Lo abbiamo detto fin dall’inizio: le firme regolari necessarie per presentare il Listino regionale di Roberto Formigoni non ci sono. A dire il vero, non ce ne sono nemmeno la metà . Non abbiamo avuto bisogno di intercettazioni e inchieste, per un semplice fatto: quei moduli li abbiamo visti, dopo regolare richiesta di accesso agli atti. E non si tratta di irregolarità formali (che riguardavano anche Penati) sanate ex-post dall’incredibile leggina votata in Parlamento anche dal Partito democratico. No: si tratta di 2.000 autentiche su 3.500 pre-datate rispetto a quando la coalizione decise i candidati. Dunque, autentiche impossibili, illegali e insanabili.
La Procura di Milano chiese subito l’archiviazione, incomprensibilmente. Ma oggi, quella richiesta appare peggio che incomprensibile. Ora che dalle inchieste emerge un Presidente della Regione Lombardia che non si è fatto negare segretamente iniziative contrarie a quell’accertamento della verità che pur pubblicamente invocava, è doveroso che la Procura di Milano faccia quello che finora hanno avuto il coraggio di fare solo di giudici della Corte d’appello (che infatti sono gli unici che ci hanno dato ragione e sono quelli insultati a più riprese dai protagonisti delle intercettazioni): finalmente aprire quei moduli (e magari quelli di tutti i partiti!), controllare le firme, controllare le date delle autentiche!!
Se lo facessero, la conseguenza potrebbe essere una sola, senza nemmeno i dubbi interpretativi che riguardano la elezioni in Piemonte: si tornerebbe a votare, questa volta con qualche speranza di elezioni non completamente truccate e illegali.