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Lettera - Rispettare le regole per battere la corruzione.

• da La stampa del 26 luglio 2010

di Mario Calabresi

Se tutti facessero il proprio dovere con senso di responsabilità non ci sarebbe certo il verme della corruzione. Ma siccome questo non succede e siamo tutti esposti a fatiche e ingiustizie quotidiane per cercare di ottenere quello che ci spetterebbe normalmente siamo costretti ad arrangiarci e fare i furbi. E qui nasce l'esigenza e il mito della conoscenza: quante volte abbiamo sentito dire: «Ma conosci nessuno?». Lo abbiamo sentito dire quando si aveva bisogno di un posto all'ospedale o di un'analisi urgente; quando si era sotto sfratto e si cercava una casa di un ente; quando si doveva sbrigare una pratica delicata preso un ufficio pubblico e si cercava di evitare un'umiliante fila all'alba, senza la certezza di riuscire ad avere un «numerino» valido; quando si provava a iscrivere un figlio all'asilo nido... Questo, noi cittadini qualunque. Figuriamoci l'imprenditore che deve mandare avanti la sua azienda con decine (centinaia) di addetta figuriamoci il funzionario o il dirigente pubblico che vuol fare carriera... E allora, di che parliamo? Di cosa parla, presidente Napolitano, evidentemente mal consigliato, dicendo che la nostra democrazia ha gli anticorpi per battere la corruzione, scadendo in una banalità e in un'ipocrisia infinite? Perché non va alla radice del problema?Perché non richiama tutti al senso del dovere? Perché non dice che il male è endemico e che non possiamo scandalizzarci se siamo artefici e complici di un sistema?
Enrico Venturoli

 
Se anche il Presidente si arrendesse all'evidenza e non incoraggiasse il Paese a reagire, se non facesse affidamento agli anticorpi (che sono tutti coloro che ogni giorno fanno il loro dovere e rispettano le regole, le file e gli altri) allora dovrebbe dichiarare la bancarotta civile dell'Italia. La differenza fondamentale è tra chi pensa che si debbano assecondare tutti i vizi degli italiani, giustificandoli in ogni cosa, e chi ancora crede che le cose possano migliorare. Il sentimento prevalente è oggi quello del pessimismo ma così non ci resta che la resa alla legge del più furbo e del più ammanicato. La sua analisi è impeccabile e in tempi di crisi e di limitate risorse è cresciuta la sensazione che solo il ricorso alla raccomandazione possa darci una possibilità. Ci sono però migliaia di piccoli gesti e di decisioni che possono fare la differenza e invertire la tendenza: se si entra in un ospedale e si incontra - mi è capitato la settimana scorsa un celere sportello informazioni e servizi efficienti con liste d'attesa snelle allora miracolosamente la gente si mette in coda e nessuno tenta strade alternative. La battaglia è quella delle regole ma si può chiedere di rispettarle solo se sono sensate, uguali per tutti e se la burocrazia non ci soffoca.



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