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Addio a De Marchi psicologo del sociale

• da Il Mattino del 26 luglio 2010

di Fabrizio Coscia

 

Si definiva un «solista», un «italiano fuori dal coro», lo psicologo Luigi De Marchi, morto l'altro ieri a Roma, a 83 anni. Liberale laico noto per le sue battaglie a favore della contraccezione, del divorzio e dell'eutanasia, De Marchi è stato il padre della psicosociologia italiana, fondatore di tre importanti scuole di psicoterapia: quella psico-corporea di Wilhelm Reich, quella bioenergetica di Alexander Lowen e quella umanistica di Carl Rogers. Ha inoltre avuto la presidenza onoraria della Società italiana di psicologia politica, ed è stato al timone della Società europea di psicologia umanistica in qualità di direttore. Era nato a Brescia il 17 luglio 1937: fondatore dell'Aied (Associazione Italiana per l'Educazione Demografica) nel 1953, l'ha guidata per più di 20 anni, facendone la sua principale roccaforte per le battaglie a sostegno della contraccezione (nel 1971, con una storica sentenza della Corte Suprema riuscì ad ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anticoncezionale). Nel 1984 lanciò una nuova teoria della cultura e della nevrosi, con il suo libro Lo shock primario, che analizza le radici del fanatismo dall'Uomo di Neanderthal alle Torri gemelle. Nelle testimonianze di chi lo ha assistito, De Marchi è rimasto lucido fino alla fine, e non ha mai smesso di lavorare con serenità. Un «pioniere delle scelte umane della sessuologia; profeta del libero pensiero - lo ricorda Antonella Filastro, sua allieva e compagna di studi, che ha sottolineato anche l'impegno profuso dal maestro ai microfoni di Radio Radicale - pronto a cogliere tutti gli aspetti del mistero umano senza dogmatismi, senza ideologismi ma con curiosità, con la vera sapienza e con lo sterminato amore per il fenomeno umano». Esperto politologo, De Marchi aveva di recente puntato l'attenzione sulla solitudine inevitabile dei politici e degli uomini di potere in generale. «Anche la politica è un luogo di solitudine - aveva detto - l'uomo politico, che dovrebbe rappresentare il popolo, in realtà ne è lontano anni luce, anche per via del linguaggio che usa, il politichese, estraneo alle emozioni della vita reale di tutti i giorni. Spesso più si è in alto nella scala del potere, e più si è soli, proprio come accade a molti leader che con i propri compagni di partito hanno un rapporto pedagogico». Oggi a Roma i funerali al «Tempio dei laici» del cimitero monumentale del Verano, poi la sepoltura a Ostia.
 

 



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