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Per la pace nel mondo con i dissidenti iraniani

• da L'Opinione delle Libertà del 8 luglio 2010

di Alessandro Pagano

Eravamo in 70.000 in uno stadio della periferia parigina. Esuli e profughi iraniani provenienti da mezzo mondo si sono concentrati a Parigi assieme alle rappresentanze parlamentari di quasi tutto l'Occidente per manifestare contro il regime teocratico di Khamenei e di Ahmadinejad. Gli iraniani dissidenti, che da trent'anni a questa parte fuggono dall'Iran per non essere uccisi, sono centinaia di migliaia e molti di loro lo scorso 26 giugno, come ogni anno, si sono riuniti al grido "Iran democratico, Iran libero". Per solidarizzare con loro, dal Parlamento italiano siamo arrivati in quattro: oltre a me, Carlo Ciccioli (capo delegazione e vero propulsore di questa straordinaria iniziativa), Elisabetta Zamparutti del PD e Massimo Romagnoli del PDL. Come si vede una iniziativa autenticamente condivisa da tutto il Parlamento italiano. La manifestazione è stata organizzata così come ogni anno per commemorare la ricorrenza del 20 giugno del 1980 quando il regime massacrò uomini e donne dell'opposizione. Quel giorno oltre 500 persone furono uccise e all'epoca Ahmadinejad faceva parte dei plotoni di esecuzione avendo l'incarico di infliggere i colpi di grazia alle sventurate vittime. Sono passati 30 anni ma nulla è cambiato. Da allora gli arresti arbitrari, le fucilazioni e i processi sommari sono stati la regola; il regime non si è fermato davanti a nulla e chi si è opposto è stato ucciso senza riguardo per nessuno, nemmeno per i bambini, le donne incinte e gli anziani. La dittatura di stampo islamico non ha mai avuto remore a usare la religione per giustificare omicidi e guerre (pensiamo alle minacce rivolte ad Israele, che secondo Ahmadinejad dovrebbe essere spazzato via dalla faccia della terra). Ciò che è peggio è che questi misfatti vengono compiuti alla luce del sole e senza vergogna. Esaminiamo due casi concreti: 1) Alle ultime elezioni, Ahmadinejad ha vinto grazie ai brogli e nei giorni successivi ha fatto sparare ai giovani dell'Onda Verde che contestavano il risultato elettorale; 2) Come tutto il mondo sa, Ahmadinejad sta preparando la bomba atomica mediante l'arricchimento dell'uranio. Il dittatore ha sempre proibito le ispezioni internazionali nel suo Paese evitando ogni forma di controllo ed è dei giorni scorsi la notizia giunta dagli Usa che ormai l'Iran ha uranio sufficiente per produrre due bombe atomiche da qui a qualche mese. Per fortuna da tempo l'opposizione alla dittatura si è ben organizzata, e ha dato vita a due gruppi riuniti sotto la stessa bandiera: il Consiglio della Resistenza Iraniana (500 persone che rappresentano il Parlamento in esilio), che ha sede a Parigi e la cui presidente è Maryam Rajavi di cui siamo stati ospiti; e i Mujaheddin del Popolo che vivono ad Ashraf. Questo campo è una striscia di terra di 36 Km/q, che si trova nel cuore dell'Iraq, vicino Baghdad. Attualmente in questa terra di esilio ci sono 4.000 dissidenti iraniani, la maggior parte uomini di cultura. Essi rappresentano una vera e propria diga contro il tentativo di invasione della dittatura islamica. Sono completamente disarmati e per evitare di essere assaliti e assassinati come è successo il 28 luglio dell'anno scorso si sono messi sotto la protezione degli USA. I Mujaheddin di Ashraf sono quotidianamente e intensamente impegnati ad attirare l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale sulla totale mancanza di democrazia e libertà in Iran e a smascherare le menzogne del regime. A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: ma perché, tra crisi e problemi vari, dovremmo preoccuparci anche di questa dittatura ? Intanto perché le culture persiane e occidentali sono sorelle (ricordiamoci che l'origine di questo paese è indoeuropea), ma soprattutto come possiamo mai pensare di non fare nulla quando l'Iran ogni giorno di più si mostra uno Stato pericoloso ed assassino al punto di possedere armi di distruzione di massa. Diffondere la verità è una virtù ma oggi bisogna farlo a maggior ragione! È evidente infatti che le sanzioni della comunità internazionale non bastano più perché chi è abituato ad imporre il potere con la violenza non rispetta nessun tipo di regole. Ciò che veramente fa la differenza invece è l'opinione pubblica. Quando essa è ben organizzata il potere di pressione diventa straordinario. Ecco perché è necessario mobilitarsi, fare terra bruciata attorno ad Ahmadinejad e ricordarsi che nel 1938 l'approccio morbido dei politici europei di allora consegnò l'Europa ad Hitler. Oggi diffondere notizie sulla dittatura teocratico-islamico-iraniana, che ai più sono sconosciute, è cosa giusta ! Ma l'Occidente deve fare presto perché Ahmadinejad e Khamenei tra poco avranno la bomba atomica e non esiteranno un secondo ad usarla. Mai come adesso fare opinione a favore della Resistenza Iraniana significa lavorare per la pace e la libertà di tutto il mondo.



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