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Eleonora Moro, quella donna sola contro lo Stato

• da Liberal del 20 luglio 2010

di Maurizio Stefanini

 

Eleonora Chiavarelli, vedova Moro, nata come lui nel 1916 e morta a 95 anni, era un personaggio talmente riservato, quasi misterioso, che nella mancanza quasi assoluta di particolari su di lei non è mancato un giornalista che in queste ore successive al decesso è ricorso all'immagine di colore sul suo «abitino a fiori, semplice e senza fronzoli, probabilmente cucito a mano, da massaia e sartina salentina, arguta e mai doma». In realtà, la sfiora Eleonora non era pugliese, e neanche una massaia. La sua famiglia risiedeva infatti a Roma, ma era originaria di Montermarciano, nell'anconitano. A Montemarciano aveva trascorso da sfollata gli anni della guerra, facendo l'insegnante nel momento in cui le scuole erano state chiuse. E a Montemarciano lei e Aldo si sposarono, nell'aprile del 1945. Lui, che come ufficiale dell'Aeronautica di stanza nella natia Puglia e al contempo laureato in Giurisprudenza era stato impiegato come esperto in problemi giuridici e anche addetto stampa del governo Badoglio nelle "Quattro Province del Re", si presentò dopo un viaggio avventuroso, per le precarie condizioni delle comunicazioni, in compagnia di un soldato scozzese, tre amiche della sposa e il prete. Ma proprio il prete disse a quel punto che non si potevano sposare, perché non erano state fatte le pubblicazioni. Ma lasciamo la parola alla secondogenita Agnese: nata dopo Maria Fida, e prima di Anna e Giovanni. «Meraviglia e stupore dei miei genitori Come? Non sono state fatte?! Con candore il Parroco dice loro che non le ha fatte perché, secondo lui, loro non si devono sposare. Fanno tanto bene ognuno per conto proprio che non è il caso che si sposino. Sconcerto; sbalordimento. Poi, timidamente, papà dice: "Ci sarebbe l'art.12". Sgomento; don Guano è scandalizzatissimo. L'art. 12 prevede la possibilità di sposarsi senza pubblicazioni nel caso in cui ci sia già in arrivo un bambino. Naturalmente la cosa non era vera. Ma funziona. Ed è proprio grazie all'art.12 che i miei genitori si sposano. Il loro viaggio di nozze consiste in una passeggiata fino al pozzo e poi, con gli intervenuti, dicono la compietà della liturgia delle ore». Appena un anno dopo Aldo Moro inizia la sua carriera nelle istituzioni come deputato alla Costituente, ma nell'Italia di allora gli emolumenti dei parlamentari sono tutt'altro che da casta, e i ricordi di Maria Fida sono spartani. «Avevo per culla un cassetto, quello di mezzo del comò che ancora oggi troneggia in camera da letto della mamma, perché i miei genitorierano troppo poveri allora per comprarmene una vera». «Il mio osservatorio era sul tavolo dove papà e mamma cercavano di correggere le bozze di uno dei primi libri di diritto penale scritto da papà». Nessun problema particolare per Eleonora, che amava definire la propria frugalità e il proprio senso del dovere appunto paragonandosi a un «contadino marchigiano». Purtroppo, nel 1978 questa storia d'amore iniziata tra il vaudeville, il richiamo ai Promessi Sposi e l'Arcadia da Mondo Piccolo di Don Camillo sterzò in tragedia. Una tragedia di cui una toccante testimonianza è nelle 86 lettere che Moro scrisse dal carcere delle Brigate Rosse, e che le Brigate Rosse non inoltrarono, in modo che ne venne conosciuto il testo solo anni dopo, quando furono ritrovate. «Ti abbraccio forte, Noretta mia, morirei felice se avessi il segno della vostra presenza, sono certo che esiste, ma come sarebbe bello vederla». «Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi». Durante il sequestro Eleonora cercò di smuovere mari e monti, per rendere possibile la trattativa che avrebbe potuto salvare il marito. Nacque in pratica attorno a lei quel "partito della trattativa" che mise assieme Paolo VI e Craxi, Pannella e Leonardo Sciascia, Lotta Continua e Giorgio Bocca. E che si oppose a un "partito della fermezza" altrettanto trasversale, tra la Dc di Zaccagnini, Andreotti e Cossiga, il Pci di Berlinguer, il Pri di Ugo La Malfa e Repubblica di Eugenio Scalfari, che proprio attorno a quella battaglia iniziò la sua ascesa. Dopo la tragica conclusione, Eleonora rifiutò dunque i funerali di Stato, per protesta contro quella che vide come insensibilità e ingratitudine del partito e dello Stato cui Aldo aveva dedicato la vita. E in vari processi testimoniò addirittura che il marito era stato minacciato dagli americani, in particolare da Henry Kissinger, per sua linea politica favorevole all'apertura al Pci e al Compromesso Storico. Pure sua è la famosa testimonianza sulle cinque borse che il marito avrebbe portato al momento del sequestro, e che non sono mai state ritrovate. Alcuni ne fecero per questo un'eroina, utilizzando la sua battaglia per costruire i più vari scenari sui retroscena non scoperti della vicenda. Altri, invece, le rimproverarono la mancanza di senso dello Stato. Ma probabilmente e l'una e l'altra visione tendono a andare molto oltre il mero dramma personale di una donna che ha perso il suo uomo in un modo dei più terribili. Adesso, dopo 32 anni tornerà a stare assieme a lui. Nel cimitero di Torrita Tiberina: il paesino che guarda dall'alto il Tevere, proprio al confine tra le provincie di Roma e Rieti, dove i due avevano trascorso assieme tante vacanze.


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