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EMMA BONINO: «TEMPO SCADUTO: FORZA ITALIA É DIVENTATA UGUALE ALLA DC. ANDIAMO DA SOLI»

19 gennaio 2000

La leader radicale delusa dalla destra. "Al congresso Ds temi nostri, compresa la droga. Ma già si sono rimangiati tutto"

Intervista di CONCITA DE GREGORIO pubblicata sulla "La Repubblica" del 19 gennaio 2000

ROMA - Berlusconi in crisi di leadership, affondato in un partito "ormai uguale alla dc". Veltroni debole e bugiardo, ostaggio di Cofferati, "prigioniero del sindacato e delle sue posizioni retrograde".
Il tempo delle intese possibili è finito, dice Emma Bonino: lunedì comincerà a raccogliere le firme per presentarsi da sola, con la sua lista, alle elezioni regionali. Nessun accordo segreto con D'Alema, nessun patto esplicito con Berlusconi. Bonino corre sola, annuncia. Punta al 20 per cento. Quanto ai referendum: a vincerli.
Partiamo dai referendum. Sono in molti a chiedere: evitiamoli con delle leggi. Agnelli ne ha parlato a D'Alema, oggi c'è una proposta di An. Anche Fossa ha un po' aggiustato il tiro: Confindustria prima ha detto "li appoggiamo", poi "li appoggiamo se non si possono evitare". C'è aria di leggine in arrivo?
"Lo escluderei. Questo Parlamento è paralizzato, nella maggioranza non ci sono gli estremi per nessun accordo, frantumata com' è in gruppi cespugli e cespuglietti. La stessa sinistra è divisa. "Libertà uguale", il movimento di Debenedetti e Salvati, è uscito sconfitto dal congresso di Torino. Certo, si potrebbero fare delle leggine. Qualche papocchio nell'ansia di evitare i referendum. Mi auguro che non succeda".
Come mai Confindustria ha fatto un passo indietro?
"Senza fare dietrologie, vedo anch'io la coincidenza di tempi fra i referendum e la scelta del nuovo presidente degli industriali. C'è una doppia posta in gioco, lì. E anche un braccio di ferro fra la vecchia guardia e la nuova. Ormai in Borsa le società Internet valgono più di quelle tradizionali. L'economia non si basa più sulla produzione di auto, ecco. I piccoli e medi imprenditori hanno esigenze che non sono quelle dei grandi".
I piccoli e medi pesano di più, dice?
"Pesano molto, tanto è vero che Confindustria ha preso una posizione sui referendum in linea con la modernizzazione, che è la loro esigenza. I piccoli e medi industriali rappresentano la realtà del paese, oggi".
Mentre i grandi imprenditori si preoccupano che i referendum producano una spaccatura.
"Ho sentito che Agnelli teme la spaccatura nel Paese. Sento parlare di rischio di spaccature da quando ero bambina. Il paese non si è spaccato mai, né sul divorzio, né sull'aborto. Al massimo si potrà spaccare qualche cordata di potere. Una democrazia matura deve dire sì e no chiari. La nostra classe politica, al contrario, dà sempre l' impressione di "mettersi d'accordo" in qualche modo".
Al congresso Ds di Torino...
"...Ds? Sembrava un congresso radicale. Si parlava solo di temi nostri, seppure con ritardo. Veltroni fa in Africa, ha detto: bravo, mi riporta all'85. Il Dalai lama, la pena di morte, i referendum, la droga. Bene, sono arrivati".
Ne sarà lieta.
"Dipende, vediamoli sui fatti. Sulla droga hanno già fatto marcia indietro".
Sui referendum hanno espresso una posizione chiara: no, con vigore.
"No con molte menzogne. Veltroni è stato vergognoso, bugiardo. Ha detto, per avere un applauso in più, che vogliamo la libertà di licenziare. È falso".
Insomma: volete togliere al pretore il potere di reintegro nel posto di lavoro.
"È un istituto che non esiste in nessun altro paese".
Non è una buona ragione per abolirlo, se tutela i diritti dei lavoratori.
"Ecco, questa è l'altra straordinaria mistificazione del congresso. Un congresso ostaggio di Cofferati, avrà notato. E il sindacato ha posizioni conservatrici, anacronistiche. Non tutela i più deboli, tutela i suoi interessi, certe categorie".
In che senso anacronistico? Il sindacato tutela i lavoratori, che sono una realtà.
"Sì, ma la classe operaia oggi non è la categoria debole del paese. I più deboli non sono i lavoratori, ma quelli che un lavoro non ce l' hanno".
Anche i diritti dei lavoratori vanno protetti, tuttavia.
"Certo, difatti il sindacato rappresenta interessi legittimi, ma parziali. Come Confindustria. Quello che preoccupa è che un partito si appiattisca sulla linea sindacale. Il ruolo della politica è quello di scegliere, mediare ma poi scegliere".
D'Alema ha detto che i referendum sono d'intralcio all'azione riformatrice del governo. Che scardinano le regole del patto sociale.
"La intralciano nel senso che la accelerano, forse. Il nostro obiettivo, in effetti, è di ridiscutere un patto sociale nuovo fra stato e cittadini. D'Alema ha una visione corporativa dello Stato che non condivido. Però almeno al congresso di Torino non ha detto che coi referendum sono in gioco i diritti delle persone".
Ancora una volta un filo di sintonia, fra voi.
"Se si riferisce alla storia del presunto accordo segreto - il governo morbido sui referendum, noi amichevoli alle regionali - è una bufala smentita dai fatti. Io non parlo con D'Alema al telefono. È vero che mi voleva ministro, ma è anche vero che mi ha cacciata da Bruxelles. E comunque l'accordo non c'è, vede? I Ds sono contro i referendum, eppure io non ho fatto l'accordo con Berlusconi per le regionali".
Non ancora.
"I tempi in politica hanno un senso. Lunedì comincio a raccogliere le firme".
Berlusconi l'ha avvisato?
"L'ultima volta l'ho sentito a dicembre. Gli ho fatto una porposta di intesa, ha risposto con il silenzio. Dice che deve convocare il consiglio nazionale, per decidere delle alleanze. Non mi risulta l'abbia fatto per avviare il dialogo con Bossi. In ogni caso: un accordo con Bossi e col suo federalismo alla Milosevic esclude un'intesa con noi. I giochi sono fatti, mi pare".
Nel senso che va da sola alle elezioni?
"Credo proprio di sì"
E se Berlusconi la chiamasse domani?
"Siamo in zona Cesarini. Comunque non mi pare in grado di decidere. C'è una crisi di leadership nel Polo. Lo spirito del '94 è lontanissimo. Il processo di democristianizzazione di Forza Italia è un fatto compiuto".
A che risultato conta di arrivare?
"Due italiani su dieci"
Il 20 per cento?
"Dice che sono megalomane? Io penso di no. Il paese vuole scelte chiare. Questa politica dell'ambiguità ha prodotto il 40 per cento di astenuti. Quattro su dieci non votano: dovrebbe essere un pensierino per molti".



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