Roma, 17 gennaio 2000

Dichiarazione di Giuseppe Micheletta:

"I radicali da trent'anni denunciano che l'Italia è un Paese letteralmente fuori-legge quanto a funzionamento della "giustizia", quanto a rispetto dei diritti politici, costituzionali e umani, quanto a rispetto della legalità e dello Stato di diritto.
Oggi tutti sembrano prenderne atto, dal Procuratore generale della Cassazione al Procuratore generale della Corte dei Conti, dalla Corte europea dei Diritti dell'Uomo ad ogni cittadino italiano ed europeo.
Essendo ormai impensabile che Governo, Parlamento e partiti riescano a riformare lo stato della giustizia, non essendovi riusciti in questi decenni, non resta che una risposta radicale da parte di tutti quei magistrati che non sono stati parte attiva nell'opera di distruzione della Giustizia e dello Stato di diritto: appoggiare i referendum.
Solo la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, il divieto di incarichi extragiudiziari, la riforma del sistema elettorale per l'elezione del CSM, la drastica riduzione dei termini di carcerazione preventiva e la contestuale introduzione di termini processuali certi e perentori - tutte proposte oggetto dei referendum radicali - consentiranno una riforma liberale della giustizia, lasciando liberi i magistrati onesti e rigorosi di esercitare correttamente le proprie funzioni ed impedendo a quella parte della magistratura artefice e complice della bancarotta della giustizia di fare ulteriori danni".