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E se domani... i gay da Silvio perché no?

• da Il Secolo d'Italia del 1 luglio 2010

di Daniele Priori

 

Milano, Torino, Palermo e Napoli nelle scorse settimane, sabato 3 luglio a Roma. E' tempo di Gay Pride. Per la comunità gay e trans di tutto il mondo sono ancora una volta i giorni dell'orgoglio. Lo sono, forse ancora di più, per gli omosessuali italiani. Con una grande novità: il Pride non è più una delle tante manifestazioni di estrema sinistra. I militanti e i capi delle principali associazioni, specie nella capitale, hanno (finalmente) preso la buona abitudine di guardarsi attorno, scoprendo che in Europa (e anche in Italia) si sta palesando una nuova destra. Libertaria, per i diritti di tutti, per un Paese che finalmente miri a un reale progresso civile e sappia cogliere gli spunti migliori dalla nuova composizione etnica come dalle moderne comunità culturali in esso presenti. Il leader Tory, David Cameron, da poche settimane premier inglese, nelle recenti elezioni ha riservato gli appelli più caldi e accorati proprio ai cittadini gay. Come gesto d'amicizia, infine, il neopremier ha addirittura indetto la festa inaugurale del Pride londinese nientemeno che a Downing Street, residenza del capo del governo. Un po' come se al "fantasista della politica" Silvio Berlusconi (splendida definizione formulata dal senatore Luigi Compagna intervistato dal Secolo) venisse il ghiribizzo, venerdì sera, di convocare un aperitivo pre-Pride a Palazzo Chigi o a Palazzo Grazioli. In fondo manca solo lui all'appello dei "ricevimenti gay" istituzionali. Persino nel BelPaese del "si fa ma non si dice", infatti, i gay sono arrivati ai caminetti dei piani nobili. Ad avviare la stagione di confronto col mondo gay fu, con molta serenità, il presidente della Camera, Gianfranco Fini il quale, a metà maggio 2009, in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia, aprì il suo studio a Montecitorio ai leader del movimento omosessuale italiano. Da parte sua, con il pragmatico realismo che tutti gli riconoscono, Fini chiese ai suoi ospiti una ragionevole gradualità nelle rivendicazioni. Patto rispettato nonostante il brutto scossone dello scorso autunno, rappresentato proprio dalla bocciatura della legge antiomofobia alla Camera, traguardo che per la comunità gay italiana era e rimane solo un primo passo verso quell'agognato diritto alla felicità fatto di sorrisi, amore e non di lame insanguinate e occhi pesti. Nello stesso periodo, sempre Fini, inviò al terzo Congresso nazionale di GayLib, l'associazione dei gay di centro- destra, un messaggio che, stando a notisti come Salvatore Merlo e Enzo Palmesano, ha rappresentato uno dei punti nodali della cosiddetta "svolta" della nuova destra italiana. Nell'appunto riservato all'assise gaylibina il cofondatore del Pdl auspicò che tramite appuntamenti simili si potesse giungere alla "costruzione di una società fondata sul rispetto della dignità della persona e sulla promozione dei valori della libertà e dell'uguaglianza, contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione". Lo scorso 17 maggio 2010, poi, una delegazione più folta è stata ricevuta addirittura al Quirinale dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano che di fronte al ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha indicato espressamente la necessità di un "adeguamento normativo" come possibile soluzione per i problemi degli omosessuali italiani. La sveglia, dunque, ancora una volta è stata per il capo del governo, Silvio Berlusconi affinché, magari ascoltando la nuova apprezzabile sensibilità dimostrata proprio dal ministro Carfagna, riesca a portare il Paese al passo con la migliore tradizione dell'Europa occidentale, onorata anche dai governi di centrodestra. Se, infatti, negli altri Paesi Ue a ovest dell'ex blocco comunista il vocabolario dei diritti è ben aggiornato, dalle nostre parti, quarantuno anni dopo, almeno a giudicare dai codici, siamo ancora a Stonewall, quel malfamato anfratto di New York dove gay e trans si riunivano, nei loro locali semiclandestini e, proprio alla fine di giugno del 1969, si scatenarono la rabbia e l'orgoglio gay e trans contro gli sbirri che violavano persino la dignità di quella che da allora iniziò a sentirsi davvero una comunità. La polizia, infatti, nella Grande Mela faceva il bello e il cattivo tempo, fino a quando una trans di nome Sylvia Rivera con un solo gesto (si dice il lancio di una scarpa) animò l'Indipendence Gay (così lo battezzò lo storico Massimo Consoli in un suo libro) da cui New York divenne poi la capitale dei diritti. Anche per i gay. Tanto che un suo sindaco, il libertario dì destra Rudy Giuliani, poi candidato alle Primarie per le Presidenziali 2008, arrivò a sfilare in un Gay Pride addirittura en travesti e colse l'occasione per raccontare la sua convivenza nello stesso appartamento, da novello single dopo la separazione, con una felice coppia gay. Ma se l'apertura a destra del popolo del Pride in Italia fa ancora notizia, in Europa, come è noto, è da tempo una realtà. Il caso inglese è sintomatico, l'Olanda già nel 2002 era pronta ad acclamare premier il libertario dandy, leader della destra identitaria, Pini Fortuyn, omosessuale dichiarato e popolarissimo professore di sociologia. Nella cattolicissima Spagna il Partito Popolare di Aznar ha una piattaforma gay e il leader carismatico due volte premier, già prima della riforma del diritto di famiglia firmata da Zapatero nel 2005, parlava di un prossimo riconoscimento delle unioni civili per le coppie omoaffettive. Così GayLib in Francia. L'associazione è parte integrante dell'Ump, il partito della nuova destra postgollista che ha eletto presidente Nicolas Sarkozy. Gli esponenti del direttivo di GayLib sono tutti consiglieri nazionali Ump e dispongono di una sede nazionale a Parigi, presso gli uffici del partito, dove Sarkò è di casa tanto d'aver festeggiato con la base gay i dieci anni dell'associazione, nel 2007, poco prima dell'elezione all'Eliseo. Come dire: i gay portano bene. Deve averlo pensato anche la leader del centrodestra tedesco Angela Merkel, cancelliera riconfermata che si dice non abbia smesso neppure nei cinque anni di GroBe Koalition coi socialdemocratici l'amicizia col leader gay del Partito Liberale, Guido Westerwelle, divenuto lo scorso autunno, dopo le nuove elezioni, autorevole ministro degli Esteri riuscito immediatamente nell'impresa di dimostrare agli occhi di una stupita quanto compiaciuta Hillary Clinton quanto è libera la nuova Germania. Nel party ufficiale riservato ai capi di Stato, il 9 novembre 2009, nel ventennale della caduta del muro di Berlino, scelse infatti di presentarsi col suo partner di sempre, il manager sportivo di Colonia Michael Mronz. E proprio dalla città natia del suo compagno di vita, il prossimo 31 luglio, Westerwelle darà il via ai Gay Games 2010, le olimpiadi omosessuali quest'anno ospitate dalla Germania. Chissà quanto sarà casuale, infine, visto il clima revisionista che si respira dalle parti del movimento gay italiano, l'uscita in Italia, proprio questo fine settimana, del film Brotherhood- Fratellenaza, ruvida storia d'amore gay tra due neonazisti, vincitore del Marc'Aurelio d'Oro all'ultimo Festival del Cinema di Roma. Appassionata dimostrazione di come l'amore e le idee in libertà sappiano superare davvero tutti i recinti. Persino quelli più estremi.


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