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Montalto di Castro in bilico tra nucleare e solare

• da Corriere della Sera del 1 luglio 2010

di Francesco Di Frischia

 

l fantasma del nucleare che potrebbe tornare, il sogno dell'energia solare. E in mezzo una vecchia centrale a olio e gas, un nuovo impianto a carbone e un futuro zeppo di incertezze e speranze. Le prime sono di chi teme il ritorno dell'energia prodotta dalla scissione dell'atomo. Le seconde sono di chi, da quella scissione, spera di ricavare un grande business. Ecco in sintesi il passato e il presente di Montalto di Castro, tra il mare e le colline della bassa Maremma, 115 chilometri da Roma, a un passo dalla città etrusca di Vulci. In uno dei poli energetici più grandi d'Europa, che secondo gli ambientalisti è anche uno dei più inquinati, ce n'è per tutti i gusti: una centrale nucleare mai completata, costata agli italiani 7 mila miliardi di vecchie lire chiusa dal 1987. Un'altra centrale «Alessandro Volta» dell'Enel a policombustibile (che brucia olio e gas naturale; ma è vecchia) per altri 7 mila miliardi di lire: funziona solo 3 mila ore l'anno rispetto alla possibili 8.600, cioè solo quando si rischia il black out. Da non dimenticare a Civitavecchia (nella zona di Torrevaldaliga) i lavori in un'altra centrale, sempre targata Enel, che si sta trasformando da policombustibile a carbone: delle 3 caldaie previste, capaci di produrre 660 megawatt ciascuna, la prima è già pronta. Ma anche la green economy e sbarcata in questa zona a vocazione agricola e turistica, abitata da meno di 9 mila anime: le ditte «Sun Ray» e «Sun Power» hanno costruito la più grande centrale fotovoltaica d'Italia. L'impianto, inaugurato a dicembre 2009, ha una potenza di 24 megawatt. In pratica genera energia sufficiente per 13.000 abitazioni e permette di evitare ogni anno l'emissione di circa 22.000 tonnellate di biossido di carbonio. Per risparmiare la stessa quantità di anidride carbonica, secondo gli esperti, sarebbe necessario piantare più di 2 milioni di alberi. Nel programma del governo Berlusconi c'è il ritorno all'opzione nucleare: l'Enel, dopo aver promosso un'alleanza con i francesi di Edf, è pronta a costruire 4 reattori di terza generazione, modello «Epr», che avranno una potenza di 1.600 megawatt ciascuno. Associazioni ambientaliste e esponenti del centrosinistra sostengono che molto probabilmente Enel pensa di-costruire 2 reattori proprio a Montalto, sito giudicato idoneo già nel 1979, insieme a Borgo Sabotino e alla confluenza tra i fiumi Nera e Tevere, tra Magliano Sabina e Orte. Del resto già ci sono le prese d'acqua nel mare per raffreddare i reattori. Ci si può appoggiare alla rete esistente per trasmettere in tutta Italia l'energia prodotta (costruirla ex novo costa 500 mila curo a chilometro). Inoltre l'area è a basso rischio sismico. Se dal 2013 si inizieranno a costruire i reattori, restano molte incognite da sciogliere. Nessuno sa, tra l'altro, se l'inquinamento attuale abbia influito sulla salute dei residenti: qualcuno lamenta picchi di tumori per l'alta concentrazione nell'aria di metalli pesanti. E si ignora dove finiranno le scorie tossiche: ma in Enel non sono preoccupati perché ogni reattore «Epr» ne produce 9 metri cubi l'anno ad alta radioattività. In pratica si riempirà un container ogni 7 anni. Niente a confronto con le 2.200 tonnellate di grafite radioattiva ancora ammassate nel nocciolo del reattore spento a Borgo Sabotino da oltre 20 anni


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