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Selezione degli embrioni La Germania dice sì

• da da 'La Stampa' del 7 luglio 2010

di Alessandro Alviani

Non è il primo passo verso il «bambino su misura», ha precisato la Corte di Cassazione tedesca. Eppure, neanche due settimane dopo aver dato il via libera all’eutanasia passiva, il tribunale federale ha emesso ieri una nuova sentenza destinata a far discutere: secondo i giudici esaminare un embrione in provetta prima che venga impiantato nell’utero, per scoprire eventuali difetti genetici, non costituisce un reato, neanche se, sulla base di quei test, un medico dovesse decidere di usare solo gli embrioni sani e di scartare quelli malati. La sentenza manda di fatto in soffitta l’ordinamento in vigore finora e obbliga il parlamento tedesco ad approvare una legge che consenta, o blocchi, la diagnosi preimpianto. Finora in Germania tale diagnosi, condotta nel caso di inseminazione artificiale, è vietata da una norma del 1991 che proibisce espressamente di distruggere gli embrioni. Ora la svolta: a determinate condizioni la selezione degli embrioni è consentita, ma soltanto per le coppie che hanno una predisposizione a gravi malattie ereditarie. In tali casi, ha spiegato la Cassazione, la diagnosi preimpianto permette di ridurre il numero di aborti di bambini con gravi handicap o malformazioni. Per tutti gli altri casi la diagnosi preimpianto resta invece vietata. «Una selezione illimitata degli embrioni basata su caratteristiche genetiche», mirante a ottenere ad esempio un bambino con un particolare colore degli occhi o dei capelli o con un determinato sesso, è dunque punibile per legge. In concreto la Cassazione ha dato ragione a un ginecologo berlinese che, tra il 2005 e il 2006, era ricorso alla diagnosi preimpianto per tre donne con malattie ereditarie. Una delle tre aveva già avuto una bambina diversamente abile; un’altra aveva abortito spontaneamente tre volte. Il medico aveva sottoposto gli embrioni a dei test genetici e aveva impiantato solo quelli sani, distruggendo quelli con anomalie genetiche. Vista l’assenza di una normativa del tutto chiara il ginecologo si era auto-denunciato all’inizio del 2006 ed era stato assolto in prima istanza da un tribunale di Berlino. Secondo i giudici, infatti, è vietato fecondare ovuli per scopi diversi dalla gravidanza, mentre l’unico obiettivo del ginecologo era proprio quello di consentire una gravidanza. La sua assoluzione definitiva è arrivata ieri dalla Cassazione. La sentenza è stata accolta in modo ambivalente. Positiva la reazione dell’Ordine dei medici tedeschi, secondo cui la decisione assicura finalmente certezza giuridica in questo settore e pone al tempo stesso dei paletti chiari, proibendo una selezione illimitata degli embrioni e la creazione di bambini su misura. Decisamente contrario il mondo cattolico. «L’uccisione degli embrioni che, dopo un’analisi dei danni genetici non vengono più impiantati nell’utero, non può essere tollerata», si legge in un comunicato della Conferenza episcopale. Ancora più duro il commento di Alois Glück, presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi: «La sentenza è un duro colpo alla difesa e alla dignità della vita umana», ha spiegato. Ferma anche l’opposizione di Hubert Hüppe, il delegato del governo tedesco per gli interessi delle persone portatrici di handicap. «Questa decisione apre la porta ai "bambini design" e dunque all’eliminazione di vite umane», ha affermato. Il presidente della Società per la medicina della riproduzione, Jan-Steffen Krüssel, prova però ad abbassare i toni. Non ci sarà un’ondata di ricorsi alla diagnosi preimpianto, chiarisce. In Germania, ha aggiunto, le coppie interessate dalla sentenza della Cassazione sono tra le 150 e le 200 all’anno.

 



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