Valerio Federico (Comitato Nazionale Radicali  Italiani) e Sergio Besi hanno potuto visitare la struttura portando avanti l'iniziativa dei Radicali del Gruppo Carceri e  Giustizia di Milano la struttura varesina martedì  20 luglio dalle ore 9.30.
 
I Radicali stanno promuovendo in  Lombardia visite ispettive nelle carceri per monitorare le condizioni di  vita dei detenuti e il rispetto della legalitĂ .
 
Dichiarazione  di Federico e Besi:
 
La visita al carcere di Varese è stata caratterizzata  dalla peculiarità di trovarsi di fronte ad un carcere fantasma,  formalmente “dismesso”.
 
Risale infatti al 2001 la pubblicazione sulla Gazzetta  Ufficiale dell’atto di dismissione della struttura penitenziaria  varesina, ma da allora della nuova struttura che avrebbe dovuto essere  realizzata al suo posto non vi è traccia, se non in fiumi di articoli di  giornale e dichiarazioni di politici (nel 2004 il ministro Castelli  annunciava la costruzione, nel tempo record di 5 anni, di una nuova  struttura con la formula del leasing).
 
Nel D.M. 30 gennaio 2001, in  attuazione del comma 34 dell’art. 145 della legge finanziaria 2001, si  legge che la casa circondariale di Varese e altri 20 istituti  penitenziari sono stati “dismessi” in quanto “strutturalmente  non idonei alla funzione”. Ad oggi, come confermato dal  direttore Mongelli, non pare essere stato individuato nemmeno il sito  del nuovo carcere, e nel vecchio, ufficialmente “dismesso”, non si può  che operare in condizioni di illegalità a scapito di agenti, operatori e  detenuti.
Il paradosso di questa empasse burocratica  tipicamente italiana è ben rappresentato dalla prima immagine che il  visitatore si trova di fronte all’ingresso, un muro di cinta  decrepito e dichiarato formalmente inagibile (e quindi messo in  sicurezza con tanto di ponteggi) ma che è destinato a restare tale in  quanto alle carceri dismesse non vengono assegnati fondi per  l’effettuazione di lavori straordinari e/o di adeguamento alle nuove  prescrizioni vigenti in materia di edilizia penitenziaria. Le  torrette di controllo sono a loro volta inagibili e quindi non  utilizzate dagli agenti. A questo riguardo ci chiediamo se sono mai  state necessarie nel garantire la sicurezza visto che da tempo se ne fa  tranquillamente a meno.
 
Il carcere versa nel complesso in condizioni  leggermente migliori rispetto ad altri Istituti della Lombardia ma  questo non può consolare, l’illegalità è patente. Le celle, di 8/10  metri quadri, escluso il bagno e compreso lo spazio occupato dai letti a  castello, non garantiscono, nei numerosi casi di presenza di 3  detenuti, i 3 metri quadrati (calpestabili) fissati dalla Corte  europea per i diritti dell'Uomo, figuriamoci i 7mq per ogni detenuto  stabiliti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura. Il  bagno è correttamente separato dal resto della cella da parete e porta,  ha un WC alla turca e un lavandino.
 
 
Le celle sono disposte in un unico corpo con struttura  a ballatoio: il piano terra ha 14 celle, il primo e il secondo piano 15  celle ciascuno. I due piani superiori sono serviti da stretti ballatoi  (basta il carrello del cibo per ostruirli interamente).
 
Il  problema del sovraffollamento pur costituendo un ulteriore elemento di  illegalità è meno drammatico che in passato: la capienza regolamentare  corrisponde a 53 posti, quella massima tollerata è di 90, quella  effettiva registrata oggi è di 107 detenuti, un valore tra i più bassi  registrati negli ultimi 10 anni ma comunque doppio rispetto a quello  regolamentare.
 
L’unico spazio fruibile per il passeggio è un piccolo  campo di calcetto completamente asfaltato e in gran parte esposto al  sole (attrezzato anche per basket e ping-pong).
 
Il  rapporto tra agenti effettivi e detenuti (60/107) è quindi oggi  accettabile se raffrontato a quello degli altri Istituti di detenzione  regionali e nazionali.
 
Il periodo che i detenuti  possono trascorrere fuori dalle celle è in linea con gli standard  indicati dal Comitato Europeo per la prevenzione della tortura (che  prevedono un minimo di 8 ore al giorno) e buona è anche l’offerta di  corsi di formazione offerti ai detenuti. Si segnala a tal proposito  anche un qualificante corso di saldatura, al termine del quale i  detenuti hanno realizzato la griglia di protezione della rampa interna  delle scale.
 
Un dato estremamente negativo è invece  quello relativo al numero di detenuti che lavorano all’interno del  carcere (solo una decina) che dimostra come la rieducazione del  detenuto prevista dal nostro ordinamento non è perseguita. Lo strumento  principale a questo scopo, il lavoro, non è utilizzato. La vetusta  struttura (risale al 1886) è il principale ostacolo all’opportunità  lavorativa per il detenuto.
 
Desta forte preoccupazione l’elevato numero di detenuti  tossicodipendenti o alcoldipendenti, ben 43 su 107, risultato di  leggi criminogene che equiparano di fatto dei tossicodipendenti a  pericolosi spacciatori.
 
Come era lecito  attendersi vista l’impossibilità di apportare ampliamenti o modifiche  agli edifici, come rilevato in passato, gli spazi dedicati alla  socialità sono insufficienti (e vengono utilizzati all’occorrenza anche  per altri scopi, es. per i colloqui), anche se è da segnalare  l’assegnazione e l’allestimento di un piccolissimo locale ad uso  palestra.
 
Novità in chiaroscuro a livello  sanitario: certamente positiva l’introduzione di una assistenza  odontoiatrica nel carcere, apparentemente invece insufficiente la  possibilità per i detenuti di accedere a cure specialistiche in tempi  ragionevoli (fatta eccezione per quelle garantite ai detenuti  tossicodipendenti e psichiatrici).
 
E’ stato  consegnato al direttore della struttura un questionario predisposto dai  Radicali del Gruppo Carceri e Giustizia di Milano
 
335-8256736 Valerio  Federico
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