Quale meccanica sottende le attribuzioni di incarichi direttivi negli uffici giudiziari da parte del Consiglio superiore della magistratura? “In genere ci sono due o tre candidati che concorrono realmente perché hanno titoli e anzianità . Questi, di solito, per ottenere l'incarico, attivano un meccanismo di autopromozione attraverso amicizie, reti lobbistiche e politiche legate alle correnti della magistratura organizzataâ€, risponde Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno ed ex magistrato. "Immaginare che ci sia una selezione asettica di lindi curriculum impilati e poi vagliati con fredda accortezza significa negare la realtà ". Spiega Mantovano: "La procedura prevede telefonate, incontri, negoziati, spartizioni. Se ci fossero intercettazioni telefoniche nel periodo delle elezioni dei membri togati del Csm se ne sentirebbero delle belle. Non si tratta certo di comportamenti illegittimi o penalmente rilevanti. Tuttavia si tratta di meccanismi inestetici, di un malcostume generico che non si discosta troppo da consimili fattispecie di comportamento di solito fortemente censurati dalla pubblica opinione, e dai quotidiani, quando questi si verificano negli ambienti politici". Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale, uno dei più raffinati osservatori del sistema giudiziario italiano, ricorda al Foglio, a mo' di esempio della "pervasività politica delle correnti nella magistratura", le vicende parallele che portarono Paolo Borsellino a dirigere la procura di Marsala e - poco tempo dopo - Giovanni Falcone a non ottenere il medesimo incarico a Palermo. "La logica lobbistica delle correnti, quasi da manuale Cencelli, è impressionante. Correva l'anno 1986 e Paolo Borsellino, militante di Magistratura indipendente (Mi, la destra delle toghe), viene nominato procuratore a Marsala violentando sostanzialmente ogni logica e regola perché così voleva una parte della corrente, cui spettava quel posto, e così voleva il Ras di Mi, ai tempi Vincenzo Geraci. Ebbene per quella scelta Geraci poi venne crocefisso. Persino Mi se la prese con lui. Così poi Geraci usò un altro metodo per Falcone. Ma fu sfortunato". (segue nell'inserto II) Prosegue Bordin: "Poi capitò che, quando lo stesso problema si pose per Giovanni Falcone a Palermo, Geraci - memore di quanto successo con Borsellino - non fece nulla per aiutare Falcone (che non era peraltro iscritto a nessuna corrente). Disse Geraci: 'Devo attenermi alle regole. Quel posto non tocca a lui'. Che accadde? Fu nuovamente crocefisso, questa volta perché non aveva agito secondo regole lobbistiche. Qualcuno gli scagliò addosso persino l'accusa infamante di occhieggiare alla mafia. Una follia. In queste cose le toghe applicano un sistema del tutto simile alla spartizione che la De aveva. codificato attraverso il manuale Centelli. Parlo per assurdo, male regole sono del tipo: una presidenza di corte d'Appello data a una corrente vale tre procure date a un'altra L'autogoverno della magistratura è la causa di tutto questo pernicioso sistema". Ma aggiunge Bordin: "Bisogna dire però che questo fenomeno, cioè il meccanismo col quale si attribuiscono in genere gli incarichi direttivi, c'entra poco o niente coni fatti della cosiddetta P3". Fatti, "per quanto grotteschi e talvolta risibili", che non riguardano semplicemente la concertazione' delle nomine da parte delle correnti ma vedono attori estranei alla magistratura. Dice Giuseppe Calderisi, parlamentare del Pdl, considerato un grande esperto di, sistemi elettorali: "Non c'è da stupirsi che la magistratura e le decisioni del Csm siano regolate da meccanismi lobbistici. Non è forse così anche l'Università ? Non funziona forse così la nomina dei professori ordinari? Si tratta di uno stile diffuso, pervasivo,istituzionalizzato e censurabile benché assolutamente legale. Che i membri del Csm ricevano telefonate e decine di pressioni, che si accordino con altri poteri torrentizi e politici è pacifico. Lo sanno tutti. Devo dire che non si tratta di un meccanismo che mi scandalizza in sé. Assume però caratteri scandalosi quando il meccanismo di potere e di pressione, tanto nella magistratura quanto in altri settori, diventa determinante anche di fronte a una palese inadeguatezza del candidato. Quando cioè la logica, il merito, l'anzianità diventano un aspetto secondario nella decisione. Penso sempre alla carriera dei giudici che perseguirono Enzo Tortora. Il Csm li promosse tutti".