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Tutto fa kilowatt

• da Panorama del 9 luglio 2010

di Roberto Seghetti

 

Completata a dicembre 2007 nella contea di Scurry, in Texas, Snyder è la più importante centrale a vento dell'Enel. Le torri arrivano a 100 metri. A quell'altezza il vento soffia a 54 chilometri l'ora, velocità ottimale per produrre elettricità. L'impianto ha una potenza di 63 megawatt, quanto basta per 36 mila famiglie. Un doppio miracolo, dovuto alla mancanza di emissioni di anidride carbonica, ma anche al luogo scelto per questo campo eolico, dove stanno investendo tutti i giganti dell'energia. Per arrivare a Snyder bisogna attraversare la pianura texana dove dall'inizio del Novecento sono in funzione i macchinari per l'estrazione del petrolio. «Dalle trivelle alle turbine: come veder scorrere davanti agli occhi il passaggio alla nuova frontiera dell'energia» ha scritto Maurizio Ricci in un bellissimo libro intitolato Atlante ragionato delle fonti di energia. Eh sì, la corsa alla produzione di energia riducendo la dipendenza dai combustibili fossili, come petrolio, gas e carbone, è a una svolta. La necessità di contenere le emissioni di CO2, le previsioni sulle riserve di combustibili fossili a prezzi abbordabili, l'evoluzione della tecnologia, gli interessi geopolitici legati alle fonti di energia e le prime avvisaglie di una ripresa dell'economia consigliano di accelerare gli investimenti per il rinnovamento energetico messi da parte a causa della crisi e della conseguente riduzione dei consumi. Senza contare l'effetto del disastro nel golfo del Messico. li presidente Usa, Barack Obama, ha colto l'occasione per rilanciare la green ecenomy. «Il futuro dell'energia pulita è adesso» ha sentenziato, consapevole che le riserve di combustibili fossili sono limitate e comportano dipendenza geopolitica, come dimostra anche la ricorrente diatriba tra Bielorussia e Russia sul gas che deve arrivare in Europa, con i paesi del continente costretti a restare ogni volta con il fiato sospeso. Pochi ne parlano, ma è un fatto: le riserve di petrolio sono, in prospettiva, agli sgoccioli . I pessimisti, a cominciare dagli esperti dell'Aspo, l'associazione per lo studio del «peak oil», ritengono che il picco della produzione sia stato raggiunto nel 2008 con 81,7 milioni di barili, compreso il greggio estraibile da sabbie bituminose Gli ottimisti, come gli studiosi della Iea, l'agenzia internazionale per l'energia, prevedono che alla stabilizzazione della produzione si arrivi intorno al 2020. Peccato che nel frattempo i consumi siano destinati a esplodere. Oggi un americano consuma l'equivalente di 26 barili di petrolio l'anno, 16 un europeo, 5 un thailandese e 2 un cinese Secondo la Iea, i cinesi arriveranno a 5 barili nel 2025. Ma è una previsione ottimistica: oggi in Cina circolano 20 milioni di automobili, per il 2025 se ne prevedono 250 milioni. Come dire: i consumi aumenteranno, la quantità del petrolio prodotto non crescerà, ma sicuramente cresceranno i prezzi. Secondo Robert Hirsch, esperto che firmò nel 2005 uno studio per il dipartimento Usa dell'Energia, se si arriverà senza contromisure al picco di produzione e al successivo declino nell'estrazione di greggio, il mondo impiegherà 20 anni a uscire dalla crisi. Se si preparano le contromisure 10 anni prima, i problemi ci saranno solo per una decina d'anni. Di fatto, il mondo è già in ballo. Secondo la lea, in assenza di progressi nel ricorso al nucleare e alle energie alternative, nel 2050 dovrebbe essere il metano a garantire la maggior parte della produzione di energia elettrica e di calore Le riserve ci sono. Le emissioni di C02 sono inferiori a quelle del petrolio. Ma anche in questo caso ci sono controindicazioni: le riserve sono concentrate in pochi paesi, per estrarle sarà necessario spostarsi in aree sempre più remote (la Siberia, per esempio), con un aumento dei costi; e il trasporto via gasdotto implica dipendenza. Anche il gas può diventare un problema. Le riserve di carbone, invece, sono vaste e diffuse, e la possibilità di ridurre i fumi e addirittura sotterrare l'anidride carbonica prodotta bruciando carbone per produrre energia elettrica fa ben sperare Al di fuori dell'Ocse, soprattutto in Cina e in India, le nuove centrali a carbone garantiranno fino al 40-45 per cento del fabbisogno energetico. Ma se tutti questi programmi andranno avanti e non si riuscirà a perfezionare la tecnica dell'interramento dei fumi, il mondo potrebbe trovarsi a fare i conti con i miliardo di tonnellate di CO2 rovesciate nell'atmosfera. Da tutte queste previsioni nasce la spinta in tutti i paesi, Italia compresa, da un lato alla rinascita del nucleare (vedere l'articolo successivo), energia che pone il problema delle scorie ma che garantisce flussi costanti di elettricità senza emissioni di anidride carbonica, e dall'altro lo sviluppo delle nuove tecnologie. «L'Italia ha una produzione lorda di elettricità da fonti rinnovabili di circa 67,51Wh» ha ricordato Klaus Schafer, amministratore delegato della E.On Italia, società del gruppo tedesco E.On, che ha fatto del taglio delle emissioni uno dei pilastri della propria strategia. «Per centrare l'obbiettivo europeo del 17 per cento di energia rinnovabile al 2020, occorrerà accelerare il ritmo di crescita delle rinnovabili in modo da raggiungere il target stimato dal Gse di circa 113 TWh di consumo di elettricità da fonti rinnovabili. Se infatti la tendenza rimanesse la stessa del 2009, cioè una crescita di circa 2 TWh da rinnovabili all'anno, l'obiettivo europeo verrebbe raggiunto dall'Italia solo nel 2032. È necessario quindi spingere sulla chiarezza delle regole creando sin da ora condizioni per un forte impulso allo sviluppo delle fonti rinnovabili, sia di quelle mature, come l'idroelettrico, sia puntando sulle nuove tecnologie». Eolico, solare termico, solare fotovoltaico, solare a concentrazione, geotermia e altro, oltre alla produzione idroelettrica: queste sono dunque le sfide da vincere, oltre a quella del nucleare Anche se non sarà semplice in Italia. Non tutti i territori sono come la Provincia di Siena, che si propone di diventare la prima area a emissione zero nel 2015. Un obiettivo per il quale Siena ha appena lanciato il terzo bando annuale per dare contributi agli investimenti in impianti fotovoltaici e un bando volto ad attrarre aziende attive nel settore delle energie rinnovabili per dare vita a un polo tecnologico di eccellenza, con l'apporto, fra gli altri, delle amministrazioni pubbliche toscane, dell'Università di Siena, della fondazione e della Banca Monte dei Paschi. A parole sono tutti d'accordo nel ricorso alle fonti «pulite». Ma nei fatti non è così. Secondo uno studio presentato da Nomisma Energia e Legambiente nel corso di un convegno organizzato dalla E.On e dal Sole 24 ore presso il nucleo idroelettrico della stessa E.On a Terni, le difficoltà sono soprattutto di carattere amministrativo e autorizzativo. Senza contare i problemi economici dovuti alle incertezze del sistema degli Incentivi. Anche le fonti rinnovabili, allo stadio attuale delle tecnologie, presentano alcuni limiti. Oggi il vento è una delle fonti più produttive. Il costo sfiora gli 8 centesimi a chilowattora, vicino ai 5-6 di una centrale a gas. Secondo la lea, si arriverà presto al 3 per cento della produzione mondiale. Bisogna, però, accettare la vista delle torri e delle pale. E qui nulla è scontato, soprattutto in Italia. Inoltre il vento può esserci e può non esserci, come il sole. A seconda dell'esposizione e dell'intensità della luce, gli impianti fotovoltaici producono più o meno elettricità; la notte zero. La nuova frontiera è rappresentata dagli impianti a concentrazione A Priolo, in Sicilia, in una centrale dell'Enel, gli specchi concentrano la luce del sole in un punto dove speciali sali arrivano a toccare temperature da record, continuando a produrre vapore per fare girare le turbine ed erogare elettricità otto ore dopo il tramonto. Già si prevedono investimenti giganteschi in tutte le aree desertiche del mondo. Secondo la Iea, si potrebbe arrivare a produrre presto tra il 3 e il 6 per cento di tutta l'elettricità necessaria. E poi biomasse, geotermia, sfruttamento delle maree, impianti per produrre elettricità grazie alla differenza di salinità fra l'acqua dei fiumi e quella del mare: gli investimenti nella ricerca sono massicci in molte aree del mondo. Molte risorse dovranno essere investite anche nelle reti di trasmissione dell'energia: è inutile costruire un campo eolico o una grande centrale nucleare, se non si riesce a portare l'elettricità dove si consuma. Lo stesso si può dire per l'energia prodotta con il fotovoltaico sui tetti delle case: si dovrebbe poter reimmettere in rete per il consumo. L'italiana Tema ha avviato non a caso molti investimenti infrastrutturali. Ma il problema riguarda tutta l'Europa.


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