che davvero ostacolano il cammino dell’uomo e su cui è possibile una convergenza delle volontà.


IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail