Nessun uomo è privo di relazioni. E un "animale familiare", e non c è uomo al mondo che possa definirsi solo come "individuo", perché ciascuno è parte di una rete di rapporti che lo definisce e lo rende persona. E’ la cifra degli interventi che si sono susseguiti ieri pomeriggio a Roma, alla Camera dei Deputati, nella presentazione del libro La comunità familiare e le scelte di fine vita (Cantagalli, 264 pagine, 13 curo).
L’appuntamento, organizzato dall’onorevole Luisa Santolini, Lldc, presidente della Fondazione Sublacense Vita e famiglia, è stato l’occasione per un confronto tra esponenti politici di diversi schieramenti sui temi del fine vita.
Erano presenti infatti, oltre a Francesco D’Agostino, presidente del Comitato scientifico della Fondazione, il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella (Pdl), l’ex ministro Giuseppe Fioroni (Pd), e gli onorevoli Paola Binetti (Udc), Rocco Buttiglione (Udc) e Domenico Di Virgilio (Pdl). prendo il confronto l’onorevole
Santolini ha spiegato come il volume si riveli di stringente attualità , stante la proposta di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento non ancora approdata all’aula di Montecitorio, in attesa dei pareri delle Commissioni competenti e con la prospettiva, accennata da Di Virgilio, di andare in discussione probabilmente dopo l’estate. Una legge che continua a far discutere, anche in ambiente cattolico, e che ben si presta a momenti di riflessione condivisa. Domenico Di Virgilio ha infatti portato l’attenzione sui tre punti qualificanti della proposta di legge: l’alleanza terapeutica, il consenso informato e le dichiarazioni di trattamento. «L’alleanza terapeutica ha ricordato - è fondamentale per una corretta formazione del rapporto paziente-medico. Quale può essere stata l’alleanza terapeutica tra Welby e Riccio», il medico che gli staccò la spina? Di Virgilio ha inoltre sottolineato come questa legge «non deve essere "dei cattolici" ma deve rispettare la vita e la dignità della persona». La riflessione di Giuseppe Fioroni si è incentrata sui problemi insiti nella pretesa di normare in astratto, dentro una legge generale, ciò che è sempre stato di competenza del medico e della famiglia. «Cercare di sommare la codifica dei diritti con il malato, unico e irripetibile, che si ha di fronte - ha affermato Fioroni - temo non sia una procedura sempre automatica e semplice». Di qui la provocazione: «Com’è possibile coniugare per legge il senso del limite e la responsabilità del potere umano da esercitare? La politica deve rinunciare a fare campagna elettorale su questi temi». Non si è fatta attendere la replica del sottosegretario Eugenia Roccella: «La legge è necessaria perché la magistratura non è stata prudente come la politica, e se la politica non si affretta a dare risposte queste verranno da qualche altro soggetto». Il riferimento è ai registri comunali dei testamenti biologici («elaborati con criteri fantasiosi e non rispettosi dei cittadini») e alle continue incursioni della magistratura e della prassi medica.
Anche Francesco D’Agostino ha evidenziato l’ingenuità di arrivare a definizioni incrollabili ma, al contempo, ha ricordato che si possono individuare con certezza «orizzonti di senso» condivisi da tutti, credenti e non, da cui far scaturire un percorso comune: «La vita è un bene, e la tutela della vita è un’esigenza fondamentale. Quando è in gioco questo bene l’approccio individualistico è antropologicamente assurdo». Le conclusioni sono spettate a Rocco Buttiglione, la cui analisi si è focalizzata sulla persona come soggetto e, contemporaneamente, come comunità : «Ogni uomo sa che non appartiene solo a se stesso ma alla comunità relazionale che ha contribuito a costituirlo come persona. Quando diciamo che "il corpo è mio e ne faccio quel che voglio" in realtà confessiamo la nostra solitudine».
Il volume presentato è il frutto più recente dei "Laboratori" che ogni estate la Fondazione Sublacense organizza per tre giorni con interlocutori di alto profilo, raccogliendo proposte, idee e domande