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Se Marcegaglia e Sangalli scelgono di fare coppia

• da Corriere della Sera del 5 luglio 2010

di Dario Di Vico

 

Un comunicato congiunto a doppia firma Confindustria e Rete imprese Italia costituisce di per sé un piccolo evento. Se poi è emesso di domenica e con certa urgenza, la curiosità raddoppia. E il collegamento con il clima di fibrillazione che sta facendo da prologo all'approvazione della manovra è obbligato. A scanso di equivoci va detto subito che le imprese hanno ragione da vendere e le norme fiscali relave alla riscossione e alla compensazione di debiti e crediti violano i diritti dei contribuenti e non servono a combattere l'evasione. Non è la primissima volta che la Confindustria e la neonata Rete imprese Italia sottoscrivono documenti comuni ma finora si era trattato di questioni poco rilevanti.
Quello di ieri è un fatto, nuovo. Tra le due organizzazioni sta dunque prevalendo - senza che nessuno lo abbia teorizzato apertamente - un clima di collaborazione (i protagonisti lo chiamano «buon vicinato») e la spiegazione sta nei mala tempora che per le imprese, proprio nel momento in cui stanno tentando di intercettare la domanda internazionale. La taglia dei problemi, dunque, supera ampiamente quella delle gelosie associative e anche per la giornata nazionale anti contraffazione - in calendario giovedì 7 - Emma Marcegaglia ha invitato Carlo Sangalli, portavoce unico dell'ex club Capranica. Di fronte a una politica che si presenta rissosa, spaccata e spesso inconcludente, le imprese hanno tutto l'interesse e la volontà nel presentarsi come un fronte unico, specie poi quando c'è da difendere come in questo caso le ragioni dei Piccoli presenti nell'una e nell'altra organizzazione. Le forze politiche nelle interviste e nei comizi si dichiarano a fianco della piccola e media impresa tranne poi dimenticarsene clamorosamente quando i provvedimenti arrivano in Parlamento. Se la politica del buon vicinato dovesse dar frutti è probabile che possa tornare di attualità la proposta che la presidente Marcegaglia aveva lanciato generosamente in occasione dell'assemblea nazionale di Confindustria di fine maggio. Un assise delle forze dell'economia e del lavoro per elaborare un'agenda comune fatta di poche priorità. Perché se è vero, come sostiene Luigi Spaventa, che troppi e titolati Paesi puntano a uscire dalla crisi incrementando le esportazioni, l'Italia corre il rischio di interpretare il ruolo del vaso di coccio.


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