«Ricordatevi di lui che aveva visto tante cose giuste, ad esempio sui professionisti dell'antimafia». Il "lui" in questione è Leonardo Sciascia e l'autore del precedente ammonimento è Gianfranco Fini. Arrivato lunedì a Palermo per partecipare alla commemorazione di Paolo Borsellino, il presidente della Camera si è intrattenuto con dei manifestanti ricordando l'esempio del celebre scrittore siciliano, che della lotta alla mafia aveva fatto una ragione di vita. Una citazione che è piaciuta molto negli ambienti radicali, dato che l'autore de Il giorno della civetta fu parlamentare nazionale ed europeo proprio per il Partito Radicale. E infatti Marco Pannella ha lungamente elogiato il riferimento dotto di Fini. Ma anche Massimo Bordin, storico direttore di Radio Radicale (fino alla freschissima lite con il Marco nazionale), ha particolarmente apprezzato le parole del presidente della Camera.
Allora, Bordin, come giudica questa uscita di Gianfranco Fini che, ad un gruppetto di manifestanti armati delle ormai celebri "agende rosse", ha ricordato l'esempio di Sciascia? Mi sembra un riferimento sacrosanto. Anche a Pannella è piaciuto molto. E non è un caso che, come ha fatto notare proprio Marco, le televisioni l'abbiano ignorato...
Che senso ha, secondo lei, quel preciso riferimento da parte del presidente Fini? Ovviamente bisognerebbe chiederlo a Fini, innanzitutto. Provando a interpretare le sue parole, ma senza voler minimamente forzare la mano, diciamo che il presidente della Camera ha voluto individuare un riferimento quello ai "professionisti dell'antimafia" - che colpisse nel vivo proprio quella platea che aveva di fronte.
Cioè? Guardi, Sciascia metteva in guardia dai rischi di quelle posizioni che fanno dell'antimafia un discorso ideologico e astratto, che magari ha anche delle ragioni ma a cui sfugge l'essenza del fenomeno. Ecco, richiamandosi a questo discorso, Fini lanciava un avvertimento a quei giovani che replicavano esattamente i vizi ideologici criticati da Sciascia. Con argomenti, peraltro, che non rendono giustizia alla memoria dello stesso Borsellino...
E In che senso? Ma le pare che un magistrato della statura di Borsellino è a conoscenza di verità così scomode sui rapporti tra Stato e mafia e si limita a prendere appunti su un'agenda? Non è verosimile ed è quasi offensivo nei suoi confronti affermare una cosa del genere. Ecco, sono coloro che hanno queste posizioni che sono oggi i "professionisti dell'antimafia". Credo che Fini abbia voluto mettere in guardia quei giovani da questo rischio. Mentre, ovviamente, il riferimento a Dell'Utri e Mangano gli è servito per lanciare un segnale alla sua parte politica, che corre il rischio opposto...
Quindi secondo lei il discorso sui "professionisti dell'antimafia" è ancora valido? Direi proprio di sì, c'è una componente dell'antimafia che replica esattamente quel tipo di approccio.
Che ruolo ha avuto Leonardo Sciascia nella battaglia culturale e politica alla mafia? Lui è stato il primo scrittore siciliano a schierarsi con decisione contro la mafia. E mi piace ricordare il suo Il giorno della civetta, romanzo fondamentale che oggi in molti, per lo più a sinistra, criticano, facendo secondo me un grosso errore.
Qual era l'essenza della critica a Cosa Nostra? Sciascia, negli anni Settanta, individuò una mutazione della mafia rispetto a quello che Cosa Nostra era stata negli anni Sessanta. Disse che la mafia stava cambiando, che stava diventando sempre più pericolosa. Il bello è che lui, quella mafia anni Sessanta, l'aveva combattuta a suo tempo. E quando denunciò questa mutazione in molti criticarono lui...
Oggi ci sono in circolazione degli eredi di Sciascia, per quel che riguarda questo suo ruolo nella battaglia antimafia? Mah, il discorso sugli eredi è sempre complicato, quindi non saprei... Oggi, di sicuro, c'è un approccio diverso al problema, anche da parte della magistratura. Per dire: la gestione di Grasso è molto differente dalla gestione di Caselli. Poi ognuno trarrà i suoi giudizi, ovviamente...