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Sciiti d'Iraq

• da L'interprete (il Riformista) del 2 luglio 2010

di Francesco De Leo

 

Quando, dopo la prima guerra mondiale, l'Iraq fu creato dai britannici con l'aiuto di un lapis e di una carta geografica, si decise di affidare il comando del nuovo stato ai sunniti, che lo avrebbero governato per gli ottanta anni successivi. Fu da allora e fino all'ultimo giorno di potere di Saddam Hussein, che gli sciiti vissero nel loro paese da minoranza, pur costituendone la grande maggioranza. Quando Saddam fu deposto nella seconda guerra del golfo, per gli sciiti, perseguitati dai baathisti senza pietà, ebbe inizio una nuova vita. Il raiss iracheno aveva messo fuori legge le loro celebrazioni religiose più care, facendo assassinare leader religiosi e torturare membri del clero. Dopo la guerra, la rinascita sciita si identificò nell'importante e difficile tentativo di prepararsi finalmente a prendere in mano le redini del Paese, di farsi classe dirigente, di far emergere, da una comunità, profondamente religiosa, una leadership capace di far rialzare la testa ad un Iraq martoriato. Il percorso, che attualmente vive la complessa ricerca della formazione di un governo stabile, è ancora molto lungo e tortuoso. Come ci ha detto Ammar Al-Hakim, uno dei leader sciiti più carismatici, “la democrazia non è una pillola che se ingerita ti fa democraticoâ€. Tantissime ancora le difficoltà da superare. La terribile minaccia del terrorismo che in queste ore sembra colpire con grande pericolosità Baghdad, la capitale bagnata dalle acque del Tigri. La presenza ancora numerosa di soldati stranieri, la convivenza con i quali non è sempre facilissima.
La divisione, più politica che teologica, nel vasto clero sciita. Tre posizioni sembrano emergere come più rappresentative nella comunità: la posizione quietista che fa riferimento ai pronunciamenti dell'ayatollah Sistani e degli altri grandi ayatollah di Najaf, l'attività del Supremo consiglio Islamico in Iraq, l'ex Sciri, organizzazione politica retta da quel che resta della famiglia Hakim, e i sadristi, i radicali seguaci di Muqtada Al-Sadr, carismatico leader riparatosi in Iran. In questo reportage, proposto in due parti e realizzato con RadioRadicale – a Baghdad e nel suo distretto Sadr City, e tra Najaf, Kufa e Kerbala, leggerete le testimonianze, conoscerete le tradizioni e scoprirete le tradizioni di parte dell'universo sciita iracheno. Un variegato, ricco e complesso patrimonio politico-culturale, con cui oggi è impossibile non confrontarsi. L'Iraq rappresenta, più di qualsiasi cosa, quanto oggi il Medio Oriente sia lontano dal modello immaginato e teorizzato dagli americani. La guerra ha partorito uno scenario totalmente opposto a quello auspicato dall'Amministrazione Bush. L'Iraq diventerà un paese stabile e sicuro solo se governato con il consenso degli sciiti e la comunità internazionale farebbe bene ad intraprendere un processo di conoscenza e relazione con gli sciiti d'Iraq, al di là dei condizionamenti e delle alleanze strategiche dell'area.


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