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Un progresso nella lotta all'impunità

• da L'interprete (il Riformista) del 2 luglio 2010

di N. Figà Talamanca

 

Il 30 maggio, nello Stadio nazionale di Kampala, delegati di una conferenza internazionale, personalità della politica mondiale e vittime dei crimini di guerra hanno disputato una partita di calcio. L'evento era organizzato dall'associazione radicale Non c'è Pace Senza Giustizia, insieme all'African Youth Initiative Network (AYNET) e all'Uganda Victims Foundation (UVF), ed e stato una opportunità unica per le vittime dei crimini di guerra e contro l'umanità in Uganda, Darfur Repubblica Democratica del Congo, di interagire con personalità eminenti in calzoncini: Ban Ki-moon, Segretario generale dell'ONU, il presidente dell'Assemblea degli Stati della Corte Penale Internazionale Christian Wenaweser, lo stesso Presidente ugandese Yoweri Museveni. Emma Bonino, leader nella campagna per la costituzione della Corte, presidente della sessione che portò all'adozione dell'Atto Finale dello Statuto della Corte a Roma, ha fatto "l'arbitro" della partita, ricordando a Capi di Stato, Ministri, Personalità eminenti, vittime di crimini internazionali e rappresentanti della società civile che siamo tutti uguali agli occhi della legge. Al di là della metafora, la partita ha dato il calcio d'inizio alla Conferenza di Kampala di Revisione dello Statuto di Roma. Ed ha contribuito a determinarne la direzione politica, oltre a ricordare alla comunità internazionale le esigenze di giustizia e le attese di ripristino dello stato di diritto e della democrazia da parte delle vittime di crimini internazionali e delle comunità interessate dal lavoro della Corte. La Conferenza si è conclusa l'11 giugno 2010 con due risultati: il consolidamento del sistema di penale internazionale e il rafforzamento della lotta contro l'impunità. La Conferenza ha voluto fare il punto sulla situazione della giustizia penale internazionale a sette anni dall'entrata in vigore dello Statuto, e studiarne alcune proposte di modifica; ma è stata anche un'opportunità senza precedenti per rinnovare pubblicamente in Africa il sostegno nei confronti della CPI e dell'integrità del suo mandato da parte di tutti gli Stati parte. I Paesi africani hanno colto questa occasione per ribadire alcuni obiettivi comuni: la lotta contro l'impunità, la promozione dei diritti delle vittime e l'investigazione sui crimini che hanno reso lo Statuto di Roma necessario. Dopo un'ultima giornata tesissima e densa di ribaltamenti di fronte, gli Stati hanno raggiunto un accordo, da molti ritenuto di portata storica, sulla definizione del crimine di aggressione, basata su quella sancita nella risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite 3314 (XXIX) del 14 dicembre 1974. La definizione adottata determina un primo, importantissimo, passo per consentire alla CPI di esercitare la sua giurisdizione su questo tipo di crimine. Pur riconoscendo un ruolo del Consiglio di sicurezza nel determinare l'esistenza di un atto di aggressione, è stata infatti riaffermata l'indipendenza della Corte, senza compromettere il progresso normativo internazionale sulla Responsibility to Protect, ovvero sull'"obbligo di ingerenza". Il Procuratore potrà infatti agire anche di propria iniziativa con l'autorizzazione dalla Pre-Trial Division della CPI e dopo che, dal 2017 in poi, l'Assemblea degli Stati confermerà il suo mandato con una maggioranza qualificata. La Conferenza di Kampala ha attribuito un ruolo centrale alle vittime e alle comunità colpite dai crimini per aumentar; 1'efficacia e l'impatto dell'operato della CPI. Non c'è Pace Senza Giustizia, assieme a Human Rights Network-Uganda e alla Coalizione Ugandese per la Corte Penale Internazionale, dal gennaio di quest'anno, ha organizzato diverse visite in Uganda per creare occasioni di dialogo e di interazione tra i delegati di 27 Stati parte della Corte, le vittime, le comunità colpite, ed i principali soggetti interessati al lavoro della CPI. Inoltre, durante la Conferenza di Revisione, queste associazioni hanno dedicato uno spazio - il "People's Space" - all'interno della sede in cui si è svolta la Conferenza, per far incontrare i partecipanti della società civile e i delegati. Per riprendere l'espressione di Ban Ki-moon, l'augurio e che l'esito positivo della Conferenza di Kampala possa inaugurare una nuova età della responsabilità. Perché si realizzi, occorre che tutti gli Stati parte collaborino pienamente con la CPI nello svolgimento del suo mandato investigativo e giudiziario, al fine di garantire che i responsabili dei crimini più odiosi ai sensi del diritto internazionale, a prescindere dal loro status o dalla posizione di potere, rendano conto dei propri atti.


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