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Pannella: Unità nazionale e unione Berlusconi-D'Alema è tabù anche per Fini

5 luglio 2010

"C'è almeno un tabù che vale tanto per la destra – e diciamo anche per il presidente della Camera, Gianfranco Fini – quanto per la sinistra: è tabù il modo in cui Silvio Berlusconi, a capo del Governo, indica come suo candidato a ministro degli Esteri di 500 milioni di Europei Massimo D'Alema, noto 'comunista'; fallito il tentativo, per D'Alema è arrivata poi la presidenza del Copasir". Così il leader radicale Marco Pannella, nella conversazione settimanale con Massimo Bordin ai microfoni di Radio Radicale, commenta quella che reputa "l'attualità politica più evidente che ci troviamo a vivere". Pannella nota a questo proposito come "nella mozione del Comitato di Radicali Italiani ci sia la presa di distanza da un'attualità che invece viene letta come quella di una situazione democratica che si deteriora soprattutto per colpa della maggioranza e del leader della maggioranza, malgrado l'opposizione più o meno felice del Pd. No, questa è una visione sbagliata – ha detto il leader radicale – qui c'è un'unica realtà di regime".
 
Alla vigilia dell'incontro tra vertici Radicali e del Pd, Pannella spiega: "Credo di poter dire che questo mio incalzare per comprendere, mostrare o essere smentito e corretto, sia un battaglia non solo compatibile ma assolutamente necessaria alla democrazia italiana e al Pd, necessaria perché svela le cose che purtroppo Fini e nemmeno gli altri hanno il coraggio di svelare, cioè cosa c'è dietro a un comportamento di Berlusconi nei confronti di una parte di quel potere che lui chiama 'comunista'". Numerosi i riferimenti al Presidente della Camera: "Da un anno e mezzo non ho avuto l'onore o il piacere di parlare con Fini tranne per un suo merito che devo ricordare, perché sulla base del nostro colloquio accettò di vedere di nuovo il Dalai Lama questo autunno. Se ne avessi avuta la possibilità, questo avrei consigliato all'amico Fini: guarda, devi fare sempre di più il Presidente della Camera. Gli avrei detto: se quello che hai consentito finalmente alla radicale Rita Bernardini, cioè per la prima volta a uno delle decine di migliaia di parlamentari italiani di fare quello che il regolamento prescrive - di conoscere i bilanci e i documenti - se questo lo avessi fatto coinvolgendo la Segreteria del Parlamento, avresti potuto fare un'opera immensa, perché lì ti saresti confrontato con la capacità di moralizzare attraverso la mera opera di conoscenza che oggi è affidata solo a Rita e ai nostri mezzi".
 


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