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"Famiglia svalutata" L'ira del cardinale contro le unioni civili

• da La stampa del 1 luglio 2010

di Andrea Rossi

 

Dicono che quando si è diffusa la voce che l'emendamento Genisio -via l'espressione «pari opportunità» dalla delibera sulle unioni civili- fosse stato in qualche modo suggerito dalla Curia, il cardinale Severino Poletto non l'abbia presa bene. E quando l'altra sera il Consiglio comunale, con il voto favorevole anche dei cattolici del Pd, ha approvato la delibera l'arcivescovo abbia deciso che la misura era colma. In Curia si sono presi due giorni di tempo per riflettere, calibrare parole ed espressioni. Poi hanno emesso una nota durissima, che non porta la firma del cardinale ma ne rispecchia il pensiero. In via Arcivescovado si dicono «amareggiati e perplessi». La delibera sulle unioni civili «va nella direzione di azioni tendenti a svalutare l'istituto della famiglia», è scritto nel documento. «Si enfatizzano vincoli alternativi», cosa che potrebbe indurre una «mentalità libertaria dove ognuno vorrebbe che ogni scelta di vita ottenesse comunque una legittimazione di copertura giuridica». Si parla di scelta «ideologica», in controtendenza con quanto servirebbe a un Paese in «grave crisi demografica» e con poche leggi «a favore della famiglia», che andrebbe invece sostenuta «nella sua stabilità già fin troppo vacillante». Non manca una stoccata al sindaco. Chiamparino non viene mai citato, ma il riferimento alle sue parole di martedì - «il nostro è un segnale forte nei confronti del Parlamento, l'Italia ci segua» - è chiaro: «Qualcuno ha salutato la delibera come un traguardo di civiltà da accogliere con orgoglio, quasi che Torino debba presentarsi come campione che fa da apripista per una battaglia iniziata da anni e finalizzata a emarginare passo dopo passo il nucleo essenziale della società qual è la famiglia fondata sul matrimonio». In serata, da Roma, Chiamparino prende carta e penna e risponde. Toni cauti, ma non cede di un millimetro. Cerca però di gettare acqua sul fuoco ed evitare lo scontro aperto con la Curia: «Non è un mistero che sul tema delle coppie di fatto ci sia una divergenza di opinioni. Tuttavia non è fondata la preoccupazione secondo cui l'istituto della famiglia verrebbe svalutato. Quello approvato dal consiglio comunale è infatti un percorso del tutto parallelo che non si confonde con i valori della famiglia». Il sindaco si fa forte del voto incassato sul provvedimento da «autorevoli esponenti del mondo cattolico». Gli stessi che lanciano segnali di preoccupazione: nessuna marcia indietro, solo il timore che si enfatizzi - a cominciare proprio dal sindaco - il ruolo di Torino come città apripista. Quadro che fa dire a Domenica Genisio che «Chiamparino ha un po' esagerato. Non abbiamo innovato proprio niente». Il disagio è palpabile. Le bordate del centrodestra erano state messe in conto. Meno quelle del cardinale. E ora hanno buon gioco i cattolici da sempre contrari alla delibera, a cominciare dagli assessori all'Anagrafe Ferraris e al Welfare Borgione. «È un provvedimento inutile, funzionale solo a sostenere che a Torino c'è una discriminazione verso chi non è sposato, cosa del tutto falsa», sostiene Olmeo dell'Api.


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