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Ecco a che cosa servono le missioni governative: presidente e ministri aprono il solco, e poi le imprese italiane seminano. L'alta diplomazia ha sempre un effetto di trascinamento sull'economia. Ci sono i grandi viaggi guidati dal presidente del Consiglio - come in questi giorni in Brasile e a Panama - ai quali viene dato il massimo risalto, dato il livello dei protagonisti. Ma poi ci sono, più silenziose e di nicchia, le tante trasferte ministeriali in Paesi di minore interscambio con l'Italia, dove le delegazioni politico-industriali dissodano terreni quasi vergini. In questa chiave possono essere interpretati anche i rapporti amichevoli stabiliti, per esempio, da Silvio Berlusconi con Vladimir Putin e con il colonnello Gheddafi, ovvero con Russia e Libia: quando i rapporti tra i Paesi e i loro governanti sono improntati alla simpatia, quel che ne discende scorre via più facilmente e senza ostacoli. Tutto ciò non riguarda soltanto il «made in Italy», e cioè i prodotti italiani da vendere all'estero. Riguarda innanzitutto i settori delle infrastrutture e dell'energia: le prime sono «grandi opere» per dimensioni, valore, importanza. Il secondo è il comparto geopolitico per eccellenza: perché cercare ed estrarre petrolio e gas e poi trasportarli attraverso Paesi diversi è un'attività che ha un contenuto strategico e «di relazioni» come nessun altro settore economico. Qui si capisce anche il rapporto biunivoco tra economia e politica: dov'è visibile l'affondo politico, come dicevamo, ci sono sempre imprenditori pronti a cogliere le giuste occasioni; al contrario, dov'è visibile una grande realizzazione italiana all'estero - una centrale, una diga, un impianto petrolifero - una sua componente invisibile è sempre il lavorio politico e diplomatico che ne ha spianato la realizzazione. A Panama, dove ieri Berlusconi ha incontrato il presidente della Repubblica, la più importante impresa italiana di grandi opere, Impregilo, sta ampliando il Canale che mette in comunicazione Atlantico e Pacifico. Quello esistente ormai era troppo piccolo: i nuovi sistemi di chiuse permetteranno il passaggio a una nuova, più grande generazione di navi (le post-Panamax), fino a 366 metri di lunghezza, 49 metri di larghezza, 15 di pescaggio. Una realizzazione imponente, senza dubbio la più spettacolare in questo inizio secolo, per un investimento di 3,2 miliardi. Impregilo è fortemente presente anche in un altro Paese «amico», la Libia: ha in corso la costruzione di tre centri universitari nei quali si formerà la nuova classe dirigente (valore: 400 milioni), mentre a Tripoli, oltre a infrastrutture al servizio dei servizi pubblici di acqua ed elettricità , realizzerà la nuova Conference hall da 5.500 posti (285milioni di euro) progettata dall'irachena Zaha Hadid, una delle stelle dell'architettura contemporanea. Di Impregilo, detto per inciso, è presidente Massimo Ponzellini, che è anche banchiere e uomo di grandi relazioni. In Venezuela - a proposito dimissioni governative - il ministro degli Esteri Franco Frattini ha firmato di recente il sesto accordo di cooperazione economica: e proprio in Venezuela l'altra grande italiana dell'edilizia, l'Astaldi, ha in costruzione tre importanti tratte ferroviarie, per un totale di 570 chilometri, una commessa del valore di un miliardo di euro. Infrastrutture essenziali per il Paese, che serviranno tra l'altro importanti aree petrolifere. In Cile, Astaldi sta costruendo una diga e una centrale idroelettrica da 110 megaWatt (450 milioni di dollari d'investimento), di cui sarà anche gestore; stesso impegno, anche se di dimensioni leggermente inferiori, a Huanza, in Perù.
Nel settore energetico la Saipem del gruppo Eni è leader mondiale nelle tecnologie della perforazione. Anche l' Eni ha un rapporto storico e importantissimo con la Libia, dove estrae gas e petrolio. Ma è presente, nel Nord Africa, anche in Algeria ed Egitto, e nell'Africa sub-sahariana in Angola, Nigeria e Ghana. La Saipem ha costruito alla fine degli anni Novanta il gasdotto Blue Stream, che porta verso l'Italia il gas della Russia, attraversando la Turchia. I rapporti con la Russia hanno permesso di avviare alla fase conclusiva di progettazione anche un altro super gasdotto, il South stream: i primi accordi sono del 2007 e sarà realizzato da una jointventure tra Eni e la russa Gazprom, cui si è recentemente aggiunta con una quota la francese Edf.
Restando all'energia, strategica per il futuro dell'Italia è la presenza all'estero del gruppo Enel: non solo per le dimensioni e l'importanza degli impianti in 23 Paesi, ma soprattutto, in questo momento, per la presenza da protagonista in alcuni importanti siti nucleari. Banalizzando: Enel all'estero sta acquisendo quell'esperienza che potrà mettere al servizio del nucleare italiano, appena la politica le darà il via definitivo. In Francia, insieme al colosso transalpino Edf, Enel sta partecipando alla realizzazione della centrale di Flamanville, in Normandia, dove nel 2012 sarà pronto un impianto di «terza generazione avanzata». In Slovacchia, attraverso la sua controllata locale, sta lavorando all'ampliamento dell'impianto di Mochovce, con due nuovi moduli pronti, rispettivamente, nel 2012 e nel 2013.
Edison, infine, ha da poco ottenuto l'ultima firma in Turchia per la realizzazione del gasdotto Itgi, che nel 2015 porterà il gas del Mar Caspio in Italia, attraverso i Balcani, la Bulgaria, la Turchia e la Grecia.