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L'Italia ha bisogno di una quota di produzione di energia elettrica da nucleare per tre motivi. Costi, sicurezza, ambiente. Ogni discussione sul costo maggiore o minore del nucleare non può non tenere in conto la variante relativa al prezzo futuro ed alla disponibilità dei combustibili fossili, i veri competitori del nucleare. Il petrolio ha mostrato una volatilità enorme. In termini reali, depurati dall'inflazione, fino a venti volte fra prezzo minimo e massimo. La relativa indipendenza del costo dell'energia nucleare dal prezzo del combustibile costituisce un'assicurazione sul futuro. Farsi trovare quasi completamente dipendenti dal gas, la realtà italiana di oggi, di fronte ad un'ulteriore impennata dei prezzi sarebbe da imprevidenti. Il mondo non finisce fra io anni e una politica energetica lungimirante deve imparare a pensare in termini di decenni. Le stesse motivazioni valgono per quanto concerne la sicurezza energetica. Fra i paesi del G-8 l'Italia è l'unica a non disporre di una quota di energia nucleare. Ma non sono solo i ricchi del mondo a seguire questa strada. I Bric, gli ex-paesi sottosviluppati (Brasile, Russia, India e Cina), hanno programmi nucleari importanti. Mentre la quota minore di nucleare, ma sarà sicuramente un caso, la si registra fra i Pigs (Portogallo, una o due "I" per Irlanda ed Italia, Grecia e Spagna). Gli anni 70 hanno insegnato a tutti la lezione: proteggersi dal rischio diversificando le fonti di approvvigionamento. Paesi come la Svezia, la Germania e la Spagna che avevano ipotizzato l'uscita dal nucleare programmano nuovi impianti o prolungano la vita di quelli esistenti. Dal punto di vista ambientale i bassi prezzi dei combustibili fossili durante tutti gli anni '90 e parte del nuovo secolo hanno battuto qualsiasi strategia alternativa. Carbone, gas e olio insieme hanno guadagnato quote superando nel mondo il 65% del totale nella produzione elettrica. In Italia siamo oltre l'80%. Tenendo conto che nel frattempo i consumi di elettricità hanno continuato a crescere, con l'unica eccezione dei due ultimi anni, e, secondo ogni previsione, continueranno a crescere, si può facilmente comprendere perché sia operazione pressoché impossibile tenere sotto controllo C02 ed altri inquinanti senza ricorrere anche a quote di energia da nucleare, come per altro previsto da una vasta maggioranza di paesi. Punti deboli? Quelli noti. Scorie, in primo luogo, problema serio, ma da non drammatizzare. E comunque problemi di vari ordini di grandezza inferiori da quelli prodotti dall'uso dei combustibili fossili: sul fronte della sicurezza (migliaia di morti ogni anno), dei rifiuti (milioni di tonnellate di ceneri da carbone), dell'inquinamento (un milione di morti all'anno per la combustione dei fossili per produrre elettricità , secondo l'Oms). Probabilmente nessun paese più di Cina e Usa sta oggi investendo nella cosiddetta green economy. Ma con il realismo necessario, che ha fatto dire a Barack Obama: «Io credo che la creazione di lavori verdi sarà il traino della nostra economia per un lungo periodo... Per questo abbiamo destinato un grande ammontare di denaro per l'energia solare, quella eolica, il biodiesel e tutte le altre fonti di energia pulita. Nello stesso tempo per quanto velocemente crescano queste fonti, avremo un enorme fabbisogno di energia, che non potrà essere soddisfatto da queste risorse... Da dove verrà quest'energia? L'energia nucleare ha il vantaggio di non emettere gas serra e dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che Paesi come la Francia, il Giappone e altri sono stati molto più aggressivi nel ricorrere all'energia nucleare e con molto più successo, senza alcun incidente».
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