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La nomina di Aldo Brancher a ministro per l’Attuazione del federalismo e il nuovo, conturbante mistero politico italiano. E’ stato promosso con velocità fulminea, all’insaputa di tutti, imponendo un doppione creato dal nulla. Se ne sono mostrati sorpresi un ministro di primo piano (La Russa) e il capogruppo del Pdl al Senato (Gasparri). Bossi, il federalista per eccellenza e che per il federalismo ha una esplicita competenza di governo, ha accolto la notizia con una tale contrarietà da suggerirgli sul pratone di Pontida una pubblica e clamorosa sconfessione della scelta di Berlusconi. Perché tutta questa fretta? E che così impellente bisogno c’era di aggiungere il nome di Brancher a quelli della compagine ministeriale?
Mistero. Mistero politico. E’ misterioso che il presidente del Consiglio abbia deciso di appesantire un governo che si vantava di aver costruito snello, essenziale, senza quelle escrescenze correntizie su cui aveva penato il precedente governo Prodi. E’ misterioso che, in tempi di austerità finanziaria, si istituisca un nuovo ministero il cui costo viene approssimativamente valutato da Enrico Letta del Pd in un milione di euro: uno spreco. È misterioso che, invece di nominare speditamente il ministro che da oltre un mese e mezzo dovrebbe prendere il posto di Claudio Scajola allo Sviluppo economico, cioè in un dicastero clou, si cincischi, si rinvii la decisione sine die e nel frattempo si aggiunga un ministero controverso, affiancandolo
a uno che già esiste e il cui titolare, Umberto Bossi, lo considera una molesta interferenza. Siamo inoltre, l’ha notato Emma Bonino, al terzo ministero metodologico di stampo orwelliano (il «Ministero della Verità » di 1984), il cui compito dovrebbe essere quello di sorvegliare il lavoro degli altri colleghi: Rotondi e il ministero per l’Attuazione del programma, Calderoli e il ministero della Semplificazione e ora quello per l’Attuazione del federalismo.
Uno spreco di competenze, uno sciupio. Senza nemmeno avvertire gli alleati, i ministri, gli esponenti di punta della stessa coalizione. Neanche la stampa. Nella più totale clandestinità . Ancora una volta: perché?
Anche i meno sospettosi, anche chi è più disponibile a rilasciare un credito all’attuale governo e chi ha appena ritenuto positive le ultime scelte, specialmente in economia, è costretto a immaginare che in tanta segretezza frettolosa molto abbia pesato il nome del nuovo ministro, Aldo Brancher, che potrebbe avvalersi, come tutti i ministri, delle nuove norme sul «legittimo impedimento» per procrastinare le vicende giudiziarie che lo riguardano. E’ un sospetto ingiusto, ma la singolarità della nomina di Brancher autorizza qualsiasi malevolenza. Nemmeno la spiegazione politica a favore della Lega, visti gli stretti rapporti tra Brancher e il movimento di Bossi, appare minimamente convincente. Allora sarebbe il caso che i responsabili del governo spiegassero qualcosa di più. Mettessero a parte gli italiani di una scelta tanto estrosa. Altrimenti alimenterebbero ogni tipo di sospetto. Diano un significato politico a una decisione che sembra solo molto personalizzata. E di tutto abbiamo bisogno, tranne che di un governo ad personam.