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Diritto&Libertà: sommario del n. 18

22 luglio 2010

 

DIRITTO&LIBERTÃ
Anno XI n° 18/2010
 
Sommario
 
ALDO CAPITINI
Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti
 
Presentazione – pag. 5
di Mariano Giustino
 
Editoriale – pag. 18
 
Nonviolenza e religione della libertà
di Angiolo Bandinelli
La forte carica di spiritualità religiosa di Capitini e la concezione della «religione della libertà» di Croce. Due pensieri diversi, ma non distanti, nell’intenzione di individuare percorsi atti a contrastare l’avvento e il trionfo del fascismo. Viviamo in un momento storico in cui i temi e i valori dell’esperienza religiosa e quelli della politica tornano a misurarsi e confrontarsi.
Ma dinanzi ad una politica che appare incapace di assicurare convivenza civile e certezza del diritto, si ergono non, di certo, i testimoni di una rinascita religiosa ma i detentori di un potere
che usurpa il nome dell’esperienza religiosa. La nonviolenza – ammonisce Capitini – apre una prospettiva di sacro aperto e considera l’orizzonte di tutti come superiore alla cerchia
dei credenti. Una nonviolenza aperta che non ha paura di nessuna autorità.
 
La compresenza capitiniana, dall’attualismo gentiliano all’empatia – pag. 23
di Francesco Pullia
Per Gentile la singolarità si risolve in un Soggetto trascendentale assoluto. Il filosofo perugino invece valorizza al massimo ogni individualità attraverso l’«aggiunta», cioè l’apporto di ciascuno alla creazione di una realtà aperta e partecipata, multiforme, in cui vi sia la consapevolezza del nesso di interdipendenza vigente in natura.
 
L’orizzonte di un mondo nuovo – Atti del Convegno
«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 28
 
In nome della compresenza – pag. 30
di Marco Pannella
Il leader radicale, nella sua introduzione agli atti del convegno di Perugia, rammenta come lo spirito della prima marcia della pace del 1961 si sia smarrito nel segno della burocratizzazione di un’idea e di una speranza. Come sia stata vanificata la carica eversiva della proposta nonviolenta di Capitini da una sinistra di stato e parastato, perché radicata in un pensiero democratico, liberale, socialista. Sottolinea che il progetto omnicratico del filosofo umbro, di chiamata in causa di ogni singolarità, anche quella degli scomparsi, con l’importanza delle sue implicazioni, è stato ignorato e ridotto a banalizzazione oleografica.
Ma l’obbligo morale alla resistenza, cui si sono da sempre sottoposti i radicali, ha consentito di esperire «aggiunte capitiniane» lungo un gandhiano percorso, fatto di piccoli passi, in cui il fine è prefigurato dai mezzi.
 
La figura di Aldo Capitini al di là della retorica – pag. 35
di Francesco Pullia
Una concezione di società aperta, quella di Capitini, differente da quella di Popper. Al «Tu-Tutto» egli sostituisce il «Tu-Tutti», cioè un’esperienza di intensa socialità; con la sua idea di «omnicrazia compresente», di una realtà dunque a cui ognuno è chiamato
a concorrere, anche i malati, gli impossibilitati, gli «improduttivi» e gli assenti, ossia i trapassati. E che si estende a tutti gli esseri senzienti. Con l’ideale di una realtà in cui nulla sia soltanto mezzo ma tutto sia soggetto e oggetto di amore. È sua anche l’anticipatrice visione della necessità del superamento della sovranità nazionale, e la convinzione che la nonviolenza sia l’unica alternativa praticabile in un momento in cui ricompaiono autoritarismi, fondamentalismi e razzismo.
 
La preparazione di un grandissimo evento – pag. 40
di Franco Bozzi
Lo storico attinge ai ricordi personali per rammentare la faticosa preparazione della marcia della pace del 1961, che vide un grande concorso di intellettuali famosi, autorità politiche
e persone semplici. E racconta come l’idea e il nome stesso del liberalsocialismo, teorizzato in seguito da Calogero, sia nato nel corso di una passeggiata a Monte Morcino, in cui c’erano
Capitini e Walter Binni, e in un momento in cui lo stesso Capitini non conosceva Carlo Rosselli. Un’unione di termini ritenuti inconciliabili per realizzare libertà politica e giustizia sociale.
 
La vera scoperta del filosofo umbro – pag. 46
di Nazareno Duili
L’intuizione che il progresso non si arresta mai; alla scoperta della compresenza dinamica, che rappresenta ciò che progredisce. L’uomo, gli animali e la natura producono valori che fanno avanzare il progresso. L’elemento costitutivo successivo è la realtà «liberata», e alla fine della strada si arriverà a quella «beata».
 
La carica democratica della nonviolenza – Atti del Convegno
«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 50
 
La scelta della nonviolenza nel mondo della guerra fredda – pag. 52
di Alarico Mariani Marini
Uno dei fondatori del Partito radicale in Umbria, autore assieme a Eligio Resta di un libro sulla Marcia della Pace Perugia-Assisi del ’61, racconta in questo suo intervento di
essere stato chiamato da Capitini nel comitato organizzatore, in rappresentanza del Partito radicale. Contro ogni aspettativa la marcia ebbe un grande successo. E venne letta la mozione per la pace e la fratellanza dei popoli nel silenzio di migliaia di persone. Mariani Marini si sofferma sulle iniziative antimilitariste di quegli anni e sulle esperienze carcerarie degli
antimilitaristi, trattati come disertori. Ma il ricordo del filosofo perugino è lentamente sfumato e lo spirito di quella prima marcia si è smarrito negli anni seguenti – egli denuncia. Ci ricorda infine che Capitini è stato uno dei grandi pensatori e scrittori umbri del Novecento e che ha dato un grandissimo contributo alla crescita morale del nostro Paese.
 
Da Capitini a Sharp: noncollaborazione, liberalismo e democrazia – pag. 57
di Andrea Maori
L’autore fa riferimento a un testo fondamentale di Capitini del 1967 («Le tecniche della nonviolenza») sull’uso politico della nonviolenza ed in particolar modo sulla noncollaborazione nei riguardi di altre persone o nei riguardi di un’autorità, di un’istituzione, di una legge, nel qual caso diviene disobbedienza civile, attraverso gli strumenti del dialogo, della persuasione
e della corretta informazione. L’obiezione di coscienza fa riferimento al diritto alla libertà religiosa e di pensiero. In Europa i paesi del Nord con i movimenti evangelici più
radicali, a partire dal XVI secolo, sono stati i primi ad emanare decreti di esenzione dal servizio militare per quei gruppi. Il processo di secolarizzazione, soprattutto dal XVIII secolo, portò
alla nascita di motivazioni non più strettamente religiose, ma anche etiche, umanitarie e pacifiste. E, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, si ebbero i primi riconoscimenti nelle democrazie
scandinave e in alcuni Stati federali degli USA. Il trauma della prima guerra mondiale darà impulso al riconoscimento di questo diritto nel Regno Unito e nei Paesi Bassi. E, con quello della seconda guerra mondiale, anche la Chiesa lotterà per la tutela di esso. Non manca un accenno alla dottrina del liberale John Rawls, che parla espressamente di diritto alla disobbedienza civile come atto funzionale ad un processo di riforma delle istituzioni
e alle tecniche usate nei regimi dell’ex mondo comunista per promuovere istituzioni democratiche. Infine, un cenno al principio gandhiano del Satyagraha diffuso da Gene Sharp
e alla noncollaborazione attraverso gli strumenti del boicottaggio, degli scioperi e delle occupazioni nonviolente per ottenere una rivoluzione liberale e democratica.
 
Il variegato scenario del movimento per la Pace – pag. 63
di Gianfranco Spadaccia
È tempo che la cultura italiana si riappropri del pensiero di Capitini. Ed è tempo di riaffermare una trascendenza orizzontale che nasce da una compresenza di valori che nella
storia si sono costruiti e che si devono riattualizzare. L’autore ricorda l’incontro con Capitini situandolo nel contesto storico della situazione politica di allora. Vi erano pacifisti sostenitori
della politica sovietica e i radicali che si riconoscevano nell’alleanza della NATO assieme ai democratici, ai liberali, ai socialdemocratici e a coloro che non erano confluiti nel
frontismo. Nel 1955 vi era stata la fondazione del Partito radicale e si era successivamente costituita la corrente di sinistra radicale, che intendeva rimettere in discussione il rapporto tra
sinistra democratica e sinistra comunista. Poi egli fa cenno al movimento internazionale che nacque sull’onda della paura di un conflitto atomico, il quale partì dall’Inghilterra e si
diffuse in America, e da cui nacquero i successivi movimenti di obiezione di coscienza alla guerra nel Vietnam. Per Capitini quello era il momento di riaprire il discorso sul disarmo
e la nonviolenza. E nacque la Consulta della Pace. I radicali sostennero che per avere la pace era necessario creare le condizioni strutturali della pace: non perseguire
un impossibile disarmo atomico, ma il disarmo convenzionale, l’antimilitarismo. E oggi i problemi della pace minacciata dal  fondamentalismo devono essere affrontati col coinvolgimento di Stati come la Turchia e Israele, e con la promozione e la diffusione della democrazia e dello Stato di diritto nel mondo arabo e africano.
 
La filosofia del dialogo e della partecipazione – Atti del Convegno
«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag.70
 
Un messaggio di straordinaria modernità – pag. 72
di Bruno Mellano
Il presidente di Radicali italiani pone l’accento sull’attualità politica del messaggio di Capitini e sull’urgenza di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e degli altri soggetti politici il valore della nonviolenza gandhiana: l’unico, autentico strumento «rivoluzionario», per molti aspetti ancora misconosciuto.
 
La formazione come impegno etico e professionale – pag. 75
di Adriana Croci
L’allieva di Capitini sottolinea un aspetto della complessità capitiniana: quello educativo, la formazione delle persone. Si tratta di rendere persuasi, attraverso il dialogo, che implica l’ascolto dell’altro; educando alla nonviolenza. Il profeta è colui che crede nella possibilità del cambiamento ad opera di tutti, nel processo verso la «realtà liberata», come graduale riduzione dei limiti e dei difetti codificati dalla cultura. «Nessuno si esaurisce nei propri limiti» – diceva il maestro. Per ciascuno vi sono possibilità, se ognuno viene assunto come valore e con lui si lavora verso la realtà liberata.
 
Un pensiero che vale oggi per tutto il mondo – pag. 80
di Serena Innamorati
La studiosa ritiene che il pensiero di Capitini, il quale ha introdotto in Italia la grande riflessione di Gandhi, rappresenti la nuova frontiera su cui attestarsi, se si vuole perseguire una politica alta, di cambiamento. E ci ricorda come la presenza di Capitini, in Umbria, abbia formato una classe dirigente; e come sia fortemente radicata nella storia di questa regione e in quella di Perugia.
 
L’idea base per una società aperta – pag. 83
di Franco Bozzi
Il relatore fa cenno alla concezione di società aperta di Capitini, diversa da quella di Popper e Bergson. Essa include l’idea base di partecipazione: un’idea che si è concretizzata nelle fasi aurorali delle rivoluzioni. Un senso della partecipazione che occorre mantenere vivo e operante.
 
Partecipazione e movimento dal basso – pag. 85
di Alarico Mariani Marini
Il distacco dalla gente impedisce alla politica di conoscere la realtà e di governarla. Partecipazione e movimento dal basso (quello di cui parlava Capitini) assumono una importanza decisiva. E occorre anche – sottolinea il giurista nella sua relazione – che trovino
attuazione i princìpi costituzionali e i diritti fondamentali fondati su quei valori di libertà che ispirano il pensiero del filosofo perugino.
 
Nonviolenza e iniziativa referendaria – pag. 87
di Tommaso Ciacca
L’autore racconta come la sua conoscenza di Capitini sia stata mediata dal Partito radicale e dai suoi esponenti, i quali hanno utilizzato e utilizzano le tecniche della nonviolenza descritte nel libro del 1967. E parla di diritti individuali offesi, soprattutto quelli dei più deboli: i malati, i quali però, in molti casi, come è avvenuto per Welby, Nuvoli e Coscioni, hanno compreso il messaggio e lo strumento della nonviolenza per chiedere il rispetto dei diritti.
 
La filosofia del dialogo con Capitini e Guido Calogero – pag. 89
di Gianfranco Spadaccia
In «consentaneità» con Capitini, il giornalista ed ex parlamentare accenna all’importanza della partecipazione e denuncia il restringimento di tale diritto, dal momento che si cerca di soffocare attraverso il quorum l’istituto del Referendum. Egli ricorda Guido Calogero, alla cui filosofia del dialogo si sente molto ancorato. E rammenta anche l’importanza che la figura di San Francesco ha avuto per Capitini. È necessaria – sostiene – una pubblicazione di tutte le opere del filosofo umbro, più che mai attuali anche riguardo alla necessità del federalismo.
 
RUBRICHE
 
Dossier – pag. 94
 
L’Internazionale della Nonviolenza – pag. 95
a cura di Andrea Maori
Nel fondo archivistico del Ministero dell’Interno, presso l’Archivio centrale dello Stato, è conservata una copia ciclostilata dell’intervento di saluto di Aldo Capitini ai congressisti del 12°
Congresso della War Resisters’ International «Non-Violence and Politics», che si svolse a Roma nel 1966. L’intervento – finora inedito, e che si pubblica quindi per la prima volta in questo
numero di «Diritto e Libertà» –, ricco di spunti storici e filosofici sulla nascita e lo sviluppo della nonviolenza in Italia e di proposte operative per l’attività della WRI, ruotava intorno all’idea
di formare un’Internazionale della Nonviolenza all’interno dell’organizzazione. A questo indirizzo politico, però non si diede seguito nell’immediato, anche se l’obiettivo di Capitini era
quello di aggregare altre associazioni intorno alla WRI, purché si impegnassero alla diffusione e alla pratica delle tecniche della nonviolenza al fine di avere maggior prontezza di interventi.
 
AUTOBIOGRAFIA/Attraverso due terzi del secolo – pag. 102 Il 19 agosto 1968, quasi presentendo l’approssimarsi della fine della sua esistenza, in una limpida sintesi il filosofo perugino stende la sua autobiografia, un sommario bilancio della sua esperienza esistenziale, di ciò che ha visto, scritto e fatto «Attraverso due terzi del secolo». «Lo scritto – precisa a Calogero, a cui l’affida per la pubblicazione – è necessariamente impostato sull’io, un bilancio per aiutare qualcuno a farlo».
 
SCHEDA/Vita e opere di Aldo Capitini – pag. 116
Le tappe di un percorso ricchissimo e precorritore.
 
Le radici del nostro futuro – pag.148
 
Aldo Capitini? Tutta colpa di una ragazza anarchica che volle andare a Pisa... – pag. 149
di Valter Vecellio
Il giornalista ricorda un convegno tenutosi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, di cui Capitini era stato segretario economo e dalla quale venne mandato via da Giovanni Gentile. E ricorda
che la nonviolenza capitiniana poneva l’accento sulla trasformazione della società contro l’ingiustizia globale della storia; essendo «non bellicosa ma non imbelle» e avendo come fine la «liberazione».
 
DOCUMENTO/Dal Carteggio tra Aldo Capitini
e Guido Calogero. Lettere (1936-1968) – pag. 155
 
SCHEDA/Calogero e Capitini: la nascita del liberalsocialismo – pag. 160
 
TESTIMONIANZE/Danilo Dolci – Guido Ceronetti – pag. 165
 
Dietro le sbarre – pag. 171
 
DOCUMENTO/Lettera dal carcere di Birmingham – pag.172  Uno storico documento, che è una lucida e appassionata affermazione del primato della lotta nonviolenta per la difesa
e la promozione dei diritti umani, civili e politici; della libertà  e della dignità dell’individuo. Dalla prigione di Birmingham,  in cui era ristretto, Martin Luther King indirizza ad alcuni «cari
colleghi nel sacerdozio», i vescovi Capenter, Durick, Hardin  e Harmon, il rabbino Grafman, i reverendi Murray, Ramage  e Stallings, una lunga lettera di risposta alle critiche che gli erano
state rivolte per le sue iniziative di lotta nonviolenta, definite  imprudenti e intempestive. Essa contiene la cronaca serrata  di quelle coraggiose azioni che lo videro protagonista e leader,
e che produssero negli anni Sessanta del secolo scorso la fine  delle leggi razziali e segregazioniste vigenti negli USA.
 
Una nuova alleanza con la natura – pag. 192
 
Adattarsi al mondo che cambia – pag. 193
di Antonio Zecca
Sono in corso cambiamenti senza precedenti come conseguenza del riscaldamento globale, dell’esaurimento delle risorse energetiche fossili e di quelle minerarie, e della crescita
della popolazione umana. Sono necessarie decisioni razionali e tempestive, se non vogliamo rimanere al buio e al freddo. E dunque, secondo l’analisi del professore di «Chimica fisica
dell’atmosfera» dell’Università di Trento, occorrerà valutare ciò che è fattibile e ciò che non lo è con lo strumento di Valutazione del Bilancio Energetico e delle Emissioni (VBEE).
 
Green economy ed eco-ambiente futuro – pag. 198
di Alessandro Nasi
Finora il rapporto uomo-ambiente è stato un rapporto tra un soggetto, l’uomo, e un oggetto, l’ambiente. La strada per una crescita sostenibile, compatibile con la salvaguardia dell’ambiente muterà tale rapporto in una dimensione di parità; gli investimenti
in ricerca e innovazione si focalizzeranno sugli interventi necessari  per realizzare nei modelli produttivi una compiuta reciprocità tra uomo e ambiente. In Italia fa difetto una reale politica energetica nazionale coordinata con i piani regionali e manca un sostegno adeguato alla ricerca, all’innovazione e alla formazione per lo sviluppo di tecnologie avanzate.
 
I Giganti potrebbero tornare nel Salento – pag. 203
di Sergio D’Elia
Il segretario di Nessuno Tocchi Caino e l’esponente di Italia Nostra Oreste Caroppo denunciano che in nome della tuteladell’ambiente, del Protocollo di Kyoto e di una «energia pulita» siperpetrano mostruosi scempi, da cui traggono profitto mafia epolitica connivente, quale quello che minaccia un luogo incantatodel Salento, ricco di miti, di storia e di bellezza.
 
Flash dall’Osservatorio globale – pag. 207
 
occidentali in mezzo al guado – pag. 208
di Andrea Cellino
L’integrazione dei Balcani occidentali nell’Unione europea rappresenta un’ulteriore sfida nella costruzione di un’Europa democratica. Ma, secondo l’analista – direttore del Dipartimento
politico e di pianificazione presso la Missione OSCE in Bosnia- Erzegovina –, il percorso di integrazione è incerto e si rischia di offrire incentivi troppo deboli per convincere le classi dirigenti dei paesi interessati ad attuare le necessarie riforme, spesso impopolari.
Occorre creare un processo «intensificato» con obiettivi chiari ed evidenti incentivi. E tutto questo, per aiutare anche la Bosnia e il Kosovo nel processo di riconciliazione e di ingresso nell’UE.
 
Il Taccuino di Puck
 
OPERE DI CAPITINI – pag. 212
 
CAPITINI E LA POESIA – pag. 231
 
LA LUNA E SEI SOLDI – pag. 241
 
TUTTI I NUMERI DI DIRITTO E LIBERTÀ DAL PRIMO AL... – pag. 242
 
Con il patrocinio di
 
Regione Umbria
Giunta Regionale
 
Provincia di Perugia
 
Comune di Perugia
Assessorato alla Cultura
 
Ringraziamo gli amici umbri, che hanno molto  creduto nell’importanza di tale pubblicazione
e, in particolare, Andrea Maori, che ha curato la pubblicazione per «Diritto e Libertà» degli atti
del convegno «A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile», tenutosi a Perugia il 1° ottobre del 2008 e promosso da: Associazione Radicaliperugia.org; Circolo radicale «Ernesto Rossi» di Terni; Associazione Liberaleidee. Con la partecipazione del Movimento nonviolento di Perugia.
Ringraziamo inoltre la Fondazione Centro Studi «Aldo Capitini» – Perugia di averci consentito di pubblicare le foto che illustrano le pagine di questo numero.
 


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